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 2013  luglio 27 Sabato calendario

LO SBARCO ANGLO-AMERICANO IL QUASI DISASTRO DI SALERNO

Leggo che la Regione Sicilia ricorderà lo sbarco alleato dell’agosto 1943. Benissimo. Mi auguro che anche la Regione Campania ricordi lo sbarco alleato della notte fra l’8 e il 9 settembre 1943 nel golfo di Salerno. Quella notte la ricordo ancora benissimo perché mio padre era capostazione delle Ffss in quella zona e io avevo 15 anni. Per due giorni la divisione tedesca in ritirata dalla Sicilia inchiodò sul bagnasciuga all’ombra del templi di Paestum gli Alleati che si erano presentati con settanta navi. Poi le truppe tedesche si ritirarono e lo sbarco avvenne regolarmente. Perché nessun segno che ricordi quello storico avvenimento? Non si trovano notizie neppure nei libri scolastici.
Mario Lorenzini
emmelor1928@tiscali.it
Caro Lorenzini, se le sbarco di Salerno venisse sottoposto al giudizio di una commissione composta da esperti militari nominati da Svizzera, Svezia, Portogallo e Spagna (quattro Paesi neutrali della Seconda guerra mondiale), il premio «cum laude» andrebbe certamente alle truppe tedesche del generale Heinrich von Vietinghoff. I tedeschi davano per scontata la prospettiva di uno sbarco, ma non potevano sapere con esattezza quale sarebbe stato il luogo prescelto dagli Alleati; e il generale Kesserling, comandante delle forze tedesche in Italia, temette sino all’ultimo momento che sarebbero sbarcati nei pressi di Roma dove la Wehrmacht aveva soltanto due divisioni. Non sarebbe stato facile impedire che gli anglo americani, con la collaborazione delle forze italiane, conquistassero la città e interrompessero le linee dei rifornimenti destinati alle forze tedesche concentrate fra la Calabria (dove gli Alleati erano sbarcati da qualche giorno) e il Lazio. Nelle sue memorie, il generale Siegfried Westphal scrive che Kesselring «tirò un sospiro di sollievo quando apprese che fra il 9 e il 10 settembre non vi erano stati atterraggi di forze alleate negli aeroporti intorno a Roma. Ce li aspettavamo da un momento all’altro con la cooperazione delle forze italiane».
A Salerno, invece, Kesselring poté concentrare rapidamente i mezzi di cui disponeva e contare sulla tenacia di von Vietinghoff. La sfida era superiore alle sue forze: 700 navi e mezzi da sbarco con un corpo di spedizione composto da 55.000 uomini a cui se ne sarebbero aggiunti altri 115.000 nella seconda fase dell’operazione. Ma i tedeschi riuscirono a rallentare considerevolmente lo sbarco e continuarono a difendere il passaggio da Salerno a Napoli quando le truppe anglo-americane cominciarono a scendere verso il Sud. Ci vollero tre settimane, dall’inizio dell’operazione, perché la V Armata entrasse a Napoli. I caduti fra gli Alleati furono 12.000, di cui 5.000 americani e 7.000 britannici. Il generale americano Marc Clark disse che l’intera operazione era stata «un quasi disastro». Fu disastrosa soprattutto per l’Italia. Se l’operazione anglo-americana avesse avuto luogo nei pressi di Roma, l’esercito italiano avrebbe avuto un ruolo e sarebbe stato in campo sin dalla conclusione dell’armistizio. La storia della guerra e la storia d’Italia sarebbero state diverse.
Sergio Romano