Silvia Nucini, Vanity Fair 31/7/2013, 31 luglio 2013
VOLERSI BENE È GRATIS
[Alessia Marcuzzi]
Tutti i maschi che conosco hanno una specie di ossessione per Alessia Marcuzzi. Un giorno uno di loro cercò anche di spiegarmi questo fenomeno la cui trasversalità mi incuriosiva. L’uomo, dotato del dono raro della sintesi, sentenziò: «È la compagna di scuola che tutti abbiamo avuto e che tutti avremmo voluto farci».
Tutti tranne i suoi veri compagni, forse. «Ai tempi studiavo e basta. Ero tanto, tanto brava. Per far vedere che ero anche bona ho dovuto fare i calendari», ride lei con la voce metà roca metà argentina, seduta a gambe incrociate su un divano, i capelli coi colpi di sole, le braccia magre di bambina, allegra e seria, grande e piccola. Un mischione di cose a cui lei aggiunge quello che, a suo parere, è l’ingrediente più importante: il suo pezzo di maschio.
«È questo, secondo me, il segreto: avere un pezzo dell’altro, anche un po’ spiccato. Mio padre – che sta con mia madre da quando avevano 16 anni – ha una sensibilità molto femminile. E mia madre, di contro, ha una componente maschile accesa. Penso che questa sia la chiave della loro felicità. Io, forse, non ho trovato uomini con una parte femminile abbastanza forte. Io e tutti quelli che ho amato ci siamo riconosciuti nella gioia di vivere, nell’essere leggeri, anche incoscienti. Evidentemente però poi mancava la parte protettiva, che ci vuole sempre».
Nell’attesa di trovare in un uomo una parte femminile abbastanza spiccata, Alessia Marcuzzi fa un po’ di cose: la mamma di Tommaso (12 anni) e Mia (quasi 2), intrattiene buoni rapporti coi papà (Simone Inzaghi e Francesco Facchinetti) dei suoi figli, si occupa del suo fashion blog La Pinella (dove ha avviato anche e-commerce di borse e gioiellini), gira Extreme Makeover Home Edition («Molto bello ed emotivamente difficile: impossibile staccare quando ti trovi di fronte alle difficoltà di alcune famiglie»), farà il giudice nel prossimo programma Fashion Style su La5 e si prepara a tornare con una nuova edizione del Grande Fratello da cui ha dovuto prendersi uno stacco perché, spiega, «ho avuto delle difficoltà con gli ultimi ragazzi. Erano troppo maleducati. Ma il programma continua a piacermi molto: è affascinante osservare le dinamiche che si creano. Mi dispiace sempre vedere come i maschi facciano gruppo e le femmine nemmeno un po’».
La famosa solidarietà femminile...
«Siamo così intelligenti, sensibili ed empatiche, ma poi qualcosa non funziona. Chissà cos’è. Forse scatta la competizione. Per trovare la causa bisognerebbe studiare mia madre e le sue amiche: si chiamano “Le 7 nane” perché nessuna di loro supera il metro e sessanta, e ogni anno fanno un viaggio in Europa in bicicletta. Settanta, ottanta chilometri al giorno senza litigare mai. Anche io, nel mio piccolo, con il blog sto cercando di mettere in piedi un gruppo di lavoro di sole donne. Voglio vedere se funziona».
Di solito con lei funziona?
«Ah, io non faccio testo, sono capace di fare gruppo con tutti. Perché sono poco gatta e maliziosa, e questo le altre donne lo apprezzano. A noi le femme fatale non stanno simpatiche. Lo so perché sono cresciuta in un gineceo: i miei nonni hanno avuto tre figlie femmine che hanno fatto, a loro volta, solo femmine. Le mie cugine sono per me sorelle: eravamo sempre insieme. Alle feste di famiglia c’era questo chiacchiericcio continuo, i maschi erano una minoranza silenziosa, noi produttrici di racconti di passione, coraggio, leggerezza. Dalle chiacchiere delle donne viene fuori la vita. A cui, come dice mia nonna, basta poco per farle cambiare colore: un poco di olio, un poco di sale. Viene da un paesino della provincia di Foggia, non ha studiato, ma sa sempre quali sono le cose importanti. Come, per esempio, che una buona pasta migliora la giornata. E che volersi bene non costa nulla, è gratis».
Riesce a mettere in pratica i suoi insegnamenti?
«Ci provo. Io sono una ricercatrice ossessiva di armonia. Ho chiuso le mie storie d’amore quando ho sentito che non c’era più armonia, mi sono separata dai padri dei miei figli perché non volevo crescessero in una famiglia in cui non c’era più armonia, ma continuo a essere in buoni rapporti con tutti sempre per lo stesso motivo: l’armonia. In alcuni momenti siamo tutti insieme, i papà, le loro famiglie, la nuova compagna di Simone e il loro bambino».
È difficile?
«Io penso che questa capacità di tenere tutto insieme sia nelle mani di noi donne. Io sono tranquilla, non sono rancorosa né vendicativa. Magari gli inizi della separazione sono un po’ difficili, bisogna fare degli sforzi, soprattutto per proteggere i bambini. Ne conosco tante, di donne, che fanno fatica. Per me le cose sono state più facili perché io ho una totale indipendenza economica quindi sono libera di decidere, sempre. Se una donna si trova in condizioni diverse dalle mie, io capisco che non sia facile. A me spesso dicono che sono stata una coraggiosa, ma non è coraggio, è che io potevo scegliere».
Qualcuno l’ha anche criticata?
«Alcuni sì, quando mi sono lasciata con Francesco e Mia era piccola, perché ho fatto più o meno la stessa cosa che avevo fatto con Simone. Le critiche su queste cose della mia vita mi fanno male, ma per fortuna ci sono stati anche i ragazzi che mi hanno scritto e raccontato la loro vita difficile di figli di genitori che non si sono mai lasciati e che invece avrebbero dovuto».
Diciamo che a fronte di un paio di generazioni di prudenti che sembrano programmare tutto – dal matrimonio alla carriera ai figli – lei è una bella eccezione.
«Sì, diciamo che io di coraggio e incoscienza ne ho pure troppi. Adesso qualcuno mi dice: hai 40 anni, ti devi calmare. Stesso discorso per gli shorts: hai 40 anni, non devi più metterli. Ma io li metto fino a quando mi stanno bene, certe cose non dipendono dall’età anagrafica».
Traslando: si innamorerà ancora con la stessa rapidità di sempre?
«Ma io non mi innamoro facilmente, anzi. Non ho mai nemmeno avuto una storia di una notte, purtroppo. Sono di quelle che poi si fidanzano sempre. E poi mi innamoro solo di chi si innamora di me. Le mie amiche mi prendono in giro e mi dicono: “Se arriva uno e ti dice che ti ama da quando sei piccola, vai via subito”».
Sostanzialmente non vuole rischiare un due di picche.
«Sì, anche se dicono che faccia bene».
In qualcosa è cauta, quindi.
«Solo in questo, per il resto non programmo niente. Sono in un fermento continuo. La difficoltà per chi mi sta attorno è che io ho sempre bisogno della fiamma alta».
La routine le fa schifo?
«Sì, però sono precisa e piena di regole coi figli e sul lavoro. Ma, nel resto, un casino. Programmare troppo mi fa anche tristezza. Soprattutto quella programmazione un po’ borghese secondo cui ti devi fidanzare e poi sposare e poi aspetta qualche anno e poi fai un figlio e andiamo tutti insieme in vacanza nel tal posto. Per alcuni di questi finisce per essere una farsa. Forse è meglio avere un po’ di incoscienza».
Va bene l’incoscienza, ma neanche per la carriera vale la pena fare un minimo di calcoli?
«Io non li ho mai fatti, capisco benissimo che fare figli nell’incertezza economica non sia facile, ma io penso che un bambino sia sempre una cosa bella. In qualsiasi situazione arrivi, ti illumina la vita. Io, per esempio, sarei potuta andare in America a studiare recitazione, ne avevo parlato con Harvey Keitel e lui mi aveva detto che mi avrebbe aiutata perché gli era piaciuto come avevo recitato con lui sul set di Il mio West. Ma quando potevo partire ho conosciuto Simone, sono rimasta incinta e non sono più andata in America. Anzi, stavo a casa a fare il pane».
E, insomma, questi conti che non fa prima li fa dopo? O non li fa?
«Certo che li faccio. I miei privati, e anche quelli che dipendono dal giudizio della gente: sono pur sempre un personaggio un po’ pubblico».
Non è maschilista giudicare una donna che fa due figli con due uomini diversi e non sta più con nessuno dei due?
«È molto maschilista, gli uomini possono sempre fare ciò che gli pare. Le donne no: se ti metti con quello più giovane sei una vecchia, se fai i figli con uno e ti lasci sei una madre snaturata, se fai figli fuori dal matrimonio non va bene. È un problema anche molto italiano, della nostra idea di famiglia. Che sicuramente serve a darci radici, ma non contempla modalità più contemporanee».
La sua, di famiglia, com’è?
«Io Tommaso e Mia. Lui la adora, lei è gelosissima. Se si avvicina a me, lo morde. E poi canta, canta sempre. Canta la mattina, canta la sera per addormentarsi. Canta anche di notte se si sveglia, la sento dalla radiolina che collega le nostre stanze. Lo diciamo sempre anche con Francesco, ridendo, che il dono della voce ha saltato una generazione! È passato dal nonno Roby Facchinetti direttamente a lei. Anche lui lo pensa: gli mando le registrazioni di Mia che canta e si diverte molto».
Una figlia cantante, una madre conduttrice...
«Ma io non mi vedo a fare questo lavoro per sempre».
Si è stancata della Tv?
«La Tv è tante cose. È stare in studio, con gli abiti, il trucco, le luci perfette. Un’esperienza che fa bene all’autostima. E poi è anche stare per strada, come con il programma che sto girando: svegliarsi alle 4,30 del mattino, non sapere quando finirai. Mi ricorda quando ho iniziato con Colpo di fulmine. Sempre per strada, conosco tutti i bagni pubblici d’Italia potrei scrivere la Lonely Planet».
Sembra che non le dispiaccia.
«No, sono una donna fortunata, ma non è detto che io debba invecchiare nel piccolo schermo. Magari farò l’imprenditrice. Su di me si può scommettere che potrei diventare qualsiasi cosa. Magari mi troverete un giorno su un’isola deserta coi miei figli, a fare dei ricami e venderli».
Con quanti figli?
«Chi può dirlo, magari c’è un bell’isolano».