Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  agosto 08 Giovedì calendario

SALVERÒ LA TERRA (E POI MARTE)

Ha la fama di essere il vero Iron Man: è un inventore miliardario che nel curriculum vanta la progettazione di auto elettriche, di un treno superveloce in grado di raggiungere i 1.300 km orari, e di razzi riutilizzabili per la Nasa. E in più Elon Musk vuole ridurre al minimo il cambiamento climatico... e colonizzare Marte. Musk è tante persone in una: inventore, imprenditore, miliardario, pioniere dello spazio, fonte d’ispirazione per Tony Stark, il playboy supereroe protagonista di Iron Man, e si è spinto oltre i limiti della scienza e degli affari, realizzando imprese da altri ritenute impossibili. Sicuramente prima o poi cadrà vittima della legge di Murphy o della gravità.
Ma per ora Musk, 42 anni, non sembra in procinto di ruzzolare a terra. La Nasa e altri clienti stanno facendo la fila per utilizzare i suoi razzi che rappresentano una parte della rapida commercializzazione dello spazio. L’altra società di cui è a capo, il costruttore di auto elettriche Tesla Motors, sta galvanizzando Wall Street. Se numerosi magnati potrebbero ritenersi soddisfatti di tali successi, per Musk sono solo mezzi per raggiungere i suoi fini: frenare il cambiamento climatico e conquistare il pianeta rosso Marte. E non in un imprecisato futuro lontano, ma nel corso della nostra vita. Musk è noto per essere una persona suscettibile, ma quando lo si incontra a SpaceX, il suo quartier generale a ovest di Los Angeles, si rivela affabile e loquace, mentre conversa piacevolmente su temi quali l’esplorazione spaziale, l’ecologia, Richard Branson e Hollywood. E sull’iscrizione che vorrebbe sulla sua lapide su Marte.
«Sviluppare una tecnologia per trasportare un gran numero di persone e merci su Marte è una questione fondamentale per me» inizia. «Qualcosa di fantastico, il massimo! ». Musk immagina un futuro in cui il pianeta rosso sarà abitato da una colonia di 80 mila persone. «Ma ovviamente dovremo pagare i conti lungo la strada, vale a dire essere al servizio di clienti importanti come la Nasa, lanciare satelliti di radiodiffusione commerciale, satelliti Gps, fare rilevamenti ed esperimenti scientifici. Non c’è fretta perché l’umanità non sta per andare incontro a un tragico destino; la fine non è vicina. Tuttavia credo che dobbiamo tenere conto della possibilità che qualche piccolo rischio di calamità esista. È come quando si stipula un’assicurazione sull’auto o sulla vita: non si pensa di morire il giorno dopo, ma potrebbe succedere».
Musk non incarna lo stereotipo del plutocrate. Indossa un paio di jeans e una maglietta, e siede a una scrivania piuttosto modesta con vista su un parcheggio. Il suo ufficio, grande neanche quanto uno stanzino, occupa un angolo dell’open-space al pianterreno. Ma a circa 40 metri di distanza si vede uno spettacolo che fa accelerare i battiti del cuore: SpaceX, l’azienda che si estende per quasi 100 mila metri quadrati dove tecnici e ingegneri lavorano a razzi, sistemi di propulsione e ai telai dei satelliti. Sospesa sopra l’entrata è la capsula a forma di cono del Dragon, che l’anno scorso è stato il primo veicolo commerciale della storia ad agganciare con successo la Stazione spaziale internazionale. Il prossimo passo di SpaceX è quello di lanciare in orbita le persone, fino a sette su ogni Dragon, con inizio tra il 2015 e il 2017.
L’ultima frontiera ha affascinato Musk fin da quando era un bambino. Cresciuto a Pretoria, di madre canadese e padre sudafricano, ha imparato da solo a utilizzare programmi di codifica e software, mescolando il talento informatico al fiuto per gli affari: a soli 12 anni progettò e vendette un videogioco, Blastar. Successivamente studiò economia e fisica in Canada e negli Stati Uniti e si trasferì nella Silicon Valley, dove decise di concentrarsi su tre settori: internet, l’energia pulita, lo spazio. Musk lasciò il segno cofondando, nel 1999, Paypal e rivoluzionando l’e-commerce. La vendette tre anni dopo a eBay per 1,5 miliardi di dollari. Quando, con in tasca questa fortuna, si avventurò nel settore dell’esplorazione spaziale, l’opinione pubblica lo dichiarò pazzo. La costruzione e il lancio di razzi erano attività di appannaggio degli stati, di quelli grandi però, perché quelli piccoli avevano la tendenza a spendere ingenti somme in tentativi destinati poi a fallire.
Musk afferma di essere stato influenzato dal «Ciclo delle fondazioni» di Isaac Asimov, una saga di fantascienza che narra le vicende di un impero galattico il cui crollo segna l’inizio di un’era oscura. «È una specie di versione futuristica del Declino e caduta dell’impero romano di Gibbon. Immagini di essere nel momento di maggior splendore dell’impero romano: cosa farebbe, quali azioni potrebbe intraprendere per minimizzare il declino?».
Dopo pochi istanti si intuisce che non si tratta di una domanda retorica. «La storia insegna che lo sviluppo delle civiltà avviene in cicli. Ciò è evidente se si guarda all’antichità: i Babilonesi, i Sumeri, seguiti dagli Egizi, dai Romani, dalla Cina. Ovviamente ora siamo in un ciclo di forte ascesa e speriamo di continuare così. Ma la situazione potrebbe cambiare. Potrebbe succedere che a causa di una serie di eventi il livello della tecnologia inizi a calare. Visto che questa è la prima volta in 4,5 miliardi di anni in cui è stato possibile per l’umanità estendere la vita oltre la Terra, sembra che siamo stati abbastanza saggi ad agire quando la finestra era aperta e a non contare sul fatto che rimarrà aperta per molto tempo».
La SpaceX è un’azienda che impiega 3 mila persone, ma è straordinariamente pulita, luminosa e tranquilla. Vi si respira l’atmosfera easy tipica della Silicon Valley, un contrasto lampante con la burocrazia e gli eccessi della Nasa. L’agenzia spaziale, dopo avere ritirato la propria flotta di shuttle, affida a Musk un numero sempre maggiore di servizi di lancio. L’utilizzo intensivo di tecnologie riutilizzabili da parte della SpaceX ha permesso di ridurre drasticamente i costi: la società afferma di essere in grado di inviare un astronauta sulla stazione spaziale per 20 milioni di dollari contro i 70 milioni chiesti dalla Russia per un posto su un razzo Soyuz. SpaceX sta testando dei prototipi di razzi riutilizzabili in grado di ritornare sulla Terra intatti, anziché esplodere nell’atmosfera. Se l’esperimento avrà successo i razzi potranno essere riutilizzati come gli aeroplani, riducendo il prezzo di una missione spaziale a soli 200 mila dollari, l’importo strettamente necessario per il carburante.
Offrire servizi di lancio economici e affidabili alla Nasa e a clienti commerciali come le emittenti radiotelevisive rappresenta per Musk un modo per perfezionare la tecnologia che porterà gli esseri umani su Marte. Ritiene che questo potrebbe accadere nel giro di qualche decennio, offrendogli la possibilità di trascorrere i suoi ultimi giorni sul pianeta rosso. «Sarebbe veramente fantastico morire su Marte, certo non nell’impatto!» afferma scherzando. Poi torna serio e aggiunge: «Anche se è una possibilità remota, non si sa mai. Non ci posso contare, ma non escludo che potrebbe accadere».
Dopo un decennio ora anche la sua altra società, Tesla Motors, sta mietendo successi: grazie al boom delle vendite del modello S, una vettura di lusso completamente elettrica, ha realizzato i primi profitti e il valore in borsa si è impennato. Il mese scorso, Consumer Reports, un gruppo di valutazione indipendente, ha conferito all’auto la votazione di 99/100 in quanto le sue prestazioni erano migliori di qualunque altra macchina, elettrica o tradizionale, sottoposta ai test. Musk svolge una vera e propria crociata per dissuaderci dall’uso dei combustibili fossili. È il presidente di SolarCity, che fornisce energia solare alla California, e nei giorni scorsi ha svelato quella che finora è forse la sua idea commerciale più intrigante, qualcosa che alcuni considerano un mezzo di trasporto frutto di una delle fantasie più pazze della storia: Hyperloop, un sistema a terra autoalimentato in grado di raggiungere i 1.300 km orari che potrebbe sfrecciare da Los Angeles a San Francisco in mezz’ora.
È apparso in un cameo in Iron Man 2, interpretando se stesso, ma preferisce l’ultimo film della saga. («L’ho trovato sicuramente molto più bello. Mi è piaciuto anche se il Mandarino che interpretava il ruolo del cattivo non mi ha convinto tanto»). Musk si lamenta del fatto che non è ancora stato girato un grande film con soggetto Marte (Atto di forza con Arnold Schwarzenegger era «divertente, ma ridicolo») e dice che ha insistito con James Cameron perché ne realizzasse uno. «Che bisogno ha il mondo di Avatar 3? Al mondo sarebbe utile un buon film su come stabilire una base su Marte». Il mondo avrebbe anche bisogno di aprire gli occhi sul cambiamento climatico, afferma. «Molte persone non percepiscono la portata del pericolo. I ghiacciai si stanno sciogliendo molto velocemente. Il pianeta si riscalda come una pentola che bolle». L’unica contromisura davvero importante è tassare il carbonio, afferma, il che naturalmente andrebbe a vantaggio di SolarCity anche se Musk nega di avere un interesse commerciale. I razzi SpaceX usano carburante aeronautico e le auto Tesla funzionano a carbonio poiché i combustibili fossili producono circa la metà dell’elettricità degli Stati Uniti. «Dovremmo applicare una tassa sul carbonio perché è la cosa giusta da fare». La produzione di gas a effetto serra di cui è responsabile la Co2 non viene calcolata nel prezzo, nel gergo del settore è considerata un’esternalità incalcolabile, afferma. Musk finanzia già da tempo gruppi ambientalisti e conduce battaglie, anche se non in prima persona; prenderebbe in considerazione l’idea di crearne uno tutto suo? Appare pensieroso. «Forse dovrò fare qualcosa del genere».
Il tempo dell’intervista è terminato e si è formata una coda di manager e ingegneri di SpaceX in attesa di parlare con il capo. Alcuni stringono attrezzi e strumenti strani, aggeggi che fanno parte del progetto di Musk di trasportare in tutta sicurezza gli esseri umani, per circa 54 milioni di chilometri attraverso la Terra e lo spazio, sul pianeta rosso. Se tutto va bene potrà andarci anche lui, un anziano signore con un biglietto di sola andata. Se morirà lassù, quale iscrizione vorrebbe sulla sua lapide? Musk aggrotta la fronte e poi con un grande sorriso afferma: «Dannazione sono su Marte, ci credete?».