Andrea Scanzi, il Fatto Quotidiano 28/7/2013, 28 luglio 2013
IL MIO MONDO E’ LA CAPANNINA NON SONO BRIATORE
Non sono né Montale né Susanna Agnelli, ma un posto bello come la Versilia non esiste al mondo. Le Apuane a sei chilometri in linea d’aria, poi l’oasi verde, quindi una spiaggia di 130-140 metri: dove lo trova un posto così?”. Gherardo Guidi, 72 anni, è “il più vecchio gestore del mondo, con oltre 50 anni di mestiere”. Nel 1976 rileva La Capannina di Franceschi a Forte dei Marmi, sei anni dopo La Bussola di Sergio Bernardini. I modi garbati, la voglia di raccontarsi: “Chieda pure, mi ha trovato in forma, sarà che ho digerito bene. E mi dica quando esce l’articolo, così compro tutte le copie in Versilia”. La moglie Carla: “Siamo sposati da 44 anni, senza di lei non avrei fatto nulla”. L’orgoglio: “Sono l’unico Commendatore divenuto Grande Ufficiale della Repubblica”. E la stagione estiva che va avanti. Nonostante la crisi.
Ieri Ray Charles, oggi Boy George, Pravo, Garko e Calà: il tempo passa, e non passa bene.
È un problema di costi e spazi. Il palco della Bussola era già piccolo venti anni fa. Al massimo ho avuto Renzo Arbore con sedici elementi, credo fosse l’86. È cambiato il mondo.
C’è anche un impoverimento qualitativo.
Ogni decennio ha la sua storia. Questo è quello dell’elettronica e dei cantautori alla Carmen Consoli. Un italiano bravo davvero, che ho visto crescere negli ultimi vent’anni? Ramazzotti.
Nel 2001 voleva trasformare la Bussola in un Bingo.
Ci ho pensato, lo ammetto. Fu la seconda location scelta in tutta Italia. Andai in Spagna, per vedere come funzionavano. I Bingo avevano bisogno di grandi realtà, come Madrid e Barcellona. Mica Viareggio. E poi mi fece desistere Mina: “La mia povera Bussola trasformata in Bingo…”. Parole dure, ma aveva ragione. Una voce come Mina non rinascerà mai.
Ha detto che per fare il manager bisognerebbe seguire una scuola, come per diventare chirurghi.
Briatore è un suo collega, ma non sembra aver seguito la stessa scuola.
Al tempo del Twiga lo studiai bene. Veniva con Naomi Campbell, non faceva pagare per entrare a ballare: un sistema introdotto da lui, che non mi è mai piaciuto. Però di Briatore non do giudizi. La competizione stimola. Ti costringe a migliorarti. E al tempo stesso ti ferisce.
Alla Capannina fu girato “Sapore di mare”.
Un successo incredibile, che nessuno si aspettava. I Vanzina sono stati qui anche per il nuovo film. Degli Ottanta ricordo la spensieratezza. Si fischiettava per strada. Oggi si è persa non la speranza, ma il sorriso sì. Gli anni 80 sono stati meravigliosi”.
E tremendamente disimpegnati.
Non era disimpegno: era gioia. Calà fa lo stesso spettacolo da 17 anni alla Capannina e i ragazzi sorridono ancora. Venivano tutti, da Paoli a Bongusto, da Di Capri alla Mannoia. Arrivavo e lo staff mi diceva: “La serata sta andando al 60 per cento”. E il 60, per me, era poco.
Gli ospiti più belli?
Ray Charles: nessuno come lui. Era l’Artista. Poi James Brown. Si faceva annunciare tre volte dallo speaker, mentre partiva la musica di LivinginAmerica, quella di Rocky. Poi Benigni, che nell’84 fece per me l’unico spettacolo di Capodanno della sua carriera. E Carosone: Una lacrima sul viso, ma non di Bobby Solo. Di Renato.
Perché?
Si era ritirato dalle scene, poi si esibì alla Bussola nel ’75.
Lo stesso anno della contestazione a De André.
Sì. Renato voleva studiare, lo fece e si diplomò. Poi tornò da noi negli Ottanta. Un concerto di grande velocità e leggerezza. Lo rividi due anni dopo, in privato. Andai ad abbracciarlo. Vidi che piangeva, glielo feci notare con imbarazzo. Lui: “Sai, Gherardo, alla mia età succede di commuoversi. Ti guardi attorno, vedi la Versilia e pensi al tempo che se n’è andato”.
Giorgio Armani, Enrico Coveri, Gianni Versace.
Armani è tornato di recente, a cena c’erano anche Ferragamo e la stilista di Gucci. Il più allegro era Coveri, si presentava con quelle mezze maniche coloratissime. Mi ha fatto male la sua scomparsa.
Cos’è il “passapalo”?
Stia a sentire: le signore, alla Capannina, amano giocare a bridge e burraco. Però, quando giochi, non puoi alzarti. Allora ho inventato il passapalo. Una entrecôte, pane abbrustolito. Poi – zac – tagli tutto a cubettini di due centimetri, infilzi con uno stecchino e fai passare per i tavoli. Le signore possono nutrirsi correttamente senza alzarsi, né ungere carte e vestiti.
Bussola e Capannina. Locali mitici, ma diversi.
La Bussola è il luogo della musica. Nasco come batterista jazz e non ho mai sentito una nota stonata alla Bussola. La Capannina è diversa. Il locale più vecchio del mondo, aperto dal 1929. Si è sempre ballato. Se non sei stato almeno una volta alla Capannina, non sei stato in Versilia.
Locale da ricchi.
Locale da nobili. Italo Balbo arrivava col suo idrovolante, un posteggiatore – che ho conosciuto quarant’anni dopo – lo andava a prendere e portava alla Capannina. Gli piaceva la cucina, famosa ieri come oggi. Il soufflè e la frittura di paranza. Eccelsa.
I flop più dolorosi?
Nessuno, ma due fallimenti sì. Il primo è Yves Montand. Vengo da Castelfranco di Sotto e passavo spesso da Monsummano. Lì era nato Montand, vero nome Ivo Livi. La sua famiglia fu costretta a trasferirsi in Francia (i genitori erano socialisti e scapparono nel ’23 dal fascismo, nda) e lui giurò che non avrebbe mai suonato in Italia. Ho insistito, ma è stato di parola.
L’altro fallimento?
Ella Fitzgerald. Conoscevo Norman Granz, suo produttore e impresario. Inizio anni Novanta. La prima volta mi disse: “Mister Guidi, la signora non sta molto bene”. L’anno dopo ci riprovai: “Mister Guidi, la signora ha il diabete e le hanno tagliato un piede”. L’anno dopo: “Mister Guidi, alla signora hanno tagliato le gambe”. L’anno dopo era morta.