Alessandro Dell’Orto, Libero 2/8/2013, 2 agosto 2013
CAMBIARE SESSO È PIÙ FACILE NIENTE BISTURI, BASTA UN GIUDICE
Lucia ha cinquant’anni e – cercando di dirlo in maniera elegante – il sesso maschile. Già, avete capito bene. Lucia. Pene. Un uomo con nome da donna o, se preferite, una donna con gli attributi (sessuali) da uomo. Tradotto, un transgender e cioè – tecnicamente e provando a semplificare – una transessuale che non ritiene necessario operarsi ai genitali. Ecco, è proprio questo aspetto che fa discutere perché il Tribunale di Rovereto ha dichiarato donna Lucia (ora sulla carta d’identità si chiama con questo nome e, sotto la voce “sesso”, ha ottenuto la scritta “F”) semplicemente dopo la richiesta di cambiare genere anagrafico, senza sottoporsi ad alcun tipo di intervento.
Una storia insolita, questa, per l’Italia (anche se non è la prima volta che accade): la storia di un uomo (che per comodità chiamiamo Lucio) che faceva il libero professionista ad Arco, in provincia di Trento, ma non si sentiva libero sessualmente. Corpo maschile, testa da donna. E che ha deciso di cambiare. Lucio nel 2009 ha seguito una terapia ormonale femminilizzante e poi, finita la cura, ha dichiarato al giudice di sentirsi completamente e definitivamente donna. E, così, di voler essere riconosciuta come tale.
Secondo Alexander Schuster, il legale di Lucia, la «riattribuzione del genere anagrafico senza operazione nè sterilizzazione comporta maggiori spazi di tutela per l’identità di genere». La sentenza è stata depositata il 3 maggio 2013 ed è passata in giudicato a fine luglio. «Il Tribunale di Rovereto – ha precisato Schuster – ha compiuto un passo importante per la tutela delle persone trans. Dal 1997 ad oggi si registrano solo tre sentenze che riconoscono ad una persona che non intende sottoporsi ad un’operazione chirurgica e senza che sia accertata la sterilità della stessa il diritto ad ottenere il cambio del genere anagrafico».
Sì, soltanto tre situazioni simili in Italia. I precedenti risalgono al 1997, al 2011 e al 2012 ed erano una giurisprudenza isolata del Tribunale di Roma: questa decisione, dunque, è la prima fuori dalla capitale. Schuster ha precisato anche che «il trattamento medico chirurgico previsto dalla legge 164/82 é necessario nel solo caso in cui occorre assicurare al soggetto transessuale uno stabile equilibrio psicofisico, qualora la discrepanza tra psicosessualità ed il sesso anatomico determini nel soggetto un atteggiamento conflittuale di rifiuto nei confronti dei propri organi genitali, chiarendo che laddove non sussista tale conflittualità non è necessario l’intervento chirurgico per consentire la rettifica dell’atto di nascita. Fondamentale diviene pertanto il benessere psicofisico del soggetto: un intervento chirurgico é necessario solo dove sia utile per rimediare alla eventuale conflittualità vissuta dalla persona».
E Lucia, evidentemente, questa conflittualità fisica non la vive. Ecco perché ha chiesto di essere riconosciuta donna pur mantenendo le caratteristiche sessuali maschili. Ed è stata accontentata.