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 2013  agosto 02 Venerdì calendario

[2pezzi: 1 articolo+1intervista sul Kazako] IL REBUS ESTRADIZIONE È una trappola studiata nei minimi dettagli quella che si è richiusa mercoledì mattina intorno a Mukhtar Ablyazov

[2pezzi: 1 articolo+1intervista sul Kazako] IL REBUS ESTRADIZIONE È una trappola studiata nei minimi dettagli quella che si è richiusa mercoledì mattina intorno a Mukhtar Ablyazov. Niente è stato lasciato al caso. Le autorità francesi che hanno arrestato l’oppositore kazako hanno infatti eseguito il mandato di arresto di Interpol su richiesta dell’Ucraina, e non, come si poteva supporre, del Kazakhstan o della Russia, che pure ieri ha ribadito di voler avviare la sua richiesta. È un punto cruciale. La Francia ha infatti firmato accordi di estradizione con una trentina di paesi. Tra questi, c’è l’Ucraina, non il Kazakhstan. Esiste un patto bilaterale con Mosca ma sottoposto ad alcune limitazioni, tra cui la prescrizione per alcuni reati che, in questa vicenda, sarebbe effettiva. Il rischio che Ablyazov possa essere rispedito ad Astana, via Kiev, è insomma reale. L’unica speranza per i difensori dell’oppositore kazako è individuare una serie di eccezioni in quel trattato firmato tra Francia e Ucraina, facendo leva sullo statuto di rifugiato politico concesso ad Ablyazov. La cattura è avvenuta in un paese che ha fama di tutelare l’asilo politico e dissidenti, come l’Italia ha visto in passato a proposito degli ex terroristi rifugiati in Francia. «Ma in questo caso la battaglia per l’estradizione sarà molto complicata» confida un funzionario del ministero della Giustizia, che ha già seguito diverse procedure. Il dicastero guidato da Christiane Taubira dovrà presto districarsi nel rebus, insieme a Interni e Esteri. Ablyazov ha davanti una lunga attesa. La Camera d’istruzione della Corte di Aix-en-Provence dovrà ora attendere l’invio da parte di Kiev del dossier a suo carico, atteso entro 40 giorni. Una prima scadenza è prevista in autunno. Se la richiesta di estradizione verrà accolta dalla Corte, ci sarà ancora una seconda possibilità: fare appello al Consiglio di Stato. Ablyazov potrà così guadagnare altro tempo, sperando che cresca intanto una mobilitazione in suo favore che renderebbe alla Francia tutto più difficile. Sarà comunque il governo ad avere l’ultima parola. «Al di là delle procedure ufficiali, ci sarà una trattativa ufficiosa» spiega ancora il funzionario del ministero della Giustizia. E allora entreranno in gioco valutazioni politiche, interessi commerciali. La trappola in cui è caduto Ablyazov lascia immaginare una forte complicità delle autorità francesi. È quello che hanno fatto capire i nuovi vertici di Bta, la banca kazaka di cui Ablyazov è stato presidente. L’istituto ha ammesso ieri di aver fornito alla polizia francese informazioni per identificare e localizzare l’ex uomo d’affari. Se la collaborazione in effetti c’è stata, allora è probabile che l’esito di questa lunga partita sia già segnato. (a. g.) “E ora Parigi non faccia come l’Italia un dissidente va sempre tutelato ce lo impone la nostra tradizione” ANAIS GINORI DAL NOSTRO INVIATO PARIGI — «La Francia non deve estradare Mukhtar Ablyazov ». È indignato André Glucksmann dopo l’arresto del dissidente kazako in Costa Azzurra. «Una cosa assurda, ma c’è ancora tempo per rimediare. Mi auguro che questa brutta vicenda si risolverà in modo positivo, salvaguardando le regole di diritto». Il filosofo francese, che si è mobilitato contro la guerra in Cecenia e le derive autoritarie del presidente russo Vladimir Putin, ora chiede che il suo Paese accolga l’oppositore politico del presidente Nursultan Nazarbaev, su cui pende anche una richiesta di estradizione di Mosca. Perché la Francia deve concedere protezione a Ablyazov? «Semplicemente perché ha ottenuto lo status di rifugiato politico. Il nostro Paese ha una lunga tradizione nella difesa dei diritti umani. In questo caso si tratta di diritto tout court. È una vicenda eclatante, non ci dovrebbe neanche essere dibattito. Nessuna esitazione è possibile. Ablyazov deve poter essere difeso dalle persecuzioni che subisce nel suo Paese. Quindi dovrà rimanere in Francia». È un principio universale che vale sempre, anche in questo caso? «Io sono per difendere e dare protezione a tutti quelli che lottano contro l’autoritarismo. Non conosco Ablyazov, so poco anche della sua storia. La mia è una posizione di principio. Non possiamo fare tanti discorsi sulla democrazia da esportare se poi non siamo in grado di applicare le stesse regole nei nostri Paesi». Eppure il governo italiano ha espulso la moglie e la figlia di Ablyazov. «È stata un’espulsione totalmente illegale, che non rispetta neppure le normali procedure di estradizione. Non mi interessano le polemiche sui singoli ministri. Mi limito a registrare un fatto: l’Italia ha permesso che venisse eseguita una procedura di non diritto e come tale è da condannare». Il dissidente kazako è accusato però di diversi crimini finanziari. «Ho seguito la vicenda sommariamente e non mi permetto di entrare nel merito. È una trappola che rischia di condizionare il giudizio sull’estradizione. Per me invece non c’è incertezza. Considero sufficiente sapere Ablyazov ha ottenuto lo status di rifugiato politico da un Paese come la Gran Bretagna. Il Kazakhstan può anche rivendicare la propria autonomia, ma non è una democrazia sotto tanti aspetti. Dunque non ci sono le condizioni per esaminare serenamente i procedimenti giudiziari a carico di Ablyazov». Teme che ci siano pressioni della Russia sulla Francia? «La mano lunga della Russia è ovunque. È molto probabile che, anche in questa vicenda, tenterà di esercitare minacce e ricatti per far eseguire questa estradizione. Ma ripeto: la Francia non può assolutamente pensare di riconsegnare un oppositore politico a un Paese che non garantisce diritti e libertà. Spero che Ablyazov resterà qui in Francia, con la protezione che gli spetta». © RIPRODUZIONE RISERVATA