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 2013  agosto 01 Giovedì calendario

LA LETTERA NASCOSTA A BANKITALIA TRA GLI INDAGATI ANCHE JP MORGAN

Dieci stringate pagine per chiudere l’inchiesta sull’acquisizione di Antonveneta da parte di Mps, 30mila pagine di atti giudiziari per 58 faldoni complessivi per raccontarla fuori da ogni sintesi.
Sono tante, tantissime le car­te messe insieme da investigatori e inquirenti senesi negli ul­timi anni, solo per cercare di fa­re luce su quei miliardi di plu­svalenza che Mps «concesse» agli spagnoli del Banco Santan­der e sulla cascata di bugie con­seguente all’operazione. E con la notifica dell’avviso di conclu­sione indagini da parte della procura di Siena, quegli atti so­no ora depositati al quarto pia­no della procura, nella stanza del pm Nastasi, a disposizione dei legali dei nove indagati, che si preparano a un lungo agosto di lavoro, visto che il 20 scadrà il termine per presentare me­morie difensive. Nasconderanno sorprese o davvero il lungo lavoro del nu­cleo valutario della finanza e dei pm toscani ha finito solo per scoperchiare null’altro che la cattiva gestione di una banca da parte di manager non all’al­tezza? Fatti salvi gli altri filoni dell’indagine,dalle operazioni Alexandria-Nomura alla «ban­da del 5 per cento», per ora, l’unico nome nuovo che emer­ge dal documento - insieme a quello di Jp Morgan, indagata per la lettera di indemnity rice­vuta da Mps e relativa ai rischi connessi al prestito «fresh 2008» - è quello di Fabrizio Ros­si. Un nome importante, quel­lo del vicedirettore generale della banca di Rocca Salimbe­ni, rimasto in carica fino allo scorso settembre, quando è andato in pensione.
Se la lettera di indemnity per Jp Morgan, firmata da Marco Morelli (indagato con Vigni per la missiva), è contestata anche a Mussari e al Cfo Pirondini relativamente a una delle ipote­si di ostacolo alle funzioni di vi­gilanza, lo stesso reato è ipotiz­zato per Rossi. I magistrati ri­tengono che l’ex vice Dg abbia mentito in una lettera spedita alla Consob a proposito della sottoscrizione del «Fresh 2008» da parte della Fondazio­ne Mps. E si tratta del «delitto» più recente, poiché la missiva firmata da Rossi porta la data del 23 aprile 2012, quando Mus­sari era prossimo alle dimissio­ni (tre giorni dopo l’avrebbe so­stituito Profumo) e il direttore generale era già l’attuale, Fabri­zio Viola. Ma «la responsabilità penale è personale», come han­no spiegato sul punto i pm in confe­renza stam­pa, e dunque l’indagine se­nese su Rocca Salimbeni è ancora con­c entrata esclusivamente sul vec­ch­io manage­ment.
Mussari, Vi­gni e dirigenti vari sono accusati di aver ordi­to un «disegno criminoso» cer­cando di nascondere alle autorità di vigilanza e ai risparmia­tori i reali aspetti (oscu­ri) dell’opera­zione Anton­veneta. Qual­che passag­gio dello scarno avviso di conclusione indagini (die­ci pagine), pe­rò, sembra ri­dimensiona­re persino le certezze del pm Nastasi che ieri in conferenza stampa ha escluso «tangenti» e «arric­chimento personale». Per esempio lo stesso Nastasi e i suoi colleghi scrivono che Mus­sari, Vigni, l’ex Cfo Pirondini e il capo dell’area legale Raffaele Rizzi «esponevano false infor­mazioni» in un prospetto «allo scopo di far conseguire per sé o per altri, in particolare a Mps, un ingiusto profitto», confon­dendo le acque sulla reale natu­ra dei Fresh 2008.
L’«ingiusto profitto per sé o per altri» non è sempre arricchi­mento personale, certo. E quando non lo è, le toghe speci­ficano chi se ne è giovato. Per esempio, parlando del bilan­cio 2008 «abbellito» da Mussa­ri, Vigni e Pirondini («determi­nando u­na variazione del risul­tato economico di esercizio su­periore al 5%»), i pm specifica­no che in quel caso «l’ingiusto profitto» è consistito «nel rappre­sentare la complessiva ope­razione Fresh quale strumento di capitale in luogo di strumen­to di debito».
A inguaiare i sindaci, Di Tan­no, Fabretti e Pizzichi, sempre l’ostacolo agli organi di vigilan­za. Nel loro caso, ipotizzato per una lettera di risposta a una ri­chiesta di chiarimenti di Banki­talia sull’aumento di capitale da 1 miliardo di euro riservato a Jp Morgan. Lettera nella qua­le i sindaci «esponevano fatti materiali non rispondenti al ve­ro», ostacolando così «consa­pevolmente» le funzioni di vigilanza di Bankitalia.
MMO