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 2013  luglio 28 Domenica calendario

UNA DONNA E L’EX MINISTRO: LA SFIDA PER LA FED —

Janet contro Larry. La prima donna che tenta di diventare il sommo sacerdote nel tempo del dollaro contro l’ex ministro del Tesoro espressione di un gruppo di potere sospettato di maschilismo. Quella che attende Barack Obama è la decisione più importante in materia economica che il presidente è chiamato a prendere nel suo secondo mandato. Negli ultimi decenni, quando la Casa Bianca ha scelto Paul Volcker, Alan Greenspan e Ben Bernanke per guidare la Federal Reserve, non ci sono stati scossoni: la ratifica parlamentare della nomina è arrivata senza grandi problemi.

Stavolta le cose non fileranno via altrettanto lisce: l’incarico di Bernanke scade a fine gennaio, ma già infuria la battaglia sulla sua successione. Uno scontro apparentemente ridotto a due candidati – Janet Yellen e Larry Summers – che ha prodotto una polarizzazione mai vista prima, soprattutto tra i democratici. E’ scontro sul ruolo delle donne in finanza e nella politica monetaria, ma anche sul giudizio relativo alle attuali politiche assai espansive della Fed di Bernanke: la Yellen, in quanto sua vice al vertice della Banca centrale, ne è considerata la principale ispiratrice, mentre l’ex ministro del Tesoro Summers le ha più volte criticate.

Ed è scontro anche su un atteggiamento più o meno accomodante del governo nei confronti di Wall Street. Per i tutori del primato della politica, Summers è l’uomo dei mercati: l’architetto della politica di «deregulation» dell’era Clinton che ha completato il lavoro di Reagan, consentendo ai finanzieri di fare il bello e il cattivo tempo, fino alla deflagrazione del 2008, innescata dal crollo della Lehman Brothers. Uno che ora è tornato a insegnare ad Harvard ma, soprattutto, si è messo a fare il consulente per banche (Citigroup), «hedge fund» (D.E. Shaw) e società di «venture capital» (Andreessen-Horowitz).

«Immacolata», invece, la 66enne Yellen, che ha speso tutta la sua vita tra accademia e istituzioni monetarie. Il capo della Fed deve essere indipendente e al disopra di ogni sospetto, ma deve anche conoscere bene i mercati e Janet non li ha mai frequentati, obiettano i sostenitori di Summers. E intanto la Yellen, che fino a un paio di mesi fa sembrava la candidata naturale e quasi senza avversari alla successione di Bernanke, ha perso il ruolo di favorita: gli addetti ai lavori fanno notare che il presidente in genere preferisce affidarsi a gente che conosce e di cui si fida: Summers, dopo aver lasciato il ruolo di consigliere, è tornato a trovarlo ben 14 volte. La Yellen è stata alla Casa Bianca una sola volta.

Elementi più che sufficienti per mettere in allarme i «liberal» che considerano Summers e i suoi sostenitori (l’ex ministro del Tesoro ed ex banchiere di Wall Street, Bob Rubin, Tim Geithner, Gene Sperling) «complici» dei repubblicani e troppo vicini a Wall Street. Così è partita un’iniziativa senza precedenti: venti dei 53 senatori democratici hanno scritto una lettera ad Obama nella quale lo invitano a scegliere la Yellen ed elencano le «colpe» di Summers. Come dire: attento che poi non te lo votiamo.

Un intervento a gamba tesa sulle prerogative della Casa Bianca che non ha precedenti: il Congresso ha un potere di ratifica, certo, ma la scelta spetta al presidente e un veto preventivo non si era mai visto. Il team di Obama cerca di sdrammatizzare facendo sapere che Obama deciderà solo ad autunno inoltrato, ma ormai lo scontro è partito e in esso la questione femminile avrà un peso non irrilevante: le donne hanno ottenuto posizioni importanti in quasi tutte le aree dell’amministrazione Obama, dalla politica estera alla sicurezza interna alla Corte Suprema, ma non sono mai arrivate nel «sancta sanctorum» dell’economia: Tesoro e Fed. Presidiato fin dai tempi di Bill Clinton dal «clan Rubin» che via via si è scontrato con varie donne: da Brooksley Born, il capo della CFTC, l’«authority» finanziaria che nel 1999 tentò invano di bloccare l’ultima grande legge di «deregulation» firmata dall’allora ministero del Tesoro Bob Rubin, a Laura D’Andrea Tyson, l’economista che nella Casa Bianca di Clinton visse stagioni non facili. Fimo a Christina Romer (docente di Berkeley, come la Tyson e la stessa Yellen) anche lei andata via dalla Casa Bianca di Obama trattenendo a stento la tentazione di sbattere la porta.
Massimo Gaggi