Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  luglio 30 Martedì calendario

«SALVATAGGIO MPS, PIANO DA CAMBIARE»

Il gran creditore, quello che nel 1472 si chiamava «Monte Pio» perché procurava prestiti al minimo tasso di interesse «a povare (sic) o miserabili o bisognose persone», è diventato un debitore, ed ora è quasi sotto ingiunzione. «Caro Fabrizio… sono preoccupato per la stabilità della banca» scrive il commissario europeo alla Concorrenza Joaquín Almunia, in una lettera al ministro italiano dell’economia Fabrizio Saccomanni. La lettera, 3 pagine, datata metà luglio, è stata anticipata dal «Financial Times». Ed è come una mina alla deriva. Si parla ancora una volta di Mps, quel «Monte Pio» che è anche la banca più antica al mondo, il Monte dei Paschi di Siena che da mesi attende il via libera di Bruxelles per il suo piano di ristrutturazione e per il destino delle obbligazioni Monti-Bond, 3,9 miliardi di euro. Ma quel piano non va ancora bene, dice adesso Almunia: «Deve essere ancora migliorato» in 4 o 5 punti, perché sia fattibile a lungo termine e «per consentire alla banca di ripristinare la sua stabilità» (o «autosufficienza», a seconda della traduzione: il termine inglese è «viability», ndr). Risposta diplomatica dal nostro ministero dell’economia: non c’è nessuna bocciatura da Bruxelles, la lettera fa parte di un «dialogo informale in costante evoluzione», in un «rapporto di reciproca collaborazione» e non appartiene alla «procedura del contenzioso». Ma intanto, nel caso che non arrivi da Roma una risposta soddisfacente già «nelle prossime settimane», Almunia prospetta anche un’indagine della Ue, con la coda di possibili multe. Ed ecco il menu dei «suggerimenti» partiti da Bruxelles. Primo: riduzione dei costi e del rapporto di profittabilità. Secondo, revisione dei compensi dei manager, che Almunia giudica tuttora «ben in eccesso». Ci vuole un «tetto», ammonisce: durante crisi di questo tipo in cui si ricorre al denaro pubblico, il rapporto fra il salario medio di un manager bancario e quello di un cittadino comune appartenente al suo stesso Paese non può essere più di 1 a 15. E ciò «fino al termine della ristrutturazione o fino a che la banca ripaghi l’aiuto di Stato». Terza richiesta, controllo più stretto delle politiche di accantonamento entro i livelli prudenziali. E ancora: valutazione attenta del livello del trading, messa a punto (leggi: riduzione) dell’esposizione al titoli del debito sovrano italiano. Su quest’ultimo punto, e mentre in Borsa il titolo Mps comincia a scarrocciare (ribasso oltre il 4,7%), arriva anche uno sprazzo di diffidenza: Roma aveva fatto sapere che la rinuncia a quei bond potrebbe costare 5000 posti lavoro, Almunia giudica questa cifra «considerevolmente gonfiata» e ricorda che già nel primo piano di ristrutturazione si parlava di 4.000 posti tagliati. Poi torna a pestare sul tasto bollente del rimborso dei Monti-Bond, alla scadenza concordata. E chiude con quel saluto a Saccomanni che sa di ultimatum: «Infine, debbo avvisarti che in assenza di progressi sufficienti su queste linee nelle prossime settimane, dovrò proporre al collegio dei Commissari l’apertura di una procedura d’indagine formale sugli aiuti a Mps». Traduzione: un’inchiesta fino a 6 mesi, con un possibile sbocco in pesanti ammende, e soprattutto nel rimborso forzoso dei Monti-Bond.

Luigi Offeddu