Michele Serra, L’Europeo n.1/2 2/2010, 30 luglio 2013
DICIOTTO BUSTE ROSSE E GLI OROLOGI SPEZZATI
Michele Serra, L’Europeo 1949 – N.20
DICIOTTO VALIGIE DI CUOIO CON LE SCARPE, il pigiama, l’asciugamano, lo spazzolino, il sapone, un giocattolo per i bambini, un braccialetto per la moglie o la fidanzata. Diciotto buste rosse chiuse con la ceralacca e dentro orologi spezzati, anelli, portafogli, documenti: quello che era addosso ai cadaveri o è stato raccolto pazientemente dai carabinieri durante due giorni tra i rottami del trimotore. Non rimane altro, al sole, dei 18 giocatori granata. Tutto il resto, con i brandelli degli abiti, è sottoterra da una settimana.
Anche le salme sono disperse: alcune a Torino, altre in Lombardia, altre nel Veneto. Una in Francia. Si è faticato tanto ad accertare la proprietà di un frammento di collana, di una busta con dieci dollari, di un ricordino d’oro trovato tra il fango e i frammenti di lamiera sul tragico terrapieno. Ma ora ogni cosa è al suo posto in ciascuna delle 18 buste destinate alle famiglie, C’è stata una sola contestazione: per gli oggetti di Valentino Mazzola perché Mazzola si era risposato a Vienna qualche settimana fa senza che il suo primo matrimonio (con Emilia Ranaldi, dalla quale aveva avuto due figli, Sandro e Ferruccio, ndr), fosse annullato.
La famiglia di Mazzola è quella che esce dalla catastrofe nella situazione economica più difficile. Mazzola aveva speso nella propria vicenda matrimoniale circa 5 milioni di lire e non aveva finito di pagare tutto. Il conto dell’avvocato che lo aveva assistito nella pratica per le nozze con Giuseppina Cutrone è arrivato da Vienna cinque giorni fa.
Mazzola aveva molta fretta perché doveva tornare immediatamente in Italia. Si era sposato tra una domenica e l’altra del campionato e aveva portato con sé una certa somma in franchi svizzeri, ma tale somma non era bastata a saldare tutta la spesa e Mazzola era ripartito promettendo all’avvocato di spedirgli al più presto il denaro. Certamente guadagnava molto e collaborava anche a una fabbrica di articoli sportivi, ma spendeva moltissimo e aveva a carico due famiglie: quella della prima moglie, alla quale era affidato il bambino più piccolo (Ferruccio), e quella della seconda, che viveva con lui e provvisoriamente con l’altro ragazzo (Sandro).
Ora i 4 o 5 milioni di lire dell’assicurazione, l’altro denaro che sarà messo insieme per ognuno dei giocatori scomparsi, la valigia e la busta con gli oggetti più piccoli andranno alla prima moglie, come Mazzola non avrebbe voluto ma come impone la legge.
IL PRIMO MATRIMONIO DI MAZZOLA, MALGRADO la nascita di due bambini, era stato molto infelice; la situazione era nota e gli amici di Mazzola parteggiavano per la seconda moglie, benché anche loro avessero cercato di distoglierlo dalle nuove nozze prima che il matrimonio precedente fosse stato riconosciuto nullo in Italia. Anche i ragazzi del Torino il giorno dei funerali erano schierati con la seconda moglie e avrebbero consegnato a lei, se fosse dipeso da loro, quello che è rimasto; ma non hanno potuto far nulla. Gli altri giocatori non hanno lasciato situazioni familiari così intricate. Nove erano sposati da poco tempo e avevano un bambino o due. Otto non erano ancora sposati. I due più giovani non avevano ancora nemmeno la fidanzata. Sono così, oltre i genitori e i fratelli, in tutto dieci mogli e sei fidanzate che piangono.
Si calcola che ciascuna famiglia riceverà, come importo dell’assicurazione stipulata per il volo e come quota dei contributi straordinari che sono stati raccolti in questi giorni, circa 8 milioni di lire, oltre alla pensione che è stata assegnata loro dal Coni.
Il più economo era forse il portiere Valerio Bacigalupo, il grande amico di Danilo Martelli e di Mario Rigamonti, con i quali formava il cosiddetto “trio Nizza”. Aveva convinto i due amici a fumare Nazionali sostenendo che non erano più cattive delle americane e costavano meno. Stava mettendo da parte il denaro per sposarsi e aveva spedito a Torino per ferrovia, affidandola a un amico, una grossa bottiglia di profumo che aveva ricevuto in regalo a Lisbona. Il pacco è arrivato alla fidanzata di Bacigalupo quando lui era già morto, vi era scritta di sua mano a penna una sola parola che era una dichiarazione d’amore e una firma: “Baci”.
I DUE BALLARIN, ALDO E DINO, ERANO TUTTI E DUE sposati. Dino lascia la moglie Dina Tesserin e due bambine, Gianna, di cinque anni, e Laura, di sei mesi. L’assicurazione, la pensione, il bagaglio andranno alla moglie, che li custodirà per le bambine. La situazione economica di Ballarin I (Aldo) è fra le meno difficili. Ballarin aveva aperto a Torino un negozio di abbigliamento in società con l’altro triestino, il mediano Giuseppe Grezar. Il negozio andrà avanti gestito dalle due vedove. Eusebio Castigliano lascia la moglie e una bambina. La moglie ha 19 anni soltanto e ha saputo della catastrofe la sera di mercoledì dalla propria madre. Nella valigia di Castigliano c’erano, oltre i soliti oggetti, un portacipria comprato a Lisbona per lei e due bambolotti per la bambina.
Anche Guglielmo Gabetto e Franco Ossola lasciano alle rispettive vedove la gestione dell’esercizio che avevano comprato in società: il bar Vittoria, a Torino. Avevano investito in questo locale, che è uno dei più frequentati del centro, tutti i loro risparmi; e questo solleva adesso le due famigliole da preoccupazioni economiche. Gabetto aveva due figli ed era popolarissimo in città, dove lo chiamavano “il barone” per la scriminatura dei capelli. Sua moglie ha saputo dell’incidente aereo per caso, da alcuni sconosciuti, che ne parlavano salendo le scale di casa. La moglie di Ossola era invece in quel momento alla cassa del bar e fu informata in termini vaghi dal personale stesso. Una bambina e la moglie lascia anche Ezio Loik, mezzala, altro giocatore popolarissimo. Abitava in Borgo San Paolo, caratteristico quartiere operaio di Torino, ed era il più allegro della squadra. La sua situazione economica non è nota, ma è certo che la vedova conta sull’importo dell’assicurazione per mantenere ed educare la bambina. Il terzino Virgilio Maroso si era sposato l’anno scorso. Era nato in provincia di Vicenza e aveva 24 anni. Non doveva essere aggregato alla comitiva di Lisbona perché ancora sofferente di uno strappo muscolare, ma aveva insistito per andare lo stesso. Moglie e due figli lascia Romeo Menti, ala, l’ultimo in ordine alfabetico degli sposati.
Danilo Martelli lascia mamma e sorella, oltre alla fidanzata, una bella ragazza che ha saputo per prima la notizia dell’incidente e tra le prime è arrivata ai cancelli di Superga, senza riuscire a passare, trattenuta dagli agenti. Martelli era uno dei ragazzi più giovani e aveva anche una bella voce. Aveva inciso un disco con la canzone Addormentarsi, che era stato inserito nel programma di domenica scorsa di Radio Lugano. Quattro giorni dopo la catastrofe nessuno ha avuto il coraggio di ascoltarla. Venerdì scorso doveva andare a ritirare una macchina. I suoi oggetti personali e la sua salma sono stati inviati a Mantova.
A BRESCIA È STATA ANCHE MANDATA LA salma di Mario Rigamonti, pure lui fidanzato. Rigamonti stava per laurearsi in medicina ed era un appassionato motociclista. Per questa sua passione aveva già rischiato più volte di ammazzarsi. Degli ultimi due calciatori morti, Julius Schubert (nato a Budapest ma naturalizzato cecoslovacco, ndr) era fidanzato ma non aveva la famiglia in Italia. Il terzino Pierino Operto era il più torinese della squadra. Da ragazzo era stato operaio del Lingotto. Aveva 23 anni e non era nemmeno fidanzato; quanto gli spetta andrà ai genitori.