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 2013  luglio 31 Mercoledì calendario

1996 – BATTUTI DA “UNA SQUADRA DI RIDOLINI”


A cura della redazione – L’Europeo 2002 – N.2

UNA SQUADRA DI RIDOLINI, STAI TRANQUILLO»: così il futuro allenatore della nazionale Ferruccio Valcareggi tranquillizza il ct suo predecessore, Edmondo Fabbri, alla vigilia della partita contro la Corea del Nord. Partita che s’annuncia decisiva, perché nel primo match dei Mondiali in Inghilterra la squadra azzurra le ha buscate dall’Urss. Anche se l’Italia è arrivata a questa edizione della Coppa Rimet con i favori dei pronostici: in quattro anni di conduzione Fabbri ha perso solo tre partite amichevoli (17 vittorie, sei pareggi) e, soprattutto nell’ultimo mese, ha infilato una serie di risultati eclatanti (3-0 all’Argentina, 5-0 al Messico, 6-1 alla Bulgaria); la squadra annovera talenti di prim’ordine come Gianni Rivera, Giacomo Bulgarelli, Giacinto Facchetti, Enrico Albertosi, Sandro Mazzola, Tarcisio Burgnich, anche se, ai Mondiali, Fabbri non convoca l’emergente Gigi Riva e neppure Mariolino Corso. L’inizio è favorevole, “rivincita” (2-0) con il Cile. Ma subito la prima doccia fredda, perché la “bestia nera” Urss sconfigge l’Italia 1-0 con rete di Igor Cislenko. Niente paura, rassicura Valcareggi, adesso ci tocca la Corea del Nord che è una “squadra di Ridolini”. Già. Tanta supponenza trasforma il 19 luglio 1966 nella “pagina della vergogna” del calcio azzurro.
A Middlesbrough (dove, 30 anni dopo, nel 1996 andrà a giocare l’italiano Fabrizio Ravanelli, presso la squadra locale e in Premier League) Fabbri decide di far riposare molti giocatori e rivoluziona la squadra: fuori Burgnich, Roberto Rosato, Sandro Salvadore, Gianfranco Leoncini, Giovanni Lodetti, Ezio Pascutti e il giovane Luigi Meroni; dentro Fausto Landini, Francesco Janich, Aristide Guarneri, Romano Fogli, Marino Perani, Rivera, Paolo Barison. Perani sbaglia tre gol nei primi minuti; Bulgarelli si infortuna, l’Italia si ritrova in dieci. Al 42’ il dentista statale (in realtà era un istruttore di ginnastica) Pak Doo Ik trapana senza pietà la Nazionale. Nel secondo tempo arrembaggio italiano, senza risultato. L’Italia è eliminata. La vergogna viene seguita dalle comiche: l’aereo per riportare a casa la squadra non atterra a Milano, ma a Genova perché Linate è invasa da tifosi inferociti. L’accoglienza ai giocatori avviene lo stesso con lancio di uova, pomodori e verdura mista. “Mondino” Fabbri viene licenziato e la Nazionale affidata al duo Helenio Herrera - Valcareggi. Sì, quello della “Corea squadra di Ridolini”. Destino strano quello di Valcareggi: messo sotto tutela nel 1966 (con Herrera), ancora nel 1970 (con Walter Mandelli), idem nel 1974.
I Mondiali del 1966 vedono un protagonista e una finale controversa. Il protagonista è un ragazzo del Mozambico, Eusébio da Silva Ferreira, che gioca nel Portogallo. Capocannoniere del torneo con nove reti, contende a Bobby Charlton il titolo di miglior giocatore del Mondiale (Pelé, come in Cile, è uscito di scena per infortunio). La “pantera nera” segna due gol al Brasile, che esce dal giro delle finaliste, segna ancora in semifinale contro l’Inghilterra, che però replica con una doppietta del grande Charlton, uomo tuttocampo, assist e gol. Ed eccoci alla combattutissima finale Inghilterra-Germania Ovest. Anche i tedeschi non scherzano, e l’esito del match è aperto. Sul 2-2, nel primo tempo supplementare, il fattaccio: il centravanti inglese Geoffrey Hurst tira, la palla scheggia la traversa, rimbalza per terra; arbitro (lo svizzero Gottfried Dienst) e segnalinee (il russo Tofik Bakhramov) non fanno una piega; proteste degli inglesi, il gol viene assegnato dopo un conciliabolo tra arbitro e segnalinee. In realtà è un gol fantasma: moviole e movioloni negli anni successivi proveranno che la porta non era stata violata. I tedeschi si smontano, e Hurst segna un altro gol, questa volta valido: 4-2 il risultato finale.