Massimo Gaggi, Sette 2/8/2013, 2 agosto 2013
IL BUSINESS DELLA BANCAROTTA
Lo chiamano il missionario di Detroit, la “metropoli perduta” d’America, la città devastata da decenni di spopolamento e deindustrializzazione e sprofondata nella più colossale bancarotta amministrativa della storia. Ma Dan Gilbert, che ha scommesso già un miliardo di dollari sul salvataggio e il rilancio di alcuni pezzi della sua città, non è un filantropo.
L’imprenditore 51enne, nato e cresciuto a Detroit, uno dei pochi che con la società di servizi finanziari Quicken Loans ha creato un “business” non legato al mondo dell’auto, è un uomo d’affari che si è dato una missione complicata e rischiosa. Ma se la spunta, se riesce a far rinascere a macchia di leopardo almeno alcuni quartieri della vecchia “motor town”, Gilbert farà affari d’oro: la sua società di riqualificazione urbana, “Opportunitiy Detroit”, è impegnata in molti progetti sociali e infrastrutturali, come la costruzione di una metropolitana leggera di superficie: una linea di 11 chilometri che, con l’amministrazione municipale paralizzata, è stata sviluppata da un consorzio di privati assistiti da un prestito federale. Ma intanto Bedrock Real Estate Services, la sua società immobiliare, ha comprato grattacieli a prezzi di saldo. Come il Dime Building: una vecchia torre neoclassica di 23 piani, tirata su nel 1912. Due anni fa la Bedrock ha comprato tutto, circa 33 mila metri quadri, spendendo appena 15 milioni di dollari: una cifra che a New York basta a malapena per acquistare una grande “penthouse” di lusso affacciata su Central Park. Se la riqualificazione funzionerà saranno affari d’oro.
E la bancarotta, paradossalmente, potrebbe aiutare. Detroit è stata svuotata dalla deindustrializzazione (anche ora che General Motors, Ford e Chrysler sono in ripresa, gli stabilimenti riaperti sono quasi tutti fuori il perimetro della città) e dall’emigrazione dei ceti medi bianchi che alcuni decenni fa si sono trasferiti nei villaggi satellite più a nord e a est, nel verde e sui laghi. La città ha mantenuto le dimensioni imponenti del 1950, 140 miglia quadrate, ma dei quasi due milioni di abitanti di allora ne sono rimasti solo 700 mila, per l’80 per cento neri, quasi tutti poveri. Il dissesto e lo stato progressivo di abbandono sono cominciati così. La scommessa di Gilbert, che comunque qui ha le sue radici e che Detroit l’ama davvero, è quella di riportare i ceti medi e i professionisti in città creando alcune oasi vivibili e, soprattutto, sicure. Infatti a Detroit, impoverita e con la polizia decimata dai tagli di bilancio, impazza la criminalità.
Alcune zone sono state già rilanciate da varie alleanze filantropiche di cittadini e imprenditori, comunque sempre mosse dalla prospettiva di un recupero di valori immobiliari: si prende a costo zero un’area devastata, la si ricostruisce, si creano servizi professionali, si istituisce un servizio di polizia privata, si attirano boutique, negozi di gastronomia, ristoranti. Tavoli all’aperto, musica jazz in piazza e nel parco. E la gente pian piano torna.
Gilbert ha fatto la sua parte trasferendo la sua società finanziaria, Quicken Loans, e tutti i suoi 7600 dipendenti da un sobborgo al centro della città, nel distretto risanato di Campus Martius Park. Due miglia quadrate dove i giovani neolaureati cominciano a tornare volentieri perché trovano l’eccitazione e le opportunità della città: musica, teatri, cultura, sport. In fondo Detroit, benché sventrata, ha mantenuto l’opera, le squadre di basket, baseball e football e i grandi musei d’arte. Le cui opere, compresi dei Van Gogh, rischiano, però ora il pignoramento nell’ambito della procedura di bancarotta. Il cosiddetto “chapter 8”, se verrà autorizzato dalla magistratura, avrà conseguenze assai dolorose per molti, a partire da decine di migliaia di pensionati del pubblico impiego che rischiano di veder andare in fumo una parte del loro assegno mensile. Ma se recupererà gettito con le tasse pagate dal nuovo ceto professionale e se non dovrà più svenarsi solo per pagare l’assistenza sanitaria e le indennità di quiescenza a un esercito di dipendenti pubblici in servizio e in pensione sproporzionato rispetto alle nuove dimensioni della città, Detroit avrà finalmente le risorse per riqualificare il tessuto urbano, trasformare in parchi le aree abbandonate e ricostruire un servizio di polizia efficiente.