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 2013  luglio 31 Mercoledì calendario

SE LE STATISTICHE AIUTANO IL PIL


Kim Kardashian non ce la fa ma Seinfeld, la famosa serie televisiva americana, sì. Si parla dell’impatto sul Pil americano derivante dall’inclusione del valore aggiunto delle opere originali artistiche e di intrattenimento. Come ha spiegato sul Sole 24 Ore di ieri Riccardo Sorrentino, la nuova metodologia di calcolo del Pil ha introdotto molte innovazioni. La più importante di queste (vale 300 miliardi di dollari nel 2007, anno-base per questa rivisitazione contabile) è l’inclusione fra le spese di investimento di quelle in ricerca e sviluppo (qualche anno fa un altro bene immateriale, il software, è stato ammesso fra i beni finali di investimento). A ruota, fra le novità volte ad ingrossare il Pil - novità che sono un inevitabile portato di quella "economia della conoscenza" che ha allargato i confini della produzione ai cieli rarefatti della proprietà intellettuale - sta l’ingresso fra i beni finali degli "investimenti" in creazioni artistiche (70 miliardi di dollari nel 2007) che abbiano la proprietà di creare flussi di reddito in futuro, come fa un tornio o un areomobile.
Oggi il Department of Commerce americano rilascerà i dati del secondo trimestre 2013, oltre a una nuova serie del Pil rivista dal 1929 in poi. Si deve tornare indietro di tanto perché le spese di sviluppo e le creazioni artistiche ci sono sempre state. Rodolfo Valentino, che morì nel 1926, non farà in tempo a contribuire al Pil Usa, ma molte altre luci della ribalta ci saranno. La discriminante è l’investimento in opere suscettibili di produrre reddito. Per questo la telenovela di Seinfeld - che ha dato origine a rivisitazioni e Dvd - ci sarà, con le relative spese di produzione. Mentre, come detto, il reality show di Kim Kardashian non entra nel Pil, come scrive Bloomberg.
Come si fa a crescere in questi anni difficili? I Bric rallentano, l’America avanza controvento, l’Europa e (ancor più) l’Italia arretrano... Il mondo è a corto di idee. Ma fortunatamente, dietro ai numeri del Pil, ci sono gli statistici che spingono il carrozzone delle cifre. E, con un tratto di penna, il Pil di tutti i Paesi si avvia a un sostanziale aumento. Per revisioni metodologiche, però, non per un’accelerazione del passo.
Le due innovazioni sopra citate, insieme ad altre minori, valgono a innalzare il Pil americano di circa il 3%, una quantità equivalente all’intero Pil del Belgio. Ma "fu vera gloria?". Se si misura il peso di un bene in libbre o in chili, il bene non cambia. Cambia solo la convenzione dell’unità di misura; cambia la lente con la quale si traguardano le grandezze che la compongono. Tuttavia, ci sono alcune conseguenze, a parte quelle, ovvie, relative alla Hit Parade dei muscoli economici delle nazioni.
Queste innovazioni nella misura del Pil non sono state tirate fuori dal cappello del Bureau of Economic Analysis. Come ricorda Sorrentino, il Pil viene calcolato nei diversi Paesi secondo una metodologia internazionale. Il manuale dei conti nazionali, insomma, è "lavoro in corso" gestito internazionalmente, e queste innovazioni sono state concordate da tutti i Paesi e verranno gradualmente introdotte, anche in Europa. Ed è proprio in Europa che gli occhi delle politiche di bilancio sono spasmodicamente fissi sui rapporti deficit/Pil: qualsiasi revisione al rialzo del denominatore abbassa questo rapporto. Ma non ci facciamo troppo conto: anche se il Pil italiano andasse su del 3%, come il Pil americano, l’impatto sul rapporto deficit Pil sarebbe minimo: un disavanzo del 2,9% diventerebbe del 2,8. Meglio concentrare gli sforzi per far crescere il Pil senza scorciatoie contabili...