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 2013  luglio 23 Martedì calendario

«DRACULA» RESTA IN CATTEDRA GRAZIE AI GIUDICI DEL TAR

Alla faccia del turn over e del ricambio generazio­nale. Vincenzo Visco non vuole proprio saperne di andare in pensione. E così fa ri­corso al Tar del Lazio e ottiene la sospensione del provvedi­mento con cui il rettore dell’Università di Roma La Sapien­za aveva disposto che, dal 1 lu­glio, l’ex ministro andasse in pensione. Per la serie «largo ai giovani», l’uomo che è stato a lungo titola­re delle Finanze ­durante i gover­ni Prodi e D’Alema ed è diventa­to il simbolo di un approccio economico non certo impron­tato alla leggerezza fiscale, tan­to da guadagnarsi l’appellativo di «Dracula», nonostante i 71 anni di età e i 44 di carriera uni­versitaria non vuole ammaina­re la bandiera e lasciare la pol­trona. Come svela lanotizia­giornale.it che ha seguito la vi­cenda fin dai primi malumori e dalle prime carte bollate, Visco rifiuta la messa in quiescenza, soprattutto dopo l’uscita dalla scena politica e la fine di una esperienza parlamentare dalla durata tutt’altro che trascurabi­le (è stato deputato per sette le­gislature e per oltre 25 anni). Le letture in riva al mare e le lun­ghe passeggiate o, più prosaica­mente, i convegni, le consulen­ze e i­dibattiti dei centri studi evi­dentemente non esercitano su di lui grande attrazione. E così «Mister tasse» quando riceve la comunicazione dell’imminen­te collocamento a riposo decide subito di dare battaglia, scri­ve Clemente Pistilli. È il 21 giu­gno quando Visco legge la co­municazione con cui il rettore Luigi Frati gli impone di sgom­brare il suo armadietto. Il ricor­so al Tar è immediato. E la rispo­sta del Tribunale amministrati­vo arriva a stretto giro di posta. Il presidente della III sezione del Lazio blocca il provvedimento, nell’attesa di discutere del caso e ascoltare le ragioni di Visco, dell’ateneo romano e del ministero dell’Istruzione.
Visco, come accennato, ha frequentazioni di vecchia data con il mondo universitario. Si laureato in Giurisprudenza nel 1966. Studia all’università di York, in Gran Bretagna, e pres­so l’Università della California a Berkeley. Poi nel 1969 inizia la sua carriera accademica. Nel 1973 arriva la cattedra a Pisa. Dal 1988 al 2001 è docente pres­so la Luiss e dal 2001 ordinario sempre di Scienza delle finan­ze a «La Sapienza». Un percor­so professionale che evidente­mente non lo ha reso sazio e lo spinge ora al braccio di ferro, magari puntando anche su una sentenza della Consulta che nel maggio scorso ha stabilito, bocciando una parte della rifor­ma Gelmini, che costringere i professori universitari ad anda­re in pensione a 70 anni è incostituzionale. Il pronunciamen­to della Corte era arrivato in se­guito alla sentenza emessa dal Tar del Lazio a proposito del ca­so di un docente dell’Universi­tà di Roma «Tor Vergata»collo­cato in pensione per raggiunti li­miti d’età, al quale il rettore ave­va rigettato la richiesta di prolungare il servizio per altri due anni facendo riferimento pro­prio a quell’articolo della rifor­ma Gelmini.
Un precedente sul quale ora Visco potrebbe puntare per ottenere una proroga. E respinge­re l’affondo del rettore Frati che da anni sta cercando di ridurre le spese fuori controllo del per­sonale docente. Scontrandosi con la feroce volontà di resiste­re dei decani.