[1] Gian Guido Vecchi, Corriere della Sera 30/7/2013; [2] Marco Ansaldo, la Repubblica 30/7/2013; [3] Giacomo Galeazzi, e Andrea Tornielli, La Stampa 30/7/2013; [4] Salvatore Mazza, Avvenire 30/7/2013, 30 luglio 2013
Pallinato intervista papa – Note: Ho integrato l’intervista Gian Guido Vecchi pubblicata sul Corriere della Sera con la Stampa, Repubblica e Avvenire
Pallinato intervista papa – Note: Ho integrato l’intervista Gian Guido Vecchi pubblicata sul Corriere della Sera con la Stampa, Repubblica e Avvenire. Sotto le fonti. Il volo AZ4000 balla sull’Atlantico da una quarantina di minuti ma Francesco resta in piedi imperturbabile, salvo quando dà un’occhiata all’orologio e sorride ironico: «Fra poco servono la cena, avete fame?». Coro di una settantina di giornalisti da tutto il mondo: «Nooo!». Un po’ impietoso, in verità. Francesco aveva esordito dicendo d’essere «contento nel cuore» ma «abbastanza stanco», e ci mancherebbe dopo una settimana di Gmg a Rio de Janeiro. Ma l’occasione è più unica che rara. Domande non anticipate. E il Papa che risponde per un’ora e venti minuti, a tutto, una lezione di libertà. Tra l’altro spiega che Wojtyla e Roncalli saranno probabilmente santi dopo Pasqua e non l’8 dicembre, che portava la borsa con «rasoio, breviario, libro da leggere… » […], che non ha parlato di aborto o matrimoni gay poiché «la Chiesa si è già espressa» ed «era necessario parlare delle cose positive che mettono in cammino i giovani», che preferisce «la pazzia» di avvicinare la gente a quella «d’essere blindato» [1] («Abbiamo avuto problemi con le ipotesi riguardanti la sicurezza ma infine non c’è stato un incidente. Senza macchina blindata ho potuto abbracciare la gente. Ci può essere un pazzo, ma c’è anche il Signore che protegge: io preferisco il rischio di questa pazzia» [2]) e definirsi «vescovo di Roma» non significa «essere un primus inter pares». Soprattutto non evita le questioni più delicate. [1] Santità, si è scritto sull’intimità di monsignor Ricca (il prelato dello Ior da lui nominato, ndr), come intende affrontare il caso e la questione «lobby gay»? «Per quanto riguarda monsignor Ricca, ho fatto quello che indica il diritto canonico, che è l’investigatio previa. E in questa investigato non c’è niente di ciò di cui lo accusano, non abbiamo trovato niente. Questa è la risposta. Ma io vorrei aggiungere una cosa. Io vedo che tante volte nella Chiesa si vanno a cercare i peccati, di gioventù per esempio, e si pubblica. Non i delitti, eh!, i delitti sono un’altra cosa: l’abuso di minori per esempio è un delitto, non è un peccato. Ma se una persona, laico, prete o suora, commette un peccato e poi si converte, il Signore perdona. E quando il Signore perdona, il Signore di-men-ti-ca! E questo per la nostra vita è importante: quando andiamo a confessarci, e diciamo «ho peccato in questo», il Signore dimentica. E noi non abbiamo diritto di non dimenticare, perché corriamo il rischio che il Signore non si dimentichi dei nostri, di peccati, eh! È un pericolo! È importante, una teologia del peccato. Se ne scrive tanto, della lobby gay. Io ancora non ho trovato nessuno che mi dia la carta d’identità, in Vaticano. Dicono ce ne siano. Ma si deve distinguere il fatto che una persona è gay dal fatto di fare una lobby. Se è lobby, tutte le lobby non sono buone. Ma se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla? Il catechismo spiega che queste persone non devono essere discriminate ma accolte. Il problema non è avere questa tendenza, dobbiamo essere fratelli, il problema è fare lobby: di questa tendenza o d’affari, di politici o massoni, tante lobby...Questo è il problema più grave». [1] Cosa succederà allo Ior? «Io non so come finirà lo Ior, alcuni dicono che forse è meglio sia una banca, altri un fondo di aiuto, altri di chiuderlo. Io mi fido delle persone dello Ior che stanno lavorando su questo, della commissione. Il presidente dello Ior rimane lo stesso, direttore e vice si sono dimessi. Io non so bene dire come finirà, il che è anche bello: perché si cerca, siamo umani, dobbiamo trovare il meglio. Ma le caratteristiche dello Ior, qualsiasi cosa sia, devono essere trasparenza e onestà». [1] Che cosa è stato Vatileaks? «Quando sono andato a trovare Benedetto XVI a Castel Gandolfo, mi diceva: in questa scatola grande ci sono tutte le testimonianze, ma il riassunto e il giudizio finale è in questa busta. Ed elenca: ta-ta-ta, aveva tutto in testa! È un problema grosso, eh? Ma non mi sono spaventato, no, mai”. [1] Ha trovato resistenze alle riforme, in Curia? «Se c’è resistenza io ancora non l’ho vista. È vero che non ho fatto tante cose, ma si può dire che io ho trovato aiuto e anche gente leale. Ci sono uomini santi e c’è anche qualcuno che non è tanto santo, no, e questi sono quelli che fanno più rumore, no? Fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce… E porta dolore, ci sono alcuni che danno scandalo... Noi abbiamo questo monsignore in galera (Nunzio Scarano, contabile Apsa ndr ), e non è andato in galera perché assomigliava precisamente alla beata Imelda, no? (in spagnolo è come dire che non è uno stinco di santo, ndr). Sono scandali, fanno male… Credo che la Curia sia un poco calata dal livello che aveva un tempo. Penso ai vecchi curiali, abbiamo bisogno di persone così». [1] Parla spesso di misericordia. C’è la possibilità che i divorziati e risposati siano riammessi alla comunione? «Credo che questo sia il tempo della misericordia, che sia l’occasione, il kairòs di misericordia, in questo cambio d’epoca nel quale ci sono tanti problemi nella Chiesa, anche a causa delle testimonianze non buone di alcuni preti, anche problemi di corruzione. Pure il clericalismo ha lasciato tanti feriti e bisogna andarli a curare con la misericordia. Ma bisogna guardare al tema nella totalità della pastorale matrimoniale. Apro una parentesi: gli ortodossi ad esempio permettono una seconda unione. Quando si riunirà il gruppo degli otto cardinali, a ottobre, tratteremo di come andare avanti nella pastorale. Anche il tema della nullità matrimoniale va studiato». [1] Quale ruolo per le donne nella Chiesa? «Una Chiesa senza le donne è come il collegio apostolico senza Maria. E la Madonna è più importante degli apostoli. Credo che non abbiamo fatto ancora una profonda teologia della donna nella Chiesa. Non dev’essere solo di lavoratrice, mamma, così è limitata, né fare solo la chierichetta, c’è di più! Sull’ordinazione delle donne, la Chiesa ha detto no, Giovanni Paolo II si è pronunciato con una formulazione definitiva. Ma ricordiamo che la donna nella Chiesa è più importante di vescovi e preti». [1] Qual è il suo rapporto con Benedetto XVI? «L’ultima volta che due o tre Papi parlavano, litigavano per capire chi fosse quello vero! Io gli voglio tanto bene, a Benedetto. È un uomo di Dio, umile, che prega. Sono stato tanto felice quando fu eletto Papa. Quando ha dato le dimissioni per me è stato un esempio, un grande! Solo un grande fa questo. Adesso abita in Vaticano e alcuni mi dicono: ma non ti ingombra? Non ti fa la rivoluzione contro? Io rispondo che per me è come avere un nonno in casa, ma il nonno saggio, o il mio papà. In famiglia il nonno è venerato, è ascoltato. Lui è prudente, non si immischia. Se avessi una difficoltà, una cosa che non ho capito, gli telefonerei: ma, mi dica, posso farlo? Sono andato per parlare di Vatileaks e mi ha detto tutto con una semplicità… Quando si è congedato dai cardinali ci ha detto: tra di voi c’è il nuovo Papa al quale io prometto la mia obbedienza. È un grande!». [1] Qual è stata la cosa più bella e più brutta nel suo pontificato? «Bello l’incontro con i vescovi italiani. Dolorosa la visita a Lampedusa: queste persone sono vittime di un sistema socioeconomico mondiale. La cosa peggiore (scherza, ndr) è stata una sciatica dolorosissima, il primo mese». [2] Come si sente nel ruolo di Papa? «Fare il lavoro di vescovo è una cosa bella. Il problema è quando qualcuno cerca quel lavoro, questo non è tanto bello. C’è sempre il pericolo di pensarsi un po’ superiori agli altri, di sentirsi un po’ principe. Ma il lavoro di vescovo è bello: deve stare davanti ai fedeli, in mezzo ai fedeli e dietro ai fedeli. Facendo il vescovo a Buenos Aires sono stato felice. Ero tanto felice. E come Papa? Anche. Quando il Signore ti mette lì, se tu accetti di fare quello che il Signore ti chiede, sei felice». [3] Perché ha detto di sentirsi ingabbiato? «Lei sa quante volte vorrei andare per le strade di Roma? A me piaceva tanto. Mi sento un po’ ingabbiato. Quelli della Gendarmeria vaticana sono buoni, adesso mi fanno fare qualcosa di più, ma capisco che non è possibile, lo capisco anche se ero un prete camminatore». [2] «Non potrei vivere da solo nel palazzo. L’appartamento papale è grande ma non è lussuoso. Ma io non posso vivere da solo con un piccolo gruppetto di persone. Ho bisogno di vivere con gente, di trovare gente. Per questo ho detto che sono motivi “psichiatrici”: psicologicamente non potevo e ognuno deve partire dal suo modo di essere. Comunque anche gli appartamenti dei cardinali sono austeri, quelli che conosco. Ognuno deve vivere come il Signore chiede di vivere. Ma un’austerità generale è necessaria per tutti quelli che lavorano al servizio della Chiesa». [3] La Chiesa pentecostale in Brasile è forte. «È vero, noi invece siamo in calo. Vi devo confessare che negli Anni ’70 questi movimenti carismatici non li potevo vedere. Dicevo che confondevano la funzione liturgica con il samba. Ora ho cambiato idea e vedo il bene che fanno. Sono una grazia dello spirito e sono necessari». [2] Si sente ancora gesuita? «I gesuiti «devono obbedire al Papa ma se il Papa è gesuita a chi obbedisce? Forse al superiore generale? Mi sento gesuita come spiritualità, mi penso come gesuita e penso come gesuita, ma non ipocritamente». [4] Le manca l’Argentina? «Buenos Aires a volte mi manca. Ma è una mancanza serena». [3] I prossimi viaggi? «Il 22 settembre a Cagliari, il 4 ottobre Assisi. Poi vorrei andare in un solo giorno a trovare i miei parenti (in Piemonte, ndr). Il patriarca Bartolomeo vorrebbe celebrare assieme a Gerusalemme i 50 anni dell’incontro fra Paolo VI e Atenagora, e anche Israele e Palestina sono d’accordo. Sono stato invitato in Asia: Sri Lanka e Filippine. Vorrei andare a Costantinopoli, ma ora per la mia agenda personale non è possibile. Non sono ancora previsti viaggi in Argentina o altri Paesi latinoamericani ». [2] «In America Latina credo che non ci sia possibilità di tornare, perché il Papa latinoamericano, il primo viaggio in America Latina … arrivederci! Dobbiamo aspettare un po’! Andare in Argentina: in questo momento io credo che si possa aspettare un po’». [3] Che cosa c’era la borsa di cuoio? «Non c’era la chiave per la bomba atomica... Sono salito sull’aereo portando la mia borsa perché sempre faccio così. Dentro? Il rasoio, il breviario, l’agenda e un libro da leggere: ho portato un libro su Santa Teresina, della quale sono devoto. È normale portarsi la borsa, dobbiamo essere normali, dobbiamo abituarci a essere normali e sono un po’ sorpreso del fatto che l’immagine della borsa abbia fatto il giro del mondo». E del aereo papale cosa dice? «Quest’aereo non ha allestimenti speciali. Io sono avanti, una bella poltrona, comune, ma comune, quella che hanno tutti. Io ho fatto scrivere una lettera e una chiamata telefonica per dire che io non volevo allestimenti speciali sull’aereo: è chiaro?». [3] Bergoglio ha sorpreso tutti per la puntualità delle risposte e per la cordialità mostrata verso la stampa e ha rivelato di voler fare un viaggio di un giorno per andare a trovare i parenti in Piemonte. Ieri mattina, quando ormai l’aereo era prossimo all’atterraggio, il Papa si è nuovamente riaffacciato, da solo e senza prelati al seguito, per salutare i giornalisti. [3] [1] Gian Guido Vecchi, Corriere della Sera 30/7/2013; [2] Marco Ansaldo, la Repubblica 30/7/2013; [3] Giacomo Galeazzi, e Andrea Tornielli, La Stampa 30/7/2013; [4] Salvatore Mazza, Avvenire 30/7/2013