Matteo Persivale, Corriere della Sera 1/8/2013, 1 agosto 2013
David Herbert Lawrence nel marzo del 1912 conosce Maria Frieda Johanna von Richthofen, madre di tre figli, tedesca di ottima famiglia, moglie del suo professore di filologia, Ernest Weekley
David Herbert Lawrence nel marzo del 1912 conosce Maria Frieda Johanna von Richthofen, madre di tre figli, tedesca di ottima famiglia, moglie del suo professore di filologia, Ernest Weekley. Due mesi dopo l’incontro, fuggono insieme. Vengono di fatto banditi dall’Inghilterra, Weekly chiama lui «lurido cane», a lei concede un divorzio che le impedisce per quindici anni di rivedere i figli. Nel 1914 Lawrence e la sua donna, da lui chiamata “q.b”., ovvero “queen bee”, ape regina, tornano in patria e si sposano. Non sempre l’unione è facile: si tradiscono ripetutamente, si picchiano, hanno problemi economici. La loro amica Katherine Manfield riferisce di aver assistito a una rissa spaventosa che però finisce con una tenera discussione sulla ricetta dei maccheroni al formaggio e il progetto di una bella passeggiata. Vanno avanti tra una litigata e l’altra: Frieda racconta che lui «ringhia anche di notte», una conoscente invece parla di lei dicendo «sarebbe bello poterla semplicemente infilare un sacco e affogarla». Eppure non si lasciano mai e girano il mondo finché lui non muore di tubercolosi, nel 1930. A lui Frieda, che pure si risposa con l’italiano Angelo Ravagli, dedica il ranch-mausoleo di Taos e cura le edizioni dei suoi libri, lottando per far revocare il bando alle sue opere.