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 2013  luglio 30 Martedì calendario

Quando Joan Baez uscì con Bob Dylan Gelosia (dopo averlo vietato alla sorella) – E pensare che all’inizio a lui interessava la sorella di lei

Quando Joan Baez uscì con Bob Dylan Gelosia (dopo averlo vietato alla sorella) – E pensare che all’inizio a lui interessava la sorella di lei. Una delle prime volte in cui Bob Dylan, allora un ragazzetto che si stava facendo un nome nella scena folk dei locali del Greenwich Village di New York, incontra Joan Baez, allora già una star che di lì a poco sarebbe finita sulla copertina di Time, nota Mimi, la sorella di lei. Prova anche a invitarla fuori, ma è la sorella maggiore, Joan appunto, a non darle il permesso. «Ero un po’ gelosa del suo interesse verso di lei, ma me la cavai ridendo e prendendolo in giro. Lui sembrava piccolino e molto giovane. Io avevo sei mesi più di lui, ma mi sentivo sua madre», ha ricordato anni dopo Joan nella sua autobiografia «And a Voice to Sing With: A memoir». Nonostante la partenza disastrosa, la storia d’amore fra Dylan e la Baez è stata una di quelle che ha segnato non solo due persone, ma una generazione intera. Anzi di quella generazione in trasformazione è stata il simbolo. Prima ancora di John Lennon e Yoko Ono, Bob e Joan sono stati la prima coppia pubblica a dare voce attraverso la musica e le canzoni al fermento sociale di quegli anni. Le loro canzoni contro le disuguaglianze razziali, l’ingiustizia sociale, la guerra in Vietnam, la corsa al nucleare erano la colonna sonora delle marce di protesta che infiammavano gli Stati Uniti. Il momento in cui scocca la scintilla fra i due è stato immortalato da Joan in una delle canzoni che ha dedicato a Dylan. «Ora ti guardo mentre stai in piedi/ foglie marroni che ti cadono attorno/ e la neve fra i tuoi capelli/ Sorridi guardando Washington Square dalla finestra di quel hotel fatiscente». «Diamonds & Rust», scritta dalla cantautrice nel 1975, ricorda un pomeriggio in cui i due erano assieme in un hotel per tossici, travestiti e scappati di casa a fare interviste. «Mi stavo innamorando — ha ammesso lei —. Quella è la volta in cui mi sono sentita più vicina a lui. E mai dopo quel giorno ho sentito la stessa spontaneità dello stare con lui». Lui le è rimasto nel cuore. È ancora il testo di «Diamonds & Rust» a suggerirlo con il racconto che si apre sulla telefonata di «un fantasma che ritorna». Sicuramente meno compiaciute le altre due volte che la penna di Joan si è mossa nel ricordo dell’ex amato. La prima in assoluto, «To Bobby», che risale al 1972, invitava Dylan a tornare all’impegno civile nelle canzoni, stesso rimprovero di «Winds of the Old Days», coetanea di «Diamonds & Rust». Ma torniamo alla storia. Arriva il momento in cui la regina del folk ha bisogno di dare una svolta alla sua carriera, ha bisogno di nuove canzoni impegnate, i tempi stanno cambiando, per la sua voce da usignolo. Quel giovane dall’aspetto trasandato ma dalla penna così affascinante e innovativa può dare concretezza alle sue richieste. E lui ha bisogno di farsi un nome. Nel 1963 Joan lo invita come ospite durante la sua esibizione al Monterey Festival e in tutto il suo tour. Vince anche le resistenze dei fan che all’inizio lo accolgono freddamente. Coppia combinata? Anche se sono gli stessi amici di Dylan a dirgli di lasciare stare Mimi e di pensare alla carriera puntando su Joan, il sentimento nasce. Nell’autobiografia Baez ha ripescato dai ricordi della vita una conversazione dell’estate del 1964 in cui i due affrontarono il tema di un futuro assieme, spingendosi addirittura a pensare a un nome, Shannon avrebbero voluto, per un eventuale bimbo. Ma lui era sfuggente. Come sul palco non è mai stato uno molto espansivo, se non refrattario o respingente, così deve esserlo in privato. Al telefono lui butta lì la parola «matrimonio». Ma Joan, con quella sensibilità che solo le donne hanno, capisce che c’è qualcosa che non va, che non c’è convinzione, che non c’è un impegno per costruire qualcosa di duraturo. «Ho detto "no". Non c’era una proposta dietro». Non si lasciarono subito. Un altro tour americano assieme, nel 1965, fu un successone. Ormai sono la coppia reale della musica folk. Ma le differenze iniziano a farsi sentire. Lei sente che il suo impegno si limita alle canzoni, che non è qualcosa di profondo. Di lì a qualche anno lei si farà addirittura arrestare per una manifestazione, lui non si fa vedere. «Disse che io pensavo di poter cambiare le cose mentre lui sapeva che nessuno poteva farlo», rilegge lei anni dopo. Arriva il momento per Dylan di varcare l’oceano e andare in Inghilterra a farsi conoscere. L’occasione perfetta per restituire il favore all’amata: portarla sui palchi europei e presentarla a un pubblico che non la conosce come lei aveva fatto con quelli in patria. L’avventura è immortala in «Dont Look Back», docufilm di D.A. Pennebaker. La fama travolge il giovane cantautore. Dylan si chiude in se stesso, o forse è il suo entourage che lo chiude al resto del mondo: tutti lì a pendere dalle sue labbra e a dire che è un genio. Sindrome da ego trip. Il conto, sia professionale che umano, lo paga Joan. Mai invitata sul palco e chissà chi sarà quella Sara che è sempre con lui... Ma questa è un’altra storia. Con quattro figli di mezzo.