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 2013  agosto 06 Martedì calendario

ECCO L’HAMBURGER CHE SALVA LE MUCCHE: E’ FATTO IN PROVETTA

«È molto simile alla carne». È questo il commento rilasciato da un team di esperti olande­si che, dopo tre mesi di tentati­vi, ha dato vita al primo hambur­ger artificiale. Si tratta di una polpetta di carne ricavata da cellule staminali derivanti da 20mila fibre muscolari preleva­te da un bovino. In pratica, per ottenerla non è stato ucciso al­cun animale, prerogativa sicu­ramente in grado di sollevare opinioni contrastanti; fra chi è convinto della necessità di salvaguardare il pianeta evitando di cibarsi di prodotti animali e chi, d’altra parte, trova del tutto ingiustificato commercializza­re alimenti «hitech».
La prova è avvenuta ieri in una località segreta di Londra. Coinvolti anche gastronomici di grido, come Hanni Ruetzler (autrice di libri sul cibo e colla­boratrice di importanti centri di ricerca), certa che nel nuovo prodotto olandese «ci sia qual­cosa di veramente gustoso». È un traguardo storico soprattut­to per la scienza, che promette presto di poter creare sempre più alimenti di questo tipo, in vi­sta del fisiologico incremento della popolazione che, entro il 2050, ci porterà ad essere oltre nove miliardi di persone. Per arrivare a questo risultato sono stati stanziati 250mila euro, fini­ti nelle mani di Mark Post, dell’ Università olandese di Maastri­cht. «È evidentemente un buon inizio», dice Post, «ed è la prova che si può proseguire su questa strada». Sergey Brin, nienteme­no che il cofondatore di Goo­gle, è il vero promotore dell’ini­ziativa. E le sue motivazioni so­no fin troppo esplicite: trovare un modo definitivo per evitare altre sofferenze agli animali da allevamento. «Dovreste vedere come sono trattate le mucche, è un qualcosa che non riesco a mandare giù», rivela. Ma lo sco­po è­anche quello di poter rifor­nire il mondo, in modo pratica­mente illimitato, di carne, com­presi i paesi dove è una rarità (anche se, per il momento, il prezzo di un hamburger artificiale sarebbe proibitivo per chiunque). Secondo Post entro una decina d’anni si potrà rego­lar­mente produrre carne artifi­ciale. Ma sarà tutto così sempli­ce? Non è detto. Ne sappiamo qualcosa anche in Italia, dove varie indagini statistiche con­dotte sul consumo di prodotti «modificati», come gli ogm, non abbiano trovato grande ri­scontro. Peraltro potrebbero in­sorgere i salutisti, da sempre convinti che qualunque prodot­to di laboratorio non sia idoneo alla salute. Più studi, diffusi anche da riviste serissime come Nature , provano l’attendibilità di prodotti «ingegneristici», tut­tavia permane grande scettici­smo e il timore che a lungo an­dare tutto ciò che non è figlio della natura, possa in qualche modo arrecare danni all’uomo. Ma Post rincara la dose, spiegando che proprio grazie a ini­ziative di questo genere si può pensare di vivere al meglio il concetto di eco-sostenibilità, con ripercussioni positive pro­prio sulla nostra specie. Post en­tra nei dettagli spiegando che le mucche non sono efficienti per­ché richiedono circa cento grammi di proteine vegetali per produrre solo quindici grammi di proteine animali commestibili. E assicura che, avanti di questo passo, non ci sa­ranno più risorse per soddisfa­re tutti. «Dobbiamo nutrire tan­tissimo una mucca per soddi­sfare le nostre esigenze alimen­tari», spiega Post, «non ha sen­so. Con la carne artificiale ab­biamo, invece, tutto sotto con­trollo, non dobbiamo uccidere animali e non ci sono i rischi di eccessive emissioni di meta­no». Ne beneficerebbe anche la Terra, che eviterebbe i rincari di gas serra derivanti dagli alle­vamenti, dai 100-500 litri di me­tano al giorno prodotti da una singola mucca.