Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  luglio 28 Domenica calendario

CHECK POINT, LACRIME E CICCHITTO LA DURA VITA DELL’ON. DI BATTISTA

Ci siamo guardati negli occhi e abbiamo scelto. Io e Carlo saremmo tornati a Roma, Manlio, Paola, Stefano e Edera invece sarebbero restati a lavorare per il M5S in quella terra così difficile. Da quel momento è iniziata l’odissea. Da Gerusalemme est con un taxi sgangherato siamo arrivati a Tel Aviv, era notte fonda, abbiamo incontrato check-point, torrette militari, fili spinati, minareti. Siamo arrivati in aeroporto e non avevamo mica il biglietto. Non è stato facile trovare un volo ma alla fine ne abbiamo trovato uno per Istanbul, crollavamo dal sonno (venivamo dal Costruzionismo in aula, la foto l’ha scattata Carlo all’aeroporto di Istanbul) poi da lì Roma e poi Montecitorio senza passare da casa. Siamo entrati in aula e non dimenticherò mai le facce e i sorrisi dei miei colleghi. Sono scesi ad abbracciarci. Erano stanchissimi tutti quanti. Siamo subito intervenuti sul decreto del fare: io ho citato Manzoni”.
Nelle stanze dei Cinque Stelle, lo chiamano “metodo Di Battista”. Ovvero, la capacità di trasformare un evento banale come un viaggio di ritorno da Israele in un’epopea. Tradotto , l’arte di ammantare di umiltà e ritrosia le vanità del più esibizionista dei parlamentari grillini. Così, la decisione di rientrare da Gerusalemme a Roma in fretta e furia (meno di 24 ore dopo la partenza) per partecipare all’ostruzionismo, diventa su Facebook il manifesto del 35enne deputato romano. Professione? “Reporter”, dice in inglese, per evitare di essere confuso con la categoria dei bistrattati giornalisti. Nel curriculum, vanta la pubblicazione di “Sicari a cinque euro. Vita e morte in Centroamerica”, edito dalla Casaleggio associati a dicembre del 2012. Il blog di Grillo ha dato spazio a un paio di suoi interventi durante il suo viaggio di due anni “dalla Terra del Fuoco a l’Havana”. Racconta che in quei 24 mesi ha vissuto con i soldi che un parlamentare guadagna in 30 giorni. Si cruccia pensando ai danni che potrebbe causargli la notorietà (“Fino a ieri non mi cagava nessuno, adesso è pieno di tipe che mi chiedono il numero di telefono”, diceva il giorno dopo l’elezione) ma si diletta in lezioni di giornalismo davanti alle telecamere di Ballarò e ogni volta che si discute delle famigerate settimane in cui Bersani esplorava possibili maggioranze ripete: “Bastava dire sì per essere sottosegretario agli Esteri”. Ora di esteri se ne occupa in commissione: (“‘Onorevole venga, Vice-Presidente ha commissione’ – scrive la vita, quella vera, le soddisfazioni reali stanno al di fuori del palazzo”). Sul forum del Movimento romano gli rimproverano di essere un po’ troppo affascinato dal presidente Fabrizio Cicchitto e postano video in cui Di Battista parla del suo rapporto con il falco pidiellino (“Rispetto la sua intelligenza: l’ha messa a disposizione del male ma è estremamente intelligente. Io glielo dico, glielo dico sempre. Lui mi dice ‘ah...’ ”). In mezzo al Transatlantico ha raccolto gli sguardi di disapprovazione dei suoi colleghi mentre bighellonava con le deputate del Pdl Gabriella Giammanco e Michaela Biancofiore: “Aiuto, mi stanno cazziando perchè voglio Berlusconi in galera”, diceva Di Battista intercettato dall’agenzia Dire. Si diletta nelle imitazioni (salvo poi raccontare che sono i giornalisti a rincorrerlo gridando: “Dai, facci Casaleggio”). Si è messo a piangere fuori da Montecitorio, dopo aver parlato con alcuni operai rimasti senza lavoro. Ha inventato l’invito a cena del lunedì: “Invita a cena un deputato. Io ci vengo, a casa vostra! Tutti i lunedì a parlarvi faccia a faccia di quello che è il Parlamento, il lavoro del 5 stelle, la nostra claudicante democrazia. Io vengo! Porto anche una torta rustica se serve. Chiamate lo 06....”. Dice che gli attivisti gli scrivono: “Non puoi tornartene in Latino America, devi fare assolutamente una seconda legislatura, tu ci servi qui”. Prende spunti dal Manuale del guerriero della luce di Paulo Coelho, si sente parte di “un momento decisivo della storia dell’umanità”. Poi ti parla e ti avverte: “Non scrivere nulla, in questo periodo sono in sovraesposizione mediatica”.