Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  luglio 30 Martedì calendario

Mario Segni, Arturo Parisi e Antonio Martino davanti a Montecitorio che chiedono una nuova legge elettorale

Mario Segni, Arturo Parisi e Antonio Martino davanti a Montecitorio che chiedono una nuova legge elettorale. Non è una foto scattata nel 1993, ma nell’estate del 2013. E immortala tre referendari storici riuniti intorno al vicepresidente della Camera Roberto Giachetti. Ovvero il deputato democratico, renziano, che ha raccolto 45 firme di colleghi per chiedere l’urgenza sulle proposte di abolizione del Porcellum e il ritorno al Mattarellum. Firme finite sul tavolo della conferenza dei capigruppo che di fronte alla richiesta di Gennaro Migliore, Sel, di pronunciarsi hanno stabilito che decideranno domani pomeriggio. Se tre quarti dei presidenti diranno sì il provvedimento sarà messo all’ordine del giorno. Altrimenti la palla passerà all’aula. La maggioranza comunque sembra propensa a dare il via libera; e fosse così se ne riparlerà subito a settembre. Il problema di come e quando uscire dal Porcellum tiene banco dunque anche dentro al palazzo assediato dalla canicola. Fanno discutere i retroscena sul progetto del governo di presentare un suo disegno di legge. E alla fine domande e dubbi rimbalzano fino ad Atene dove Enrico Letta è impegnato a discutere di Europa e crisi con i colleghi greci. Sulle sue intenzioni di intervenire per sbloccare la sua situazione se la cava con una battuta: «Qualcuno è sempre avanti...». Il premier spiega però che lui il problema lo ha posto nelle dichiarazioni programmatiche. Ora, ripete, «cambiare la legge elettorale è una priorità per il paese. Priorità che ovviamente deve trovare il suo alveo naturale in Parlamento: mi auguro che succeda e farò di tutto perché ciò accada». Dunque la parola spetta alle Camere. Ma su questo Laura Boldrini non si pronuncia. Durante la tradizionale cerimonia del Ventaglio la presidente della Camera dà però ragione a chi vuole fare in fretta. «Occorre procedere, anche in tempi rapidi, alla modifica della legge elettorale in vigore, la fiducia dei cittadini si riconquista anche mantenendo una promessa per lungo tempo disattesa», dice. La Boldrini aggiunge: «Non sarebbe un bel segnale, se si tornasse a votare farlo con una legge elettorale che tutti hanno detto di voler cambiare». La Boldrini però si attende rapidamente anche altri segnali. Quello sul finanziamento pubblico per esempio. Su questo la presidente, in evidente polemica con i grillini che le passano il tempo a calcolare quanto spende la Camera per ogni seduta, dice: «L’idea della politica gratis è una pessima idea, un modello da non inseguire anche se fa guadagnare immensi titoli sui giornali. La politica non può essere una corsa permanente a tagliare se stessa». Tutti però vogliono cambiare la legge elettorale- Ma il problema è il quando. Perché il Pdl, nonostante le idee di Gaetano Quagliariello, pensa che la legge elettorale si debba cambiare solo dopo che si saranno fatte le riforme costituzionali e si sarà decisa la forma di governo. Concetto ribadito ieri da Francesco Paolo Sisto, pidiellino, presidente della commissione Affari costituzionale di Montecitorio. «Concordo con il presidente Letta su un punto che ritengo determinante rispetto alla discussione sulla riforma elettorale: il Parlamento dovrà esserne il protagonista», dice Sisto. Che però mette subito le mani avanti: «Resto convinto che la nuova legge debba essere successiva all’individuazione del futuro assetto istituzionale del Paese e non antecedente». Dunque niente clausole di salvaguardia e reti di protezione per evitare che in caso di crisi si torni a votare con il Porcellum.