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 2013  luglio 28 Domenica calendario

IL VIZIO PIÙ ANTICO DEL MONDO

«Votate per Isidoro all’edilizia. Lecca… in modo strepitoso»: non è la scritta oscena su un bagno pubblico, ma una delle tante iscrizioni erotiche, e diffamatorie, di Pompei. I muri di ville e palestre romane, da Ercolano a Ostia, «possono considerarsi il primo "blog erotico" della storia»: chiunque poteva essere calunniato platealmente; persino Giulio Cesare era deriso dai soldati per la sua bisessualità. È quanto afferma Paolo Pedote in Gossip. Dalla Mesopotamia a Dagospia, un gustoso saggio sul pettegolezzo che vanta ambizioni scientifiche: l’autore, infatti, si serve di valide fonti storiche e letterarie, non di rumor di corridoio. Si scopre così che anche gli storiografi più autorevoli si servivano delle malelingue per confezionare le proprie cronache: Svetonio era «una vera e propria suocera», Diogene e Plutarco ciarlieri, Tacito uno «strepitoso cronista di nera come di rosa», Dante un delatore, che mise in piazza l’omosessualità del suo maestro, Machiavelli «una zabetta», Proust «un grande portinaio» e Roberto D’Agostino «uno Svetonio dei nostri tempi». Non si salva nemmeno Plinio il Vecchio, che nella sua Storia naturale racconta di Messalina: «Scelse per fare una gara un’ancella che era la più famosa delle prostitute e la vinse, facendo l’amore venticinque volte in ventiquattro ore». La delazione sessuale è la più diffusa, specie nei confronti dei potenti di turno, ma pure dei filosofi: Platone era pieno di pidocchi, Aristotele tirchio e freddoloso, Pitagora un salutista, Kant goloso di formaggio, Hegel fedifrago, Schopenhauer amante dei cani più che delle donne.
«Anche se mai nessuno ha pensato di annoverarlo tra quelli capitali, il gossip è senz’altro uno dei vizi più antichi e diffusi al mondo», da caverne e geroglifici alle intercettazioni dell’affaire Ruby, dalla Divina Commedia a "Vanity Fair", dai sexgate politici al "Grande Fratello" televisivo, tutti praticano un sano «voyeurismo verbale». Secondo l’antropologo Robin Dunbar, già gli ominidi di 250mila anni fa usavano le ciance «per la condivisione e l’affermazione dei valori della comunità. Proprio come il grooming per le scimmie», ovvero il reciproco spulciarsi. E per la sociologa Louise Collins, chiacchiere e dicerie sono «una strategia di contropotere messa a punto nei secoli dalle donne per contrastare l’egemonia maschile». Il primo «calunniatore» della storia fu Satana, sotto mentite spoglie di serpente: la Chiesa cattolica, ma anche la tradizione rabbinica e altri fedi monoteiste hanno sempre stigmatizzato quest’umana debolezza, pur essendone complici o vittime. Di Vatileaks ce ne fu più d’uno, a cominciare dal «sinodo del cadavere» nell’897, quando fu dissotterrato il corpo di papa Stefano VI per processarlo con l’accusa di ambizione smodata. Ebbene, il morto «fu riconosciuto colpevole e condannato». Il primo «corvo» vaticano fu, invece, Liutprando da Cremona, che denunciò lo scandalo della «pornocrazia romana» alle soglie dell’anno Mille: il Medioevo fu foriero di leggende, come quella della papessa Giovanna, alias Marozia, «amante di papi, madre di un papa, nonna di un altro papa. Si è persino sostenuto che da allora fosse nata un’usanza: utilizzare una sedia con un foro al centro per permettere un esame delle parti intime di ogni nuovo papa».
Con l’Inquisizione il gossip diventa un’arma contro presunti nemici, spesso fabbricati ad hoc con delazioni anonime e processi farsa, meccanismi perversi assai amati e sfruttati anche dai totalitarismi novecenteschi. E dal XVIII secolo, con la diffusione della stampa periodica, il pettegolezzo si fa longa manus del giornalismo, fino allo scintillante debutto della cronaca rosa a Hollywood: qui regine indiscusse della «sparlantina» furono Louella Parson e Hedda Hopper. Quest’ultima imbastì a più riprese feroci, quanto falsi, editoriali contro Charlie Chaplin, tanto da trascinarlo in tribunale e da decretarne l’esilio dagli Stati Uniti. L’infamia a mezzo stampa si rivelò potentissima: venne sfruttata contro politici e re, divi del cinema e starlette. Un caso emblematico fu «Confidential» di Robert Harrison, che con il losco detective Fred Otash costruì la prima grandiosa «macchina del fango» della storia dei media. Vennero poi i paparazzi italiani, Tazio Secchiaroli e Pierluigi Praturlon, fino al contemporaneo Umberto Pizzi, il fotografo di Dagospia che ha immortalato i Cafonal di tutta Italia. Grazie al trionfo della videocrazia «i vip di oggi sono uomini qualsiasi miracolati dalla telecamera», spiega il guru della tv Carlo Freccero. «Non è il vip ad attrarre il gossip. È il gossip che costruisce il vip. È la cinepresa che costruisce la star. Così anche il politico, per conservare visibilità, accetta la violazione della privacy».
Da Jeremy Thorpe a Silvio Berlusconi, da Bill Clinton a Dominique Strauss-Kahn, la vita sessuale dei potenti non è più tabù né segreta, e condiziona spesso le sorti di partiti e governi. Nel 1878 Francesco Crispi fu accusato pubblicamente di bigamia: la stampa si interrogò «sulla sua moralità e sull’uso pubblico del potere. Ben sei quesiti vennero lanciati dalle colonne de "Il Piccolo". Crispi replicò che si trattava di fatti privati e quelle domande non erano legittime. Lo scandalo, però, coinvolse anche la regina Margherita, la quale si rifiutò pubblicamente di stringergli la mano; il presidente del Consiglio perse la fiducia del re e fu costretto a dimettersi». Altri tempi.