Varie, 6 agosto 2013
Gabinetto per Sette - Ai Magazzini Gum sulla Piazza Rossa di Mosca si può andare in toilette lussuose in stile zar
Gabinetto per Sette - Ai Magazzini Gum sulla Piazza Rossa di Mosca si può andare in toilette lussuose in stile zar. L’ingresso costa 500 rubli (12 euro): nei bagni delle donne ci sono maniglie e accessori dorati, in quello degli uomini argentati. Addetti in costumi d’epoca garantiscono scrupolosa pulizia. A proposito del gabinetto, Checov annotava nel suo diario nel 1890: «Questo comfort viene disprezzato dalla stragrande maggioranza dei russi». (Anna Zafesova, e da Mosca è tutto, Utet, 2005)
Nell’Unione Sovietica i bagni pubblici lungo le vie non avevano porte. Alla Casa Bianca i gabinetti interni furono installati solo nel 1835. Dopo aver imposto una tassa ai gabinetti pubblici, l’imperatore Vespasiano coniò l’espressione: «Pecunia non olet». (Pier Vroon, Il seduttore segreto. Psicologia dell’olfatto, Editori Riuniti)
In uno dei suoi ultimi brindisi al Cremlino, Stalin s’auspicò la costruzione di gabinetti pubblici sulla Piazza Rossa. (Vittorio Strada, "Corriere della Sera" 19/11/2003)
Il sito archeologico di Henan, in Cina, dove è stato rinvenuto un gabinetto costruito duemila anni fa, dotato di poggia braccia: faceva parte del complesso tombale del sovrano della dinastia occidentale Han. (Stephen Arnott, ... In fondo a destra. La storia millenaria del luogo più intimo e segreto, Gruppo editoriale Armenia S.p.A., 2003)
A Roma nel 315 d.C., 144 latrine pubbliche (foricae), stanzoni comuni in cui gli avventori si sedevano l’uno accanto all’altro su un lungo asse di legno costellato di buchi (massimo 40). Non era prevista una divisione per sesso: indossando tuniche ampie e lunghe, non non si rischiava di mostrare parti intime. Per la pulizia, una spugna conficcata su un’asta. (Stephen Arnott, ... In fondo a destra. La storia millenaria del luogo più intimo e segreto, Gruppo editoriale Armenia S.p.A., 2003)
Iscrizione sul muro di una latrina pubblica di Ercolano: «Anche Apollonio, medico dell’imperatore Tito, è passato di qui». (Stephen Arnott, ... In fondo a destra. La storia millenaria del luogo più intimo e segreto, Gruppo editoriale Armenia S.p.A., 2003)
“Cesso” viene da “recessum”, nascosto, ritirato. Altri termini adoperati nel corso dei secoli: sala necessaria, guardaroba, cappella privata, sedia traforata, poltrona di ritirata, mobile odoroso. La legge sulla Sanità del 1888 in Italia stabilì che ogni gabinetto dovesse essere collegato alle fogne. I gabinetti dei castelli medievali, detti anche guardaroba, perché nella stagione estiva erano usati per conservare abiti invernali e pellicce e salvaguardarle dalle tarme con il cattivo odore. (Stephen Arnott, ... In fondo a destra. La storia millenaria del luogo più intimo e segreto, Gruppo editoriale Armenia S.p.A., 2003)
Attorno al 1596, Sir John Harington (figlioccio di battesimo della regina Elisabetta) inventò il moderno water closet (wc) e lo chiamò Ajax, dal nome del guerriero greco. Il primo brevetto fu depositato nel 1775 da Alexander Cumming: prevedeva una bacinella metallica contenente qualche centimetro d’acqua e una valvola scorrevole sul fondo. Dopo l’uso, premendo una leva si azionava la valvola per svuotare la tazza facendo uscire un flusso d’acqua proveniente da una cisterna. Decisiva la tubazione dello scarico a forma di ”s”, per impedire la risalita degli odori. L’inventore dello sciacquone è l’idraulico inglese Thomas Crapper (1837-1910).
Giacomo I re d’Inghilterra durante le battute di caccia era solito espletare i suoi bisogni rimanendo in sella al cavallo.
Suggerimento dato per lettera nel 1747 da lord Chesterfield al figlio: tenere sempre in bagno un libro e usarne le pagine per pulirsi dopo le sedute intime.
Michel de Montaigne, uno dei pochi ad avere la consapevolezza che i suoi “Saggi” sarebbero stati letti anche in bagno: «Mi dispiace che i miei saggi servano alle signore solo da mobile di sala. Questo capitolo mi farà mobile da gabinetto. A me piace la loro dimestichezza con l’intimità». (Pier Mario Fasanotti, "il Giornale" 9/12/2004)
Nel XVIII secolo, lungo le strade della Scozia ci si poteva imbattere in uomini che, per mezzo penny, offrivano ai passanti un pitale di metallo e la disponibilità a nasconderli dalla vista altrui col proprio ampio mantello mentre costoro facevano fronte alle proprie necessità. La parola inglese toilet originariamente, intorno al 1540, indicava un panno di lino. Poi è diventato un drappo da usare sul mobile da toeletta. Poi l’insieme degli oggetti collocati sul piano del mobile. Poi il mobile stesso, poi l’atto di vestirsi, poi l’atto di ricevere ospiti durante la vestizione, poi lo spogliatoio, poi una stanza usata per lavarsi e, finalmente, il gabinetto vero e proprio. (Bill Bryson, Internazionale 24/6)
Il termine wc, water closet, risale al 1755: indicava il luogo in cui si somministravano i clisteri. A partire dal 1770 i francesi cominciarono a chiamare il gabinetto chiuso un lieu a l’anglaise, un luogo all’inglese. (Bill Bryson, Internazionale 24/6)
Intorno alla metà dell’Ottocento il reverendo Henry Moule, parroco di Dorset (Inghilterra), inventò il gabinetto a secco. Si trattava di una “comoda” con annesso serbatoio pieno di terra che, tirando una maniglia, ne rilasciava una certa quantità, mascherando l’odore e la vista delle deiezioni. (Bill Bryson, Internazionale 24/6)
Bourdaloues, pitali francesi per donna del XVIII secolo. Dal nome di Bourdaloue (1632-1704), un prete famoso per tenere prediche così lunghe da costringere le donne a recarsi in chiesa portandosi il vaso da notte. Secondo altri da bourdallo, in francese rifiuto, scarto.
Tipico dei pub inglesi moderni appendere sopra gli orinatoi maschili le prime pagine dei giornali, mentre molti bar giapponesi hanno installato nei bagni schermi televisivi (di maggior successo nei servizi degli stadi per consentire ai tifosi di non perdere azioni decisive).
La norma del British Standard, in Inghilterra, stabilisce il numero di toelette nei luoghi di pubblici: ad esempio nei teatri una ogni 250 uomini e ogni 50 donne, nei cinema una ogni 100 uomini e una ogni 75 donne.
Il 21 gennaio 1978 Eugenio Scalfari, direttore di Repubblica, inviò a tutta la redazione la circolare chiamata «Dei cessi dal volto umano». Scriveva che i gabinetti del giornale, tanto quelli degli uomini che quelli delle donne, versavano «in condizioni tali da rendere un obiettivo invidiabile il gabinetto della più turpe caserma di provincia». La circolare, dopo una descrizione minuziosa dello stato dei bagni, si chiudeva così: «Vorrei che ciascuno di voi e anche gli organi sindacali, di azienda e di redazione, che così efficacemente si fanno carico dei problemi della dignità del lavoratore, collaborassero in questo compito più modesto, ma basilare. Facendo sì che a Repubblica anche i gabinetti abbiano un volto umano».
Almeno 2,6 miliardi di persone mancano di servizi igienici adeguati. La metà di loro assolve ai propri bisogni corporei all’aperto. L’Organizzazione mondiale della sanità stima che un milione e mezzo di bambini muore ogni anno per dissenteria causata da queste carenze.
Il concorso “Reinvent the toilet”, finanziato dalla fondazione di Bill e Melinda Gates per creare un nuovo tipo di wc che funzioni senza acqua ed elettricità, con un costo massimo di 5 centesimi di dollaro, senza inquinanti e possibilmente producendo energia o altre risorse. Tra i partecipanti: il bagno della Loughborough University, grazie a un vaso di espansione comprime i rifiuti fino a 200 gradi centigradi che provocano la morte degli agenti patogeni. Poi il ritorno veloce del materiale alla pressione atmosferica della superficie causa la formazione di gas che alimenta l’impianto. Il wc a pannelli solari che ricava idrogeno (riutilizzato per cucinare) dagli scarti e una sostanza che ossida i sali presenti nell’urina producendo clorina (riutilizzata per disinfettare la toilette). I residui solidi possono essere impiegati come fertilizzanti. S’è fatto notare il prototipo della London School of Hygiene and Tropical Medicine in cui un esercito di larve di mosche viene lasciato nella latrina a decomporre le feci.
Ogni volta che tiriamo lo sciacquone usiamo 9/10 litri d’acqua. Utilizzando uno a doppio tasto se ne può risparmiare la metà. Fulco Pratesi, fondatore del Wwf, non tira mai lo sciacquone ma versa nel water mezzo secchio d’acqua (3 litri) ogni volta che fa la pipì.
Gisele Bundchen, che in uno spot trasmesso dalla tv brasiliana consigliò di fare pipì sotto la doccia per evitare di tirare lo sciacquone.
«If it’s yellow let it mellow, if it’s brown flush it down». (detto anglosassone che significa: «Se è gialla lascia a galla, se è marrone tira lo sciacquone»).
Nel 2008 costò 290 milioni di euro la riparazione del gabinetto sulla Stazione spaziale internazionale, con pezzi di ricambio spediti da Terra sullo Shuttle Discovery. (F.E. Vanity Fair 25/6/08)
Alcuni wc giapponesi sono dotati di pulsanti che, se schiacciati, fanno partire musichette per coprire eventuali rumori. (MASSIMILIANO PANARARI, La Stampa 8/2/2011)
L’americana Wizmark s’inventò la pubblicità sul fondo degli orinatoi dei gabinetti pubblici. Si chiamava Interactive Urinal Communicator, con un sistema sonoro/vocale in grado di far partire un jingle non appena ci si avvicinava all’orinatoio.
Larry Craig, senatore «Dio, patria e famiglia», sorpreso a far piedino a un maschio in un gabinetto pubblico, spiegò che lui è alto e tende a farla «tenendo le gambe larghe». (Vittorio Zucconi, L’aquila e il pollo fritto Mondadori 2008)
Marlene Dietrich, ovunque andasse, si portava una bottiglia di disinfettante per strofinare i gabinetti «fin quando il sudiciume che gli uomini lasciano sulle assi» non era eliminato.
«I gabinetti vanno sempre tenuti un po’ sporchi, d’estate, per dare gioia e nutrimento alle mosche. I detergenti per wc distruggono una parte del nostro necessario legame con l’universo» (Yasunari Kawabata, Note critiche, 1949)