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 2013  agosto 01 Giovedì calendario

ARRESTATO IL DISSIDENTE KAZAKO ORA LA GRANA PASSA ALLA FRANCIA

Mukthar Ablyazov, l’oligarca kazako che veste i panni di oppositore, è stato arrestato in una villa nei dintorni di Mouans-Sartoux, vicino a Niz­za, in Costa Azzurra, con un blitz dei corpi speciali francesi. Potreb­be essere trasferito a Parigi. Po­che ore prima ad Almaty, l’antica capitale del Kazakhstan, sua mo­glie, Alma Shalabayeva, faceva sa­pere al Giornale attraverso un’amica attivista dei diritti civili: «Sono una vittima di questa situa­zione». Nel Paese ricco di petrolio e gas del­l’Asia centrale è trop­po tardi quando esplode la notizia in Europa dell’arresto di Ablyazov. Da que­ste parti il suo nome è un tabù. Poche ore prima il commento dei giovani più arditi era semplice e schiet­to: «In Italia lo consi­derate un dissiden­te, ma da noi lo conosciamo come truffa­tore». Si ricordano ancora il 2008 quan­do la Bta, la grande banca che guidava come presidente, ri­schiava la bancarot­ta e la gente si è ritro­vata dalla sera alla mattina con i banco­mat bloccati. L’Interpol gli dava la caccia con tre man­dati di cattura inter­nazionali per i 6 mi­li­ardi di dollari anda­ti in fumo dalle casse dell’istituto.
Non tutti ad Almaty lo conside­rano il nemico pubblico numero uno. «La gente ha paura di pro­nunciare il nome di Ablyazov per­ché lui voleva cambiare il regime autoritario di questo paese» so­stiene l’attivista dei diritti civili, Bakhyt Tumenova, che lo difen­de a spada tratta. Una signora di mezza età molto vicina ad Alma Shalabayeva, la moglie di Abl­yazov, che con la figlia di 6 anni è stata espulsa il 31 maggio dall’Ita­lia e spedita in Kazakhstan scate­nando un putiferio.
La carriera di Ablyazov si è fer­mata in Costa Azzurra dove sem­bra che circolasse pure lui, come la consorte in Italia, con un passa­porto ­diplomatico della Repubbli­ca Centro Africana.
L’oligarca che si è creato le stig­mate da dissidente sarebbe stato fermato per una richiesta del­l’Ucraina. «Sappiamo che le azio­ni delle autor­ità ucraine sono con­seguenza di un ordine del regime kazako», ha scritto Madyar, fi­glio di Ablyazov, su una pagina Facebook a lui attribuita, firmando­ il messaggio anche a nome del­la sorella Madina. Il secondo ordi­ne di arresto internazionale del 4 gennaio 2011 arriva «dall’Ucrai­na per associazione a delinquere finalizzata al falso, commesso quale membro del Consiglio di Amministrazione della menzio­nata BTA Bank». A fine febbraio 2013 il terzo mandato diffuso dal­l’Interpol proveniva da Mosca «per frode, abuso di fiducia, riciclaggio e falsità documentale», avendo Ablyazov acquisito ille­galmente ingenti crediti dalla Bta Bank, operante in Russia, trasferi­ti in Paesi off shore. In Inghilterra aveva ottenuto l’asilo politico per il duro braccio di ferro con il presi­dente kazako al potere da 23 anni, Nursul­tan Nazar­bayev. Un tem­po il padre pa­drone di Astana aveva nomi­nato Ablyazov ministro del­l’Energia, posi­zione chiave del paese e lo consi­derava un suo delfino. Ablyazov prima incarcerato e poi rilasciato non aveva mai smesso di finanzia­re i media dell’opposizione, poi chiusi. Anche a Londra l’oligarca si è messo nei guai beccandosi 22 mesi per oltraggio alla corte. Nel­la capitale inglese la sua ex banca, la Bta, sta cominciando a recupe­rare i credit­i con l’asta delle dimo­re miliardarie di Ablyazov. I giudi­ci inglesi gli hanno sequestrato il passaporto, ma a poche ore dalla condanna aveva oltrepassato la Manica riapparendo prima in Ita­lia e poi in Francia. In Kazakhstan vivono come re­sidenti pochi connazionali, schi­fati dal polverone sollevato in pa­tria dal caso Shalabayeva: «Que­sto paese è stato dipinto come uno stato di polizia e di terrore, una dittatura. Un’immagine del tutto al di fuori della realtà». In ga­lera, però, languono dei prigionie­ri politici.
Oggi i magistrati francesi inter­rogheranno Ablyazov, ma è già iniziata la mobilitazione per evi­targli l’estradizione sventolando il timore che si ripeta un pasticcio kazako. «Cari amici, mio padre è stato arrestato. Vi sarò grato se condividerete questo articolo per evitare una espulsione rapida e il­legale, come è già accaduto in Ita­lia con mia madre e mia sorella» ha scritto ancora il figlio Madyar su Facebook. La Francia è la culla dei diritti e dei rifugiati, ma sarà dura far passare Ablyazov come una specie di Solgenitsin post so­vietico.