Roberto Giardina, ItaliaOggi 1/8/2013, 1 agosto 2013
MANIFESTI ELETTORALI SENZA CASINO
Sette settimane prima del voto (22 settembre), dal prossimo 4 agosto i partiti potranno cominciare ad attaccare manifesti per le vie di Berlino, ma non all’italiana. Esistono delle regole, e tutti le rispettano, con rare eccezioni.
Intanto il 29 settembre, una settimana dopo le elezioni, i manifesti dovranno essere tolti, sempre a spese dei partiti. Non potranno essere appiccicati dove pare, è proibito attaccarli sulle mura dei palazzi, tanto meno sugli alberi, ai semafori, ai lampioni, né potranno ricoprire le normali pubblicità commerciali. Vanno esposti ad almeno due metri e mezzo di altezza, e i vari municipi di quartiere indicheranno i posti dove sono proibiti per non deturpare monumenti o ostacolare il traffico. E di elezione in elezione aumentano le proibizioni. Non è facile la vita degli attacchini in Prussia.
Tre municipi non si fidano e quest’anno chiedono una cauzione ai partiti. Per ogni manifesto i partiti dovranno versare almeno 50 cent: serviranno a coprire parzialmente le spese di rimozione se i responsabili non interverranno puntualmente. Ma le autorità della capitale assicurano che la cauzione sarà rimborsata a chi rispetterà le regole. Nel quartiere di Spandau si richiedono 150 euro fino a 200 manifesti, 300 euro fino a 800 manifesti, 600 fino a 2 mila, e 800 euro per chi supera questo numero. A Neukölln si preferisce far pagare a forfait: ogni partito dovrà versare 1.500 euro, quattro anni fa erano appena mille. «Ma non ci lamentiamo», dichiara la responsabile del municipio, Frau Anja Stern, «quasi tutti i manifesti nel 2009 furono tolti puntualmente, a parte poche eccezioni, dovute a distrazione».
Diversamente è andata nel mio quartiere di Charlottenburg, grande quanto una città con i suoi 350 mila abitanti. I partiti «dimenticarono» un migliaio di manifesti, e dovettero pagare 10 euro di multa per ognuno rimosso a spese della comunità. E quest’anno dovranno essere tolti appena tre giorni dopo il voto. Come si vede, la politica costa, ma non quanto da noi. E i partiti non spendono patrimoni nella campagna elettorale. In tv si ha diritto a tanti spot in proporzione ai voti ottenuti alle precedenti elezioni, trasmessi dall’Ard o dallo Zdf, i due canali pubblici. Nessuno si compra pubblicità supplementare, anche perché risulterebbe controproducente.
Gli elettori non vogliono essere infastiditi con slogan, ma preferiscono essere convinti con messaggi concreti. Se si votasse domenica prossima, la Merkel vincerebbe con grande distacco: i tedeschi, in un confronto all’americana, la preferiscono per 67 a 18 allo sfidante socialdemocratico Peer Steinbrück. Non bastano i manifesti per colmare il distacco. La Cdu/Csu, il partito di Frau Angela, è dato al 40,5%, l’Spd al 25% e gli alleati verdi al 12,5. Senza contare che i liberali dell’Fdp dovrebbero farcela a superare il 5% minimo per essere rappresentati.
I socialdemocratici, per colmare il distacco, non confidano in Internet come Grillo, ma tornano all’antico: in questi 50 giorni che restano vogliono lanciare un’offensiva capillare compiendo 5 milioni di visite a domicilio. I candidati suonano alla porta e spiegano agli elettori le loro ragioni. Finora, a quanto comunica l’Spd, nessuno ha rifiutato l’incontro, ma chissà quanti cambieranno idea o si convinceranno a compiere il loro dovere. Per il momento l’astensione è data al 40%.