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 2013  agosto 01 Giovedì calendario

MONTE PASCHI-ANTONVENETA I PM NON TROVANO LA TANGENTE

Nessuna tangente” né alcun “vantaggio personale”. Con quattro parole Antonino Nastasi, il magistrato che insieme ad Aldo Natalini e Giuseppe Grosso è titolare dell’inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena, smonta le tesi usate da alcuni esponenti politici e quotidiani soprattutto durante la campagna elettorale. La presunta riserva di due miliardi nascosta su conti esteri dagli ex vertici della banca, poi fatta rientrare in Italia per essere distribuita a politici e imprenditori amici non esiste. Così come non esiste alcuna maxi stecca elargita per poter incorporare Antonveneta in Mps.
LA PRIMA PARTE dell’inchiesta che avrebbe dovuto coinvolgere i vertici del centrosinistra si conclude con 11 indagati per aggiotaggio, ostacolo agli organi di vigilanza e falso in prospetto per l’acquisizione di banca Antonveneta, acquistata nel 2007 da Rocca Salimbeni per una cifra ritenuta spropositata: almeno tre miliardi in più dei sei di valore effettivo. Ieri gli uomini del nucleo di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza guidato dal generale Giuseppe Bottillo hanno notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari, passo che precede la richiesta di rinvio a giudizio, agli ex vertici di Mps, Giuseppe Mussari e Antonio Vigni; ad alcuni manager di Rocca Salimbeni: Daniele Pirondini, Marco Morelli, Giovanni Raffaele Rizzi, Fabrizio Rossi, Tommaso Di Tanno, Pietro Fabretti e Leonardo Pizzichi. Indagata inoltre la Banca, per gli illeciti commessi dai suoi amministratori, e Jp Morgan per non aver comunicato a Banca d’Italia l’indemnity (un accordo parallelo segreto) ricevuto da Mps dopo aver concesso il Fresh. Termini tecnici. Perché questa prima parte d’inchiesta che si chiude è esclusivamente tecnica ed è dedicata ai passaggi dell’acquisizione di Antonveneta ricostruiti “in maniera dettagliatissima”, ha detto Nastasi in conferenza stampa, in oltre ventimila pagine depositate agli atti. In questi 40 faldoni, ora a disposizione delle parti, non ci sono intercettazioni. “Ne abbiamo usate quasi zero”, ci tiene a precisarlo Nastasi. Che ricostruisce i due anni di indagine. E le fasi del-l’operazione avviata “per comprendere i motivi della tensione finanziaria”, spiega il procuratore capo Salerno. I magistrati ritengono un “vanto l’essere riusciti a operare senza che gli indagati, ad esempio, non sapessero dai giornali delle inchieste che li riguardavano”, dicono prima Salerno e poi Nastasi. Un altro chiaro messaggio alla politica, a quanti hanno accusato la procura di Siena di non aver fatto trapelare nulla per proteggere il centrosinistra. Ma certo, lo precisano più volte gli inquirenti, “questa è solo una parte dell’indagine”. Il generale Botillo dice di aver “seguito i fatti e non le interpretazioni” e cita Tacito: “Corruptissima re publica plurimae leges”, moltissime sono le leggi quando lo Stato è corrotto. Quando c’è molta corruzione ci sono molte leggi perché i reati sono molti e molti i cittadini che delinquono ma scarsa la capacità dello Stato di far rispettare la legge.
E I REATI CONTESTATI partono dall’aggiotaggio. Mussari, Vigni e gli altri sono indagati per aver ingannato il mercato, la Consob, Banca Italia. Hanno camuffato un prestito da capitale, fingendo di avere un patrimonio in realtà inesistente. Si tratta del cosiddetto Fresh. Scrivono i Pm: gli ex vertici di Mps “con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso - nell’ambito del programma di finanziamento ideato per il reperimento delle risorse finanziarie necessarie all’acquisizione di Banca Antonveneta - partecipavano e contribuivano alla predisposizione della complessa operazione finanziaria denominata Fresh 2008 diffondendo al mercato notizie false idonee a determinare una sensibile alterazione del prezzo dell’azione Bmps ordinaria”. In particolare “computando nel patrimonio di base l’aumento di capitale riservato a JP Morgan e collegato all’emissione di titoli per 950 milioni di euro, non computabile poiché lo stesso doveva essere considerato quale strumento non innovativo di capitale”.
A MUSSARI È CONTESTATO anche l’insider trading. “Essendo in possesso di informazioni privilegiate e, in particolare, di informazioni relative all’avvenuta stipula dell’accordo con Santander per l’acquisizione, comunicava, al dì fuori del normale esercizio della professione, dette notizie al sindaco di Siena Maurizio Cenni e al presidente della Provincia, Fabio Ceccherini”. E ancora, sempre tra i reati contestati all’ex presidente dell’Abi: “Comunicava informazioni privilegiate (...) a Enrico Bombieri, responsabile dell’investment banking di Jp Morgan per l’Ema, che Banca Mps aveva concluso l’operazione di acquisto”. La richiesta di rinvio a giudizio potrebbe essere formulata a settembre. Ma c’è ancora la seconda parte dell’inchiesta, relativa ai derivati Alexandria e Santorini e al contratto stipulato con Nomura.