Flavia Amabile, La Stampa 6/8/2013, 6 agosto 2013
PORTABORSE, SI ALLONTANA IL POSTO FISSO
Vita dura per i portaborse. Perché dai canali preferenziali indicati dal governo per la regolarizzazione dei precari nella Pubblica amministrazione, potrebbero essere esclusi i collaboratori di «organi politici». Casistica nella quale, tanto per fare un esempio, rientrano i lavoratori a chiamata diretta negli uffici di gabinetto dei ministri. L’obiettivo è quello di favorire l’effettiva regolarizzazione piuttosto che reiterate proroghe di contratti a termine.
La bozza del dl salva-precari prevede, nei casi in cui sia possibile bandire regolari concorsi, due possibili strade: un canale per chi già lavora con contratti a tempo determinato e una corsia preferenziale per i cococo. Il primo caso prevederebbe lo strumento del concorso pubblico con il 50% dei posti riservati a chi ha maturato «negli ultimi cinque anni almeno tre anni di servizio» con contratto di lavoro subordinato a tempo determinato alle dipendenze della stessa amministrazione con «l’esclusione dei servizi prestati presso uffici di diretta collaborazione degli organi politici». Stesso sbarramento previsto anche nel secondo caso . Quello del «concorso pubblico per titoli ed esami» con «criteri di valorizzazione» esteso anche a chi ha maturato «almeno tre anni negli ultimi cinque di contratto di collaborazione coordinata e continuativa». Il dl ribadisce inoltre il divieto di assumere a qualsiasi titolo e con qualsiasi forma contrattuale negli Enti la cui spesa per il personale supera del 50% quella corrente. Per gli altri casi è invece previsto un allentamento del turn over. Fino al 31 dicembre 2014 sarà possibile assumere a tempo indeterminato nel limite «del 40% della spesa corrispondente alle cessazioni dell’anno precedente», nel 2015 «nel limite del 50%» e nel 2016 «nel limite del 100%».
Dopo uno slalom tra stop and go, pressioni, trattative dietro le quinte e tre giorni di discussioni, intanto, le commissioni Bilancio e Affari Costituzionali del Senato hanno ripristinato il tetto agli stipendi dei manager pubblici. Modificando, quindi, il testo approvato alla Camera che avrebbe comportato il superamento del limite dei 300mila euro fissato dalla spending review introdotta dal decreto «Salva-Italia» del governo Monti (il compenso dei manager non poteva superare il trattamento economico del primo presidente della Corte di Cassazione, ndr), sia per le società di Stato che per un numero considerevole di municipalizzate. «La riduzione del 25 per cento, come proposto dai relatori, si applicherà invece ai manager delle società quotate e delle società a queste equiparate che – spiega Linda Lanzillotta – fino ad oggi, erano rimasti immuni ad ogni riduzione».
Fra le modifiche approvate anche la cancellazione del Durt, il Documento unico di regolarità tributaria introdotto nel passaggio del provvedimento alla Camera e molto criticato dalle imprese. La cancellazione è stata approvata con un ampio consenso, a questo punto si torna al testo del governo sulla responsabilità solidale degli appalti. «Molto positiva la cancellazione commenta Mauro Del Barba, senatore Pd e segretario della commissione Bilancio - Il Durt avrebbe introdotto 21 obblighi in più a carico delle imprese».