Roberto Giardina, ItaliaOggi 6/8/2013, 6 agosto 2013
IL DRAMMA DEI GIORNALI TEDESCHI
I giornalisti dovrebbero fare come Chuck Tatum, cioè Kirk Douglas, il protagonista di Asso nella manica, lasciare la città e andare a lavorare in provincia. In un ampio dossier, dal titolo Das Zeitungsdrama, il dramma del giornale, Der Spiegel analizza la situazione della carta stampata in Germania, fino a ieri isola felice.
Le testate cittadine precipitano: trent’anni fa, l’Abendzeitung di Monaco vendeva 300 mila copie, su un milione e 300 mila abitanti della capitale bavarese, oggi sono esattamente 107.634. Nella redazione, una scrivania su tre non è occupata.
L’Hamburger Abendblatt in quindici anni ha perso il 39%, da 313 mila copie a 190 mila, la B.Z. di Berlino il 54%, da 288 mila a 133 mila, la concittadina Berliner Zeitung segna un meno 42%, da 217 mila a 125 mila. Rischiano la fine della Frankfurter Rundschau crollata del 45%, da 193 mila copie a 85 mila, e dichiarata fallita a novembre. Ora sopravvive, con una redazione ridotta, pubblicata dalla Frankfurter Allgemeine che saggiamente preferisce avere una rivale cittadina, sia pure addomesticata. Negli ultimi dieci anni, nelle tre città più grandi, Berlino, Monaco, Amburgo, i lettori sono diminuiti del 30%. Questo spiega perché la Springer ha deciso di vendere l’Hamburger Abendblatt, il primo quotidiano edito dalla «casa» nell’immediato dopoguerra, al gruppo WAZ il più forte in provincia.
I giornali provinciali godono di una situazione di monopolio, forniscono notizie utili ai lettori ma poco costose da ottenere, i giornali cittadini devono fronteggiare la concorrenza dei quotidiani nazionali, e cercare scoop a caro prezzo, ottenere interviste, fornire reportage. In città si legge meno perché si ha meno tempo, i lettori sono più giovani e preferiscono internet, e semplicemente perché vanno morendo i più anziani, che amano la lettura. Colpite sono le testate radicate in una sola città, o zona, come sarebbe da noi Il Messaggero, ma i dati sono allarmanti anche per i quotidiani nazionali, soprattutto per il calo della pubblicità: dieci anni fa, alla Süddeutsche Zeitung, il 70% dei ricavi proveniva dalle inserzioni, oggi siamo al 40. Le grandi catene di distribuzione diminuiscono la pubblicità: Aldi del 50%, Lidl di un terzo, a Berlino Rewe e Penny non fanno più pubblicità sui quotidiani. La pubblicità finisce in rete, ma non sulle testate online. Si riesce a far quadrare i conti aumentando il prezzo di vendita, ma si rischia di perdere lettori: la Süddeutsche registra un meno 4,2, la Welt meno 10, e la Frankfurter Allgemeine (Faz) meno 5,7.
Si cerca di recuperare sulla rete, ma si seguono strategie diverse. Far pagare le informazioni online, come fa da poco la Bild? O continuare a fornire tutto gratis? C’è il rischio di cannibalizzare l’edizione cartacea. Alla Faz hanno chiamato a dirigere l’edizione online proprio Mathias Müller, che dirigeva la redazione internet dello Spiegel, e di recente licenziato. Una scelta che lascerebbe prevedere la fusione delle due redazioni, come sta per avvenire nel settimanale anseatico. Alla Süddeutsche non si è d’accordo: «Le due redazioni lavorano fianco a fianco, spiega il vicedirettore Wolfgang Krach, ma si dimostra un’illusione il voler credere a un giornalista che sappia far tutto, sulla carta stampata e online. Occorrono talenti diversi». Il giornale tradizionale va difeso con l’alta qualità della scrittura e dell’informazione, si ritiene a Monaco.
I giornalisti online possono controllare quali articoli sono i più cliccati, e il favore dei lettori, ma i risultati non possono essere considerati indicativi. Gli utenti preferiscono i quiz, oppure i consigli pratici. E per il momento sono modesti i risultati ottenuti. Ancora troppo presto per sapere come funziona l’edizione online BildPlus, la Welt fa pagare da dicembre (anche a me) 4,49 euro al mese se si leggono più di 20 articoli al mese, e le somme verranno tirate a fine anno, ogni giorno vengono scaricate integralmente 4.600 copie. In tutto le copie online acquistate in Germania sono 380 mila, sempre troppo poche, ma il doppio rispetto all’anno scorso. Per finire, un’osservazione ottimistica: i quotidiani e il giornalismo devono ancora stare a cuore dei tedeschi, se lo Spiegel dedica al tema ben otto fitte pagine.