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 2013  luglio 23 Martedì calendario

IL GRANDE IMBROGLIO SUL FUMO ARTIFICIALE

Signore e signori, va in scena il Grande Imbroglio. Per la regia e con la sceneggiatura, ancora una volta, dello Stato. Il tempo che una sigaretta si consumi (questo, intendiamoci, non è un invito a fumare) e ve ne rendere­te conto. Dunque, come si sa, so­pra la testa dei venditori di fumo (elettronico) sta svolazzando l’ennesima tassa pensata con ar­guzia dal governo Letta per fare cassa.
L’alibi per introdurre questo balzello sarebbe quello di scoraggiare definitivamente i fuma­tori a fumare anche ciò che non è propriamente una sigaretta ma le assomiglia e, quindi, po­trebbe essere ugualmente dan­nosa. Peccato che questa giustifi­cazione sia stata ampiamente smentita non solo dagli oncolo­gi più autorevoli, uno per tutti, il professor Umberto Tirelli, da uno studio di settore condotto dall’Istituto Bruno Leoni e, an­che se di parte, dagli stessi pro­duttori di sigarette elettroniche. Forse è il caso di ricordare che questo Stato moralista e saluti­sta che vorrebbe farci credere che ricorre da sempre alla più spietata tassazione per reprime­re i nostri vizi, in realtà ogni an­no dal settore del tabacco ricava circa 13,7 miliardi di euro, pari al 7,2% del gettito da imposte indi­rette (peraltro in questi dieci 10 anni le entrate sono aumentate del 113%). In buona sostanza le sigarette convengono eccome all’erario perché l’imposizione sulle sigarette è mediamente pa­ri al 75 per cento del prezzo fina­le di vendita. In totale gli introiti del settore tabacchi si aggirano intorno al 3 per cento delle entra­te fiscali complessive e il 3 per cento delle entrate complessive di un Paese non è poco. Per le so­le accise la quota che i tabacchi pagano allo Stato sale al 26 per cento. Quindi per un prezzo ipo­tetico pari a 100, avremo così che: 58,5 viene versato nelle cas­se dell’erario a titolo di accisa, il 17 sempre alloStato per l’Iva,10 è il guadagno del rivenditore, il 14,5 saranno l’incasso per il pro­duttore. Come si fa a rinunciare ad una tassa così in nome del pre­sunto ipocrita salutismo? In compenso, ci conferma uno stu­dio dell’Istituto Bruno Leoni, il fumo elettronico può costare fi­no ad un terzo del fumo conven­zionale, soprattutto per la man­canza di accise. I 350 milioni di fatturato del fumo elettronico spiazzano quindi fino a un mi­liardo di euro di fumo conven­zionale, con effetti sulle accise di circa 500 milioni. La riduzione complessiva delle entrate da ac­cise è stimata attorno agli 800-1000 milioni a seconda del­la fonte, e quindi verosimilmen­te il fumo elettronico contribui­sce­tra il 30 e il 50 per cento a que­sta diminuzione. Ecco perché di­venta appetibile questo manca­to introito per lo Stato.
Ma le conclusioni cui giunge lo studio dell’Istituto Bruno Leo­ni sono le seguenti: «Non c’è mo­tivo per c­ui le sigarette elettroni­che debbano essere monopolio delle tabaccherie o a maggior ra­gione delle farmacie, come non c’è motivo per cui debbano es­serci divieti sulla vendita di que­sti prodotti da parte di questi esercizi commerciali. Potrebbe in futuro essere scoperto che al­cuni additivi fanno male, e quin­di andrebbero ridotti o vietati, e che rischi residui per la salute po­trebbero giustificare un livello (verosimilmente molto basso) di accise. Eppure ciò è rischioso, perché è già evidente che allo Stato non interessa la salute dei cittadini, quanto piuttosto le en­trate fiscali».
«Voler tassare le sigarette elet­troniche e fare così in modo che meno persone le utilizzino è completamente sbagliato, in quanto con esse si diminuisce l’introduzione delle sostanze cancerogene dovute alla com­busti­one delle sigarette tradizio­nali e che sono alla base delle ma­lattie ben note - dichiara il pro­fessor Umberto Tirelli, direttore del dipartimento di oncologia medica dell’Istituto tumori di Aviano- coloro che sono forti fu­matori e fumano per esempio 30 sigarette al giorno se ne fumano 5 al giorno perché utilizzano la si­garetta elettronica hanno un grande vantaggio per la loro salu­te». Quanto ai produttori: secondo uno studio utilizzando la e-cig più potente e abbinandola al liquido con maggior concen­trazione di nicotina (16 mg per ml) si è rilevato che per 10 per die­ci aspirazioni, il contenuto com­plessivo di nicotina aspirato è di 0,3 mg per ml, un terzo rispetto alla sigaretta tradizionale che mediamente rilascia 0,9 mg per ml per 10 aspirazioni.