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 2013  agosto 08 Giovedì calendario

VIAGGIO NEI LABORATORI DOVE SI INVENTA IL

FUTURO –
Ampi vetri oscurati proteggono il palazzo che fa ombra a un vialone pieno di palme. Gli Intel Labs hanno sede alla fine di un labirinto di corridoi e scrivanie, dietro a porte chiuse da codici numerici. Sono tra i più quotati centri di ricerca al mondo: 49 laboratori sparsi in 18 paesi in cui si progettano, sperimentano e realizzano soluzioni che saranno lanciate nei prossimi dieci anni. Noi siamo entrati in quello di Santa Clara, in piena Silicon Valley, il quartier generale del colosso dei processori che, soltanto nel 2012, ha investito 10,1 miliardi di dollari in ricerca e sviluppo. Qui e durante una serie di incontri nella vicina San Francisco Panorama ha potuto vedere in esclusiva un assaggio di futuro e conoscere chi sta contribuendo a costruirlo. Per raccontare alcune tra le principali evoluzioni della tecnologia in ogni ambito della vita quotidiana.
In casa
Non appena suonerà la sveglia sul telefonino, si alzerà in automatico la tapparella della camera da letto. In cucina, intanto, la macchinetta del caffè comincerà a scaldarsi. «La maggior parte degli oggetti presenti nelle nostre abitazioni saranno programmabili e comandabili da smartphone e tablet, anche a distanza» spiega il ricercatore cinese Peng Chuo dei Labs di Pechino prima di mostrare un antipasto del nostro domani: non ci saranno più interruttori. Per spegnere una luce o aprire una tenda basterà pronunciare un breve comando vocale o agitare una mano davanti a un sensore. In collaborazione con la vicina Università di Berkeley, Intel sta lavorando anche a robot in grado di pulire mobili e persino di piegare il bucato: lasceremo a questi androidi con un cuore di chip i compiti domestici più noiosi e ripetitivi.
In auto
Al volante. Le auto avranno una piccola telecamera puntata sul nostro volto capace di seguire ogni movimento degli occhi. Per capire come funziona assistiamo a un test con un prototipo che emette un segnale acustico non appena il guidatore perde di vista la strada, per esempio per controllare il cellulare. Poi, quando l’autista chiude le palpebre per più di tre secondi simulando un colpo di sonno, il sistema fa partire un allarme. «Questo è solo l’inizio» anticipa lo scienziato Paul Crawford. «Un sensore montato sulla cintura di sicurezza rileverà l’attività e l’ossigenazione del cervello e ci consiglierà di fermarci se l’attenzione sta venendo meno». Strumenti analoghi saranno adottati in una prima fase su treni e aerei, dove la stanchezza del pilota può rivelarsi fatale. Un altro reparto sta invece sviluppando fari speciali che fendono la pioggia e la neve e garantiscono una buona visibilità in caso di temporale o di tempesta. Inoltre le auto si collegheranno non solo a internet come avviene oggi, ma anche alla vettura che ci sta di fronte: potremo leggere in tempo reale sul nostro cruscotto se chi ci precede sta frenando bruscamente o cambiando traiettoria. Sarà un aiuto importante nelle giornate di nebbia, un servizio nemmeno troppo complicato da realizzare sul piano tecnico. Basta pensare a quello che succede oggi con la tecnologia senza fili Nfc (Near fiel communication) con cui due oggetti, per esempio uno smartphone e un tablet, possono scambiarsi dati appena vengono avvicinati l’uno all’altro.
In città
Ci saranno sensori ovunque, persino dentro i tombini. In caso di pioggia, l’amministrazione comunale saprà quali sono le strade a rischio allagamento e potrà disporre per tempo piani di deviazione del traffico avvertendo gli abitanti con la classica segnaletica ma anche tramite app. Lo stesso succederà se si verificheranno incidenti che creano un ingorgo, guasti a un mezzo pubblico o interruzioni della metropolitana. Oggi la metà della popolazione vive nei centri urbani, secondo le Nazioni Unite questo dato salirà al 70 per cento entro il 2050. È perciò fondamentale studiare soluzioni tecnologiche per raccogliere dati da qualsiasi elemento, incluso un tombino quasi pieno o un autobus in panne: la vera sfida sarà gestire al meglio e con tempestività questo enorme flusso di informazioni.
Al supermercato
Nemmeno andare al supermercato sarà più la stessa cosa: il ricercatore Tom Birch ci mostra uno scaffale che, collegandosi al nostro telefonino, sarà in grado di segnalarci gli alimenti che abbiamo messo nella lista della spesa o consigliarci il vino più adatto in base alla cena che vogliamo cucinare. Al posto del classico cartellino, sotto ogni prodotto, ci sarà un piccolo display che si accenderà al nostro passaggio e, oltre al prezzo, indicherà l’eventuale presenza di ingredienti ai quali siamo allergici oppure, nel caso di oggetti elettronici o per l’auto, ci dirà se sono compatibili con i nostri dispositivi o la nostra vettura.
In palestra
Insomma, lo smartphone sarà un capiente contenitore di gusti e abitudini che verranno trasmessi ad altri oggetti mettendoli in condizione di fornirci soluzioni personalizzate: il tapis roulant, per esempio, saprà se vogliamo dimagrire o aumentare la massa muscolare e tarerà la velocità e la pendenza in base a questi parametri; ci saranno sensori dotati di un timer persino sulle confezioni dei medicinali, così potremo ricevere una notifica sul telefonino se ci siamo dimenticati di prendere una pillola. Insomma, è evidente che tra pochi anni la tecnologia sarà dappertutto: «All’inizio potremmo rimanere spiazzati, quasi travolti da questa invasione» dice a Panorama Genevieve Bell, direttore della ricerca negli Intel Labs, «ma molte delle innovazioni non sono altro che la naturale evoluzione di quanto sta già avvenendo ora. Sono la risposta alle domande e ai bisogni di oggi». Senza dimenticare che anche qui a Santa Clara vale una regola aurea della Silicon Valley: non tutti i progetti possono avere successo. Il fallimento, però, non è visto come una sconfitta, specie se lo si riesce a trasformare nel primo passo per trovare la direzione giusta. Qualsiasi idea di futuro rimane comunque una scommessa. (Twitter: @MarMorello)