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 2013  luglio 31 Mercoledì calendario

I TOMBAROLI DELLA MUSICA ROCK

Sembra quasi l’ukulele usato a Sanremo ’78, durante l’esecuzione di Gianna con frac e tuba nera (regalata, quest’ultima, da Renato Zero). I ladri, forse fans e forse no, lo hanno trafugato dalla tomba di Rino Gaetano. Al Cimitero del Verano di Roma. Un ukulele di marmo, un quaderno con le dediche dei fan, alcuni vasi e due posacenere.
Il furto, non il primo che colpisce la tomba di Gaetano, lo ha scoperto un’amica di Anna, sorella del cantautore. Il sindaco Ignazio Marino ha espresso condanna. Il sindaco di Crotone, città natale di Rino, il fratello figlio unico della canzone d’autore morto nell’ 81 a neanche 31 anni, ha espresso condanna. Tutti esprimono condanna. Ma i ladri non si trovano. E il turismo tombarolo, ora garbato e ora no, è sempre di moda. Al punto che Ligabue, qualche anno fa, cantava nella non memorabile Happy Hour: “Dicono che devi/ proprio farti fuori/ se vuoi fare il rock in qualche modo/ che ti portiamo i fiori/ lì nei cimiteri mitici”.
IL CASO DI GAETANO va oltre la mitologia del cimitero. Troppe coincidenze, forse, in quel decesso. La sua Volvo andò a schiantarsi contro un camion Fiat 650 sulla via Nomentana, poco prima delle 4 di notte del 2 giugno 1981. Non morì sul colpo, anzi sembrava curabile. Ben cinque ospedali si rifiutarono di curarlo, sostenendo di essere pieni. Il trauma cranico si aggravò e Rino morì. La stessa trama che aveva profetizzato Gaetano nel brano La ballata di Renzo, inedito al tempo della sua morte. La tesi complottistica più nota è legata a un omicidio voluto dalla massoneria, in particolare dalla Rosa Rossa e dai Rosacroce. Studiosi come Paolo Franceschetti e giornalisti come Bruno Mautone ne sono convinti. Tra i tanti indizi (secondo loro): le parole di Gaetano in un concerto del ’79 (“C’è qualcuno che vuole mettermi il bavaglio! Io non li temo! Non ci riusciranno! Sento che, in futuro, le mie canzoni saranno cantate dalle prossime generazioni!”); il testo di Nuntereggaepiù, che allude “alla spiaggia di Capocotta” (quella dell’omicidio di Wilma Montesi) e che nella versione non censurata parlava anche di scandalo Lockheed e figure meno note dei “Panatta e Costanzo” ma ben più potenti; e alcuni versi “subliminali” sulla massoneria contenuti per esempio nella canzone Al compleanno della zia Rosina. Secondo Franceschetti, c’è sempre l’Ordine della Rosa Rossa dietro gli omicidi Pasolini e Pantani, accanto al cui cadavere fu trovato un biglietto criptico: “Colori, uno su tutti rosa arancio come contenta, le rose sono rosa e la rosa rossa è la più contata”. Per la cronaca, anche il fatto che Pantani sia morto in un residence chiamato Le Rose sarebbe un altro messaggio in codice.
Al netto di massonerie e Templari, il turismo tombarolo applicato alla musica risponde principalmente al desiderio di tributare idoli che non ci sono più. A volte qualche reliquia finisce su eBay, ma sono eccezioni. Ci sono familiari che reputano intollerabile la presenza, talora molesta, dei fans. La lapide di Lucio Battisti a Molteno (Lecco) è inaccessibile per volere della vedova. Neanche un anno fa, alcuni filmati mostrarono come la tomba del musicista reatino versasse in condizioni di degrado e incuria. La famiglia di John Belushi, infastidita dal numero di birre presenti nella tomba, lo ha fatto spostare in una parte segreta del cimitero di Martha’s Vineyard, Massachusetts; i fans ci sono ancora, ma sono ormai consapevoli che le spoglie a cui vorrebbero portare alcol sono altrove.
Il pellegrinaggio più noto è quello di Père-Lachaise. Il primo dei cimiteri civili di Parigi. Obiettivo Jim Morrison, il Re Lucertola morto (pure lui tra mille anomalie) il 3 luglio 1971, al n. 17 della parigina Rue de Beautreillis. Accanto a lui, tra i tanti, Michel Petrucciani e Yves Montand, Maria Callas e Henri Salvador.
Un altro grande cantautore, Ivan Graziani, riposa a Novafeltria (Rimini). Una tomba sobria, nella cappella della famiglia della moglie Anna. I plettri e gli attestati di stima, dentro, non mancano mai. Come per Gaetano. Il Famedio di Milano accoglie Giorgio Gaber ed Enzo Jannacci. Le ceneri di Fabrizio De Andrè sono nel cimitero Staglieno di Genova. Luigi Tenco, morto suicida o ammazzato (il mistero è una delle cifre eterne dei cantautori) a Sanremo nel ’67, riposa a Ricaldone, paese di neanche mille anime in provincia di Alessandria.
Ora tributo e ora feticismo, la visita alle lapidi illustri è qualcosa che paradossalmente può non morire. Una sorta di epigrafe ultima dell’antologia di Spoon River. L’opera di Edgar Lee Masters, tradotta da Fernanda Pivano e cantata da De André nel ’71. Elmer che di febbre si lasciò morire, Herman bruciato in miniera, Maggie uccisa in un bordello: “Dormono, dormono sulla collina. Dormono, dormono sulla collina”. Tutti. E ogni tanto qualcuno va a trovarli, per illudersi che vivano ancora. E magari, se insisti, cantino pure.