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 2013  luglio 29 Lunedì calendario

IL RICICLAGGIO NON CONOSCE LA RECESSIONE

Il riciclaggio non conosce crisi. L’ultima grande operazione è di appena qualche giorno fa: un miliardo di euro fatto transitare su conti di società in paradisi fiscali per poi approdare a San Marino. Un’operazione su cui la Procura di Roma e il nucleo polizia valutaria della Guardia di Finanza hanno acceso i fari confermando ancora una volta come il contrasto al traffico di denaro "sporco" e l’evasione fiscale internazionale siano strettamente connessi. Un’indagine che va a incrementare il già ricco tesoro portato alla luce dall’inizio dell’anno. Il conteggio ufficiale delle Fiamme gialle parla di quasi quattro miliardi di euro tra denaro, titoli e altri valori pregiati trasferiti illegalmente che sono stati scoperti da gennaio a fine maggio. Il parallelo è quasi immediato: il riciclaggio muove risorse che basterebbero a coprire l’esenzione Imu dall’abitazione principale e il rinvio dell’aumento Iva al 2014.
La realtà, invece, è che ricostruire i flussi di denaro trasferiti illegalmente richiede un lavoro approfondito di intelligence perché i movimenti illegali di capitale avvengono lungo più direttrici e sotto varie forme. Tra i settori più controllati e sotto osservazione ci sono i money transfer, i canali utilizzati per inviare denaro all’estero. «Le violazioni più ricorrenti - spiega il colonnello Giovanni Padula, a capo dell’ufficio tutela e sicurezza del comando generale della Guardia di Finanza – riguardano gli obblighi di mancata identificazione e registrazione della clientela: episodi gravi perché poi diventa impossibile ricostruire i flussi di denaro. Ma anche i compro oro spesso mettono in atto condotte non in linea con le regole antiriciclaggio». C’è poi l’evergreen delle violazioni riscontrate alla frontiera, per le quali il nemico numero uno è rappresentato dalle banconote di grosso taglio (si veda la scheda a lato). Le nuove regole introdotte lo scorso anno per definire gli spostamenti illeciti (quelli oltre la soglia dei 10mila euro) hanno portato a un aumento di oltre un terzo delle violazioni riscontrate. Da qui che la Guardia di Finanza cerca di ricostruire il circolo vizioso tra riciclaggio ed evasione. «I controlli mirati partono dall’incrocio dei dati spesso raccolti proprio presso le dogane – spiega ancora il colonnello Padula - per poi sviluppare indagini mirate e approfondite. Va tracciato l’identikit dei soggetti per poi incrociarlo con la posizione reddituale e procedere a ulteriori riscontri».
Altro segnale in stretta connessione con la crisi è rappresentato dall’intermediazione finanziaria abusiva. Un’attività ritenuta in forte crescita, in cui operano soggetti privi di qualsiasi requisito di onorabilità e che nei casi maggiori porta a scoprire grandi reati che sono legati all’usura. C’è, però, la possibilità di aggredire il patrimonio grazie all’applicazione delle leggi antimafia. E in quest’ottica viene utilizzato il metodo del confronto e della sovrapposizione tra la capacità contributiva dei soggetti monitorati e l’effettiva disponibilità patrimoniale.
L’alto livello di attenzione sul riciclaggio da parte della Guardia di Finanza deriva anche dalle segnalazioni di operazioni sospette arrivate dall’Uif (l’unità di informazione finanziaria) presso la Banca d’Italia. Nel 2012 sono stati quasi 60mila gli input di sospetto di traffico di denaro illecito trasmessi al nucleo di polizia valutaria delle Fiamme gialle: un numero quasi raddoppiato rispetto all’anno precedente. E nei primi cinque mesi di quest’anno ne sono state approfondite quasi 5.500. Un aspetto su cui occorre ancora lavorare sono le segnalazioni dei professionisti (complessivamente 1.771 dal 2006 al 2012). Già da qualche anno la GdF pianifica una serie di controlli per verificare il rispetto degli obblighi antiriciclaggio da parte degli studi. Intanto, però, «le segnalazioni dei professionisti – mette in evidenza Padula - sono sotto le attese: crescono quelle dei notai mentre flettono quelle di commercialisti e avvocati». E ancora una volta il confine con le violazioni tributarie è davvero molto labile: «Anche dalle frodi fiscali si possono riscontrare condotte illecite e operazioni di riciclaggio. Ma – conclude il colonnello – sono ancora troppe le mancate segnalazioni e le omesse verifiche sui clienti». Aspetti su cui, comunque, anche i Consigli nazionali degli Ordini si stanno sempre più muovendo con check-list e istruzioni agli iscritti su controlli e adempimenti da rispettare.