Silvio Piersanti, il Venerdì 2/8/2013, 2 agosto 2013
TUTTI PAZZI PER MIKKO-SAN DIPLOMATICO CHE LAVA I PIATTI
TOKYO. Un giovane ha idee chiare. Vuole fare il diplomatico. Si laurea brillantemente in scienze politiche, fa il master in un’università prestigiosa, parla fluentemente diverse lingue. Vince un concorso. Entra in carriera. Si distingue per sagacia e efficienza in importanti ambasciate. All’improvviso diventa famoso: per il suo talento di diplomatico? Nient’affatto: semplicemente perché a casa cucina, lava i piatti, e rifà i letti.
Anche se potrebbe benissimo esserlo (e forse lo sarà), non è la trama di una commedia hollywoodiana, ma è quanto veramente successo a Mikko Koivumaa, diplomatico 34enne, sposato e padre due figli di 4 e 2 anni, consigliere per la stampa e la cultura all’ambasciata finlandese di Tokyo.
In un’intervista televisiva dichiara candidamente che lui, quando torna a casa al termine della sua giornata di lavoro, si rimbocca le maniche, passa l’aspirapolvere, cucina la cena, lava i piatti e prepara i letti, prendendo i futon nell’armadio a muro e srotolandoli sul pavimento.
E la moglie? Ah beh, lei fa tutto quello che normalmente toccherebbe a lui: quando montano in macchina è lei che si mette al volante, è lei che sale sulla scala per cambiare la lampadina fulminata, è lei che si infila sotto il lavandino armata di chiave inglese per sbloccare il tubo otturato, è lei che solleva un mobile da portare in cantina. Insomma spettano a lei tutte le incombenze domestiche tradizionalmente assegnate ai maschi. «Lei preferisce così» ha spiegato Mikko. «E va benissimo anche a me perché questa divisione dei compiti mi lascia un po’ più di tempo per stare accanto ai nostri figli».
Niente di particolarmente insolito nell’emancipata Finlandia. Ma assolutamente «rivoluzionario» nella terra dei macho samurai, dove è scena tipica del menage famigliare il marito che al ritorno dal lavoro si lascia cadere sul tatami (il tradizionale pavimento di stuoia tessuta con paglia di riso), per tracannare una birra, guardando un incontro di sumo o di baseball in Tv, mentre la moglie si dà da fare in cucina. È bastato questo spiraglio aperto sulla sua vita quotidiana per trasformare un riservato funzionario d’ambasciata in una star mediatica. Interviste alla radio, dibattiti alla tv, articoli sui maggiori giornali, richieste di conferenze da associazioni femministe e scuole femminili si sono succeduti senza soluzione di continuità: tutti pazzi (o meglio, tutte pazze) per Mikko-san. Che ha anche appena pubblicato un istant-book, in inglese e giapponese, in cui spiega il suo approccio alla vita coniugale. «È lui il nostro uomo ideale» hanno esclamato legioni di donne giapponesi, compresse in una società ancora profondamente maschilista. «È lui l’incarnazione del perfetto ikumen». Questo neologismo che rimbalza come una pallina di ping-pong dai talk-show alle aule universitarie, dai trattati di sociologia ai settimanali femminili, si può tradurre come «maschio che alleva i propri figli». Ma Mikko preferisce renderlo con l’espressione «uomo amato dai propri figli». Ikumen cafè, Ikumen club spuntano ovunque. Il governo ha anche lanciato un Ikumen project per incoraggiare gli uomini a un ruolo più attivo nei doveri casalinghi e stimolare le donne a procreare, senza più temere la maternità come una valanga che spazza via ogni diritto alla propria porzione di libertà e autonomia, incluso quello di non dover rinunciare al posto di lavoro, come si sentono costrette a fare circa il 70 per cento di loro all’arrivo del primo, e, sempre più spesso, unico figlio.