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 2013  luglio 28 Domenica calendario

L’INCUBO DEL CAOS SPINGE WASHINGTON VERSO L’ESERCITO L’APPELLO USA

Le violenze al Cairo fanno temere a Washington che l’Egitto possa diventare uno «Stato fallito» ma su come evitarlo l’amministrazione Obama è divisa.

Ad esprimere la preoccupazione che il Cairo possa scivolare nel caos è stato William Burns, numero due del Dipartimento di Stato, durante una seduta a porte chiuse del Congresso di Washington avvenuta al suo ritorno dall’Egitto. Da quanto trapelato, Burns ha spiegato che lo scenario del «failed State» - uno Stato con un governo incapace di mantenere l’ordine - si pone a causa della degenerazione della sicurezza nel Sinai, dove bande di beduini e gruppi jihadisti gestiscono ampie aree geografiche e traffici illeciti riuscendo anche, dall’indomani del rovesciamento del presidente

Gli Stati Uniti invitano le autorità egiziane a liberare i leader politici imprigionati

Morsi, ad insediare le forze governati- tà sempre più precaria. Al momento la ve dentro El Arish, il maggiore centro Casa Bianca sembra seguire tale straa ridosso del confine con la Striscia di da, come testimonia la scelta - illustraGaza. L’incapacità dell’esercito egizia- ta da Burns e confermata dai portavono di ripristinare il controllo sul Sinai è ce del presidente - di non adoperare un segnale di allarme che accompa- l’espressione «colpo di Stato» per il rognato alla violenta contrapposizione vesciamento di Morsi perché ciò porfra sostenitori e avversari di Morsi pa- terebbe a congelare aiuti militari per venta il peggio. Si spiega così anche il 1,3 miliardi annuali. A sostenere quecontenuto della testimonianza resa sta linea è il Pentagono di Chuck Hasempre al Congresso da Dennis Ross, gel, che conferma le previste manovre ex consigliere per il Medio Oriente del- militari congiunte proprio per consolila Casa Bianca, per sostenere la neces- dare i legami con i vertici delle forze sità di continuare a fornire gli aiuti mi- armate egiziane. È una strategia che litari al Cairo, considerandoli in questa punta a spingere Abdel Fattah al-Sisi fase decisivi per puntellare una stabili- da un lato verso le elezioni e dall’altro ad accordi rapidi con il Fmi per migliorare la situazione economica.

Ma dentro l’amministrazione vi sono altre opinioni - attribuite al consigliere per la Sicurezza Susan Rice - favorevoli piuttosto ad accrescere la pressione sui militari. Sarebbe questo il motivo per cui il presidente Barack Obama ha deciso di rinviare la consegna al Cairo di quattro F-16 confermando il «malumore» per la mancata scarcerazione di Morsi. Liberazione chiesta di fatto ieri da Kerry che ha ribadito «il diritto a manifestare». Al Congresso è l’influente senatore democratico del Michigan Carl Levin a sostenere tale approccio, battendosi per «la sospensione immediata degli aiuti militari» con un linguaggio fatto proprio dal «Washington Post» che incalza Obama: «Deve farsi sentire dai militari». Dietro tali posizioni liberal c’è la convinzione, espressa dall’arabista Marina Ottaway in un commento sul « Washington Post», che al-Sisi punti a diventare «un nuovo Nasser» ripetendo ciò che il raiss fece nel 1952: rovesciò il re Faruk con il sostegno dei Fratelli Musulmani per poi innescare violenze di strada che gli consentirono di metterli fuori legge, tenendo per sé tutto il potere.