Elvira Serra, Corriere della Sera 27/07/2013, 27 luglio 2013
QUANTE VOLTE SI PUO’ PERDONARE?
Volto tirato, rossetto di fuoco, pendenti verdi e maglia scura, Huma Abedin ha fatto quello che due anni fa si era risparmiata. Davanti a una platea di giornalisti affatto disposti a concederle sconti, accanto al marito fedifrago e recidivo, si è aggrappata a ogni parola e ha detto che il loro matrimonio è come tutti gli altri, con alti e bassi. E per arrivare al punto del nuovo scandalo sessuale che ha travolto la corsa alla poltrona di sindaco di New York del consorte democratico Anthony Weiner, ha tagliato corto: «Ciò che voglio dire è che lo amo, l’ho perdonato, credo in lui e andremo avanti».
Per carità, è un calice amaro che molte First Lady hanno dovuto ingoiare. Memorabile la faccia livida di Silda Spitzer, che sembrava da un momento all’altro potesse mordere all’orecchio in stile Mike Tyson il suo Eliot, governatore di New York, mentre confessava in tivù la frequentazione di prostitute. Ma qual è il punto di non ritorno? Quand’è che si esaurisce lo storno delle delusioni e si presenta il conto? E, soprattutto, resistere è una scelta che paga?
Il perdono di Huma, mediaticamente condiviso, aveva una tale forzatura da non passare inosservato. In America c’è un detto: «Cheat me once, shame on you, cheat me twice, shame on me». Se mi tradisci, la prima volta ti devi vergognare tu; la seconda io. Ormai non sono più i tempi in cui Tammy Wynette in abito sberluccicante cantava davanti a una villetta dalle persiane turchesi Stand by your man, resta accanto al tuo uomo. Così il gesto da Good Wife non è stato apprezzato. «Qual è il tuo problema, Señora Danger?», si è chiesto il New York Post, giocando perfidamente con Carlos Danger, il nickname scelto da Weiner per le sue chat bollenti con una ventiduenne conosciuta su Facebook. E l’editorialista Monica Crowley di Fox News ha sottolineato che nel gesto di Huma non c’è alcun coraggio, semmai egoismo: «In fondo sta solo cercando un buon parcheggio in attesa che il suo capo diventi presidente». Intendendo Hillary Clinton, per la quale lavora dal 1995.
Accanimento? La stampa non è stata clemente con Huma perché era in qualche modo diventata il simbolo di un nuovo tipo di moglie d’America, fiera e indipendente. Nel 2011, quando Anthony dovette giustificarsi per aver fatto sexting con sei donne, lei si era sottratta al rito mortificante della compagna tradita che affronta le telecamere per fare scudo al marito. E aveva seguito l’esempio del suo mentore, Hillary Rodham Clinton, che si era tenuta quell’impenitente di Bill senza esporsi al suo fianco durante la conferenza stampa in cui ammetteva di aver intrattenuto una relazione «sconveniente», anzi «sbagliata», con la stagista Monica Lewinsky alla Casa Bianca. A danneggiare ulteriormente la credibilità di Huma è il tempismo imperfetto con cui Harper’s Bazaar ha pubblicato il suo tributo a Mr Weiner, il padre di suo figlio, che le ha cambiato la vita.
Ma è davvero possibile perdonare due volte, si è domandato l’altro ieri Il Foglio? In realtà nel Vangelo, quando Pietro chiede a Gesù quante volte dovrà perdonare al fratello se pecca contro di lui, il figlio di Dio risponde: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette». Un monito da non prendere alla lettera, secondo padre Giovanni Salonia, cappuccino docente di Psicologia all’Università Antonianum di Roma e direttore scientifico della Scuola di Specializzazione in Psicoterapia della Gestalt. E non solo perché il perdono deve coniugarsi con la giustizia, dunque non deve mai essere un modo per negare la gravità di quello che è successo. «Una moglie che perdona sempre sbaglia, perché va incontro a un rapporto non più paritario, si trasforma in una madre», avverte il religioso. È anche una questione di tempi. «La persona offesa deve poter vivere la sua rabbia. Se un partner perdona troppo facilmente, negandosi la sofferenza, è perché ha paura di perdere il compagno. Allora però è in gioco una dipendenza, non più l’amore».
E in questo Tfr del perdono non manca, forse, la valutazione del proprio ruolo di persona tradita? Il sessuologo Marco Rossi, per esempio, è contrario a qualunque contabilità: «Né ci devono sorprendere le coppie che non si lasciano, malgrado tutto. Perché è più facile perdonare quando il tradimento non intacca il motivo per cui si sta insieme. Che sia di natura economica, di potere, sessuale o intellettuale, l’interesse è insindacabile e sufficiente».
Ci vuole consapevolezza. «Perdonare e dimenticare vuol dire gettare dalla finestra una preziosa esperienza già fatta», ha scritto Arthur Schopenhauer. Altrimenti, da un perdono all’altro si istiga alla reiterazione. «Un errore è comprensibile. Un errore ripetuto e costantemente perdonato è un segnale che l’amore non c’è più. Chi tradisce, tradisce se stesso, perché nessuno ci obbliga a restare dentro una relazione. In più, chi mente a sua moglie e a se stesso, lo farà anche con gli altri: siamo ragionevolmente indotti a concluderlo», aggiunge la filosofa Carola Barbero.
Un partner recidivo assomiglia molto a quegli Uomini altrove ai quali la psicoterapeuta di coppia Gianna Schelotto ha dedicato un libro. Uomini che quando tradiscono non pensano davvero di poter cambiare vita con l’altra, perché la prospettiva di lasciare la casa, la famiglia, la moglie li sgomenta. Vanno e tornano. In un tacito accordo di reciproca dipendenza.
La sociologa Gabriella Turnaturi farà una lectio magistralis sui tradimenti al prossimo Festival della filosofia che si terrà a Modena dal 13 al 15 settembre, quest’anno dedicato all’amare. Incentrerà l’intervento sulla possibilità di superare l’offesa attraverso un percorso condiviso di analisi di ciò che è successo. Spiega: «Il tradimento non è mai un attacco al partner, ma un modo di dire: io in questa relazione non sto più bene. Bisogna avere il coraggio e la volontà di guardare entrambi alla propria storia. La moglie o il marito non devono perdonare niente, non sono la mamma e il papà. Per ricucire la loro unione devono parlarsi. Il tradimento è avvenuto perché uno dei due ha girato la testa dall’altra parte». Per lei si può perdonare anche mille volte. «Dipende dalla capacità di non farsi ferire eccessivamente». Il sottotitolo del suo saggio dedicato al tema, non a caso, è L’imprevedibilità nelle relazioni umane.
Elvira Serra