Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  agosto 08 Giovedì calendario

Pochi giorni fa il principe Bandar, capo dell’intelligence saudita, si è incontrato a Mosca con Putin

Pochi giorni fa il principe Bandar, capo dell’intelligence saudita, si è incontrato a Mosca con Putin. L’emissario arrivato da Riad ha calato le carte. Un assegno da 15 miliardi di dollari per comprare armi russe. L’impegno a non ostacolare le esportazioni di gas di Mosca. Un aiuto a tenere sotto controllo gli estremisti sponsorizzati dal Qatar, grande manovratore delle ex primavere arabe. Tre offerte generose che richiedono però in cambio una mossa rilevante da parte del Cremlino: la riduzione del sostegno al regime siriano di Assad. I sauditi, che stanno cercando di imporre la loro guida ad una parte della ribellione nel Paese arabo, vogliono accrescere l’isolamento del dittatore. Il punto è capire se la Russia sia disposta a sacrificare uno dei pochi alleati che ha in una zona cruciale. Pubblicamente il Cremlino mostra di essere tiepido con Assad mentre nella realtà lo tiene per mano insieme all’Iran. Per ora Putin non avrebbe risposto al baratto. E se anche lo avesse fatto non lo direbbe pubblicamente. Chi segue le trame mediorientali è ancora più netto: se la storia è uscita vuol dire che i margini per un accordo non esistono.