VARI 27/7/2013, 27 luglio 2013
APPUNTI PER GAZZETTA - IL MASSACRO IN EGITTO
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E’ un bagno di sangue, l’ennesimo, in Egitto dove nella giornata di venerdì sono scesi in piazza i manifestanti pro Morsi da una parte e i sostenitori dell’esercito dall’altra. Ad Alessandria d’Egitto negli scontri tra opposte fazioni sono morte cinque persone, secondo quanto riferito dall’agenzia ufficiale Mena. Ma il bilancio sarebbe più pesante: al-Jazira riferisce di decine di feriti in almeno quattro regioni dell’Egitto e di oltre cento morti nella capitale, l’epicentro degli scontri, dove il fronte islamista denuncia «oltre 70» vittime, mentre l’agenzia ufficiale Mena alza a 75 il conteggio. La preoccupazione era palpabile fin dai giorni precendenti: la città aveva cominciato ad approntare misure di emergenza già da giovedì, allestendo ospedali di fortuna mentre i cittadini facevano scorte di cibo e benzina in previsione di quanto sarebbe successo.
PRIMI SCONTRI - Come sempre il teatro principale degli scontri è stato Il Cairo dove nella notte tra venerdì e sabato si sono registrati gli episodi più sanguinosi. Il bilancio degli incidenti tra le forze di sicurezza e i sostenitori di Morsi, inizialmente stimato in 30 morti, è stato aggiornato dall’agenzia ufficiale Mena a 75 morti e forse è destinato salire (al-Jazira parla addirittura di 120 morti, mentre i Fratelli Musulmani ne hanno denunciati 70). «Non sparano per ferire, ma per uccidere», afferma il portavoce dei Fratelli Musulmani, Gehad El-Haddad, aggiungendo che i dimostranti sono stati colpiti alla testa e al petto dalle forze di sicurezza egiziane che hanno assaltato il sit-in a oltranza, organizzato nella parte nord-orientale della capitale. L’allerta delle forze di sicurezza (che ha smentito l’uso di proiettili veri negli scontri), riportano i media locali, è massima nel centro del Cairo. Già dall’alba blindati e carri armati dell’esercito si sono schierati intorno a piazza Tahrir. I Fratelli Musulmani hanno annunciato nuove proteste per la giornata di sabato, sfidando il divieto delle forze militari che hanno posto l’ultimatum.
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Le condizioni di Mohamed Morsi sono buone. Lo assicura Nasser Aim, il capo della delegazione della Ong egiziana sui diritti dell’uomo, che ha fatto visita al deposto presidente, trattenuto dalle forze armate del suo paese. Resta ancora sconosciuto il luogo in cui Morsi è stato portato: all’inizio si è detto che fosse agli arresti domiciliari nel proprio ufficio presso il ministero della Difesa, e poi che fosse stato spostato nella caserma del corpo di elite della Guardia Repubblicana, sempre nella capitale. Di certo Morsi da venerdì è stato posto in custodia cautelare dalle autorità egiziane per una sua presunta collaborazione con il movimento radicale palestinese che controlla la Striscia di Gaza. Decisione condannata da Hamas.
LA PRIGIONE DI MUBARAK - Mentre il Paese registra l’ennesima giornata di sangue le sorti del leader di Libertà e Giustizia restano piuttosto oscure. Il ministro dell’Interno egiziano Mohamed Ibrahim ha fatto sapere che Morsi sarà trasferito alla prigione di Torah Mahkoum, all’estrema periferia meridionale del Cairo, dove è detenuto Hosni Mubarak con i suoi figli Ala e Gamal. La decisione al riguardo spetterà comunque ad Hassan Samir, il giudice della Corte del Cairo investito delle indagini preliminari. Il problema rappresentato da manifestazioni e sit-in a sostegno dell’esponente islamista, ha aggiunto Ibrahim, «ad Allah piacendo sarà presto risolto».