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 2013  agosto 03 Sabato calendario

L’infelice sorte toccata ai mammut è piovuta dal cielo. All’improvviso un cambio di clima, un abbassamento della temperatura ha innescato la loro estinzione

L’infelice sorte toccata ai mammut è piovuta dal cielo. All’improvviso un cambio di clima, un abbassamento della temperatura ha innescato la loro estinzione. Eppure l’elefante preistorico dalle lunghe e arcuate zanne era abituato ai climi freddi. Il suo robusto corpo era ricoperto da una lunga e folta pelliccia proprio per proteggersi; ma nulla ha potuto in un ambiente diventato ancora più ostile di quello in cui si era adattato. Sulla scomparsa dell’antico pachiderma i paleontologi discutono animatamente da decenni. Sui libri di scuola la sua immagine ci incuriosiva e non poteva non commuoverci in «Era glaciale» Alfred «Manny», il burbero e scontroso mammut dal cuore d’oro, sempre triste perché rimasto senza famiglia, pensando, inoltre, di essere l’ultimo membro della specie. La loro storia ha radici remote, oltre un milione di anni fa, anche se il mammut che noi conosciamo più da vicino, il Mammuthus primigenius dal pelo biondo (scoperto attraverso l’analisi di un gene) è vissuto tra i duecentomila e quattromila anni fa in Asia, in Europa e nel Nordamerica. Gli ultimi esemplari trovati sull’isola di Wrangel, in Russia, facendo sognare la possibilità della loro clonazione, appartenevano ad una specie nana, sopravvissuta sino a tremilacinquecento anni fa. La loro massiccia scomparsa era infatti avvenuta in precedenza, intorno a 12 mila anni fa, e varie erano state le cause immaginate. Tra queste anche un drastico e repentino cambio climatico. Ma che cosa lo avesse innescato e quali fossero le sue vere condizioni non si era ben compreso. Ora un indizio serio lo propone Michail Petaev a capo di un gruppo di ricercatori dell’università americana di Harvard, raccontando i risultati delle indagini compiute sulla rivista Proceedings of the National Academy of Science, l’Accademia delle scienze statunitense. La morte è arrivata dal cielo, spiega Petaev. La prova sarebbe stata trovata in una carota di ghiaccio prelevata in Groenlandia nella quale è registrato il clima degli ultimi 13 mila anni. Al suo interno si è scoperto un sottile strato di platino lasciato dall’impatto di un asteroide caduto nel Nordamerica 12.890 anni fa del quale finora non si è trovata traccia. Ciò provocava la scomparsa di alcuni grandi mammiferi come il mammut, lo scatenarsi di incendi, rapidi mutamenti atmosferici oltre a variazioni nella circolazione oceanica. Persino la primitiva civiltà Clovis ne era colpita favorendone il declino e la fine. In quell’epoca la Terra si era già incamminata verso il termine dell’ultima glaciazione. I ghiacci, da quasi ottomila anni, avevano iniziato a sciogliersi e ridursi. Ma tutto non accadeva così regolarmente e talvolta il clima subiva dei contraccolpi con momenti più caldi e altri ancora più freddi. Ed uno di questi fu più accentuato a causa, appunto, di un corposo oggetto arrivato dallo spazio che ha riportato un inferno di ghiaccio. Così i mammut morirono di freddo. Simili valutazioni, tra l’altro, sembrano coincidere con analoghe analisi diffuse il mese scorso relative alla caduta in Siberia nel 1908 di un asteroide o cometa. Le grandi estinzioni sul nostro pianeta sono sempre state collegate ad eventi di origine cosmica. La più tremenda sarebbe avvenuta 252 milioni di anni fa e spiegata con un corpo celeste precipitato in Brasile. Ma la natura e la vita, pur soffrendone, non interruppero il loro corso e anzi le immani catastrofi finirono col favorire la nascita di altre specie, compresa quella dei mammiferi, uomo incluso. Giovanni Caprara