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 2013  agosto 03 Sabato calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - ANCORA SUL CASO BERLUSCONI


BONDI E LA GUERRA CIVILE (CORRIERE.IT)
Si esaspera la polemica politica a due giorni dal pronunciamento della Cassazione sulla sentenza Mediaset, con la conferma della condanna a quattro anni per Silvio Berlusconi per frode fiscale. Dopo l’ultimatum di venerdì del Pdl - che ha avanzato l’ipotesi di una richiesta di grazia al Colle per Berlusconi e nuove elezioni se non ci sarà una riforma della giustizia -, Sandro Bondi, coordinatore del partito, sabato mattina in una nota lancia parole di fuoco: «O la politica è capace di trovare soluzioni capaci di ripristinare un normale equilibrio fra i poteri dello Stato, e nello stesso tempo rendere possibile l’agibilità politica del leader del maggior partito italiano», scrive l’ex ministro, «oppure l’Italia rischia davvero una forma di guerra civile dagli esiti imprevedibili per tutti». Parole dure, che nel primo pomeriggio vengono criticate a mezzo agenzia di stampa da ambienti del Quirinale (mentre il presidente Napolitano era in viaggio dall’Alto Adige a Roma) che parlano di «dichiarazioni irresponsabili». Non si fa attendere la controreplica dello stesso Bondi: «Non mi farò chiudere la bocca da nessuno, neppure da un comunicato del Quirinale. E non accetto di essere indicato come un irresponsabile».

GLI APPELLI A NAPOLITANO - Ma Bondi non è stato il solo ad intervenire dal fronte del Pdl. Le sue parole in mattinata erano state rintuzzate dall’intervento al Tg2 di Renato Brunetta, capogruppo del Pdl alla Camera: «Grande responsabilità, ma grande determinazione. Con il presidente Schifani abbiamo chiesto di essere ricevuti dal presidente della Repubblica per rappresentargli la drammaticità del momento. Non è possibile pensare di privare della libertà, della libertà politica, il leader del maggior partito italiano, ne va della democrazia». E da quello di Mariastella Gelmini, vice capogruppo del Pdl alla Camera: «Massimo rispetto per il presidente Napolitano. Da parte nostra non c’è alcuna intenzione di fare indebite pressioni: noi chiediamo al capo dello Stato, come supremo garante della Costituzione, di far rientrare un ordine dello Stato nell’alveo della democrazia liberale».

«NIENTE AVVENTURISMI» - «La richiesta di grazia è un’irricevibile provocazione, quella di mettere sotto controllo politico la magistratura è altrettanto irricevibile e le parole di Bondi sono al limite dell’eversivo», replica il vice ministro dell’Economia Stefano Fassina a Sky Tg24. «O il Pdl ritorna nell’alveo della normalità democratica, oppure i suoi ministri che hanno minacciato dimissioni siano conseguenti: si dimettano e il governo cade. Poi il Pdl dovrà spiegare agli italiani che, ancora una volta, antepone gli interessi del suo capo a quelli del Paese». Ma sulla vicenda pesano anche le parole dell’ex segretario Pierluigi Bersani: «La destra si tolga dalla testa la pia illusione che davanti ad una grande questione democratica possano esserci divisioni o tentennamenti nel Pd». E ancora: «Il punto è chiaro. Se il Pdl in un passaggio crucialissimo sceglie, come appare fin qui , la strada dell’avventura, si carica di una enorme responsabilità politica e storica davanti al Paese». Ma l’accenno all’avventurismo non piace a Renato Schifani, capogruppo dei senatori pidiellini: «Non c’è nessuna avventura. La nostra fortissima indignazione, ancora più ampia e profonda di quanto si poteva prevedere per la condanna al presidente Silvio Berlusconi, non sfocerà in rabbia nè in comportamenti non consoni alla nostra tradizione moderata».

«COLPO DI SOLE» - Ironico il commento di Bruno Tabacci, leader del Centro democratico: «Qualcuno chiami un medico per Sandro Bondi che evoca la guerra civile: si tratta di un evidente caso di colpo di sole. Si rintracci lo stesso dottore che calmava Bossi quando parlava di 10 milioni di fucili pronti ad attaccare dalle Alpi». E il presidente del gruppo Misto Pino Pisicchio evoca la Repubblica di Weimar: «Il corto circuito che portò all’avvento hitleriano nasce dalle convulsioni della Repubblica di Weimar, che faceva ripetutamente ricorso alle elezioni anticipate e non riusciva a offrire un governo. Non possiamo scherzare col fuoco». Il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi replica via Fb: «O gli attacchi eversivi di Berlusconi cessano immediatamente o il Pd dovrà rompere con il Pdl. E non è detto che non ci sia altra soluzione che il ritorno alle urne».

LA RUSSA MODERATO - Ignazio La Russa, presidente di Fratelli d’Italia cerca parole più moderate sulla questione grazia: «Rinnovo la mia solidarietà a Silvio Berlusconi. Agli amici di Forza Italia però mi permetto di suggerire sommessamente che quando si avanza l’ipotesi di chiedere la grazia è più producente farlo senza ’aut aut’ e nei modi e con le forme appropriate. Altrimenti si ottiene al di là delle intenzioni un effetto opposto a quello che si desidera. Anche in termini di comunicazione». E la butta sull’ironia, via twitter, il leader de La Destra, Francesco Storace: «Bondi annuncia la guerra civile. La domanda è: truppe o troupe?».

«SUBITO ELEZIONI» - Chi coglie l’occasioni per smarcarsi e per chiedere un immediato ritorno alle urne è la Lega Nord: «Il PdL evoca la guerra civile, il Pd lo accusa di eversione. E questa sarebbe una maggioranza di governo?» si chiede il segretario Roberto Maroni via Twitter. Che poi chiosa: «Letta go home, elezioni subito».

L’INVITO DI MONTEZEMOLO - «Se il governo cadrà a causa del PdL, Berlusconi chiuderà la sua carriera politica nel peggiore dei modi» è invece il commento dle presidente di Italia Futura, Luca Cordero di Montezemolo, perchè «è interesse prioritario dell’Italia che questo governo e questo Parlamento vadano avanti e completino il programma». E ancora: «Berlusconi può uscire bene da questa vicenda se saprà mantenere i nervi saldi, continuare a sostenere il governo Letta lealmente (come ha peraltro fatto sino a ora con persino maggiore convinzione del PD) e lavorare alla rifondazione di un’area liberale e moderna di centro destra, di cui l’Italia ha grande bisogno».

LA MANIFESTAZIONE - Intanto sabato mattina Silvio Berlusconi ha lasciato la residenza romana di palazzo Grazioli diretto ad Arcore insieme alla sua assistente e deputata Pdl Maria Rosaria Rossi, la figlia Marina, la fidanzata Francesca Pascale e Fedele Confalonieri. Difficilmente quindi l’ex premier condannato a 4 anni di reclusione per frode fiscale domenica sarà alla manifestazione a Roma indetta dal partito a suo sostegno, che non si terrà più in piazza Santi Apostoli ma alle 18 in via del Plebiscito. «Insieme a tutti noi dovranno essere in prima fila quanti hanno ruoli di governo», chiama a raccolta i ministri del Pdl Maurizio Gasparri. «Lo spirito pacifico, popolare e fortemente democratico dell’iniziativa ci riguarda tutti, a prescindere da ruoli e responsabilità», dice il vice presidente del Senato.

RIFLETTORI SU NAPOLITANO - È invece tornato a Roma il presidente della Repubblica. Giorgio Napolitano, come previsto da tempo, al termine di due settimane di vacanza con la moglie Clio è rientrato da Sesto Pusteria. Intorno a lui nelle prossime 48 ore graviteranno i destini prossimi della politica italiana. Da lui infatti è previsto che domenica pomeriggio, dopo la manifestazione del Pdl, salgano insieme Schifani e Brunetta: una delle ipotesi che circola negli ambienti vicini al Pdl è che i due chiederanno al presidente informazioni sulla possibilità della richiesta di grazia per Berlusconi. In caso di parere contrario di Napolitano, i due avrebbero già il mandato del partito a presentare al Capo dello Stato le dimissioni di tutti i parlamentari Pdl aprendo così di fatto la crisi di governo.

GLI INSULTI DEL FINANCIAL TIMES
«Cala il sipario sul buffone di Roma». Durissimo l’editoriale del Financial Times sulla sentenza della Cassazione che ha condannato in via definitiva a quattro anni di reclusione Silvio Berlusconi. Il quotidiano economico della City di Londra, già in passato non tenero con il Cavaliere, lo invita, «se ha un briciolo di onore» a dimettersi, risparmiando così ai suoi colleghi senatori l’imbarazzo di dover «cacciare un ex primo ministro».
GIUDICI DA LODARE - «I giudici di Roma andrebbero lodati per la loro indipendenza» e la loro sentenza dimostra che «nessuno è al di sopra della legge», prosegue l’editoriale, sottolineando come il verdetto segni uno «spartiacque nella recente storia d’Italia. Per alcuni il reato per il quale Berlusconi è stato condannato è in fondo minore rispetto all’enorme ammontare di tasse che lui paga. Ma», continua l’articolo, «non è mai giusto ingannare il fisco. Chi legifera ha la specifica responsabilità di dare l’esempio, soprattutto in Italia, dove la diffusa pratica dell’evasione fiscale è una delle principali cause dello sciagurato stato delle finanze pubbliche». «Berlusconi ha già promesso battaglia e molti dei suoi potrebbero seguirlo. Ma», conclude l’editoriale, «in Italia i tempi sono maturi per la nascita di una partito di destra pronto a disfarsi del frenetico populismo berlusconiano e a convertirsi al liberismo economico. Dopo anni di inefficace protagonismo, il Paese ne trarrà beneficio».