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 2013  luglio 25 Giovedì calendario

IL CAV MANTIENE LE PROMESSE: PRONTA LA CASA DI LAMPEDUSA

Il conto alla rovescia è finito. E a Lampedusa il passapa­rola ormai è sempre più insi­stente, così come la curiosità per il «varo» della nuova resi­denza di Silvio Berlusconi, un acquisto figlio di una promessa che tanto fece discutere (e mali­gnare) sulle reali intenzioni del Cavaliere. Qualcuno gridò al bluff, a una operazione di marketing politico, a un patto violato con gli isolani, al tradi­mento della parola data. Voci sempre smentite dal diretto in­teressato e dall’avvocato Nicco­lò Ghedini. E ora spazzate via dai fatti. I lavori ormai sono ufficial­mente conclusi. Una settimana fa è stato effettuato il collaudo degli impianti energetici da par­te della ditta Alpiq. E ora Villa Due Palme - dopo la «ristruttu­razione- ricostruzione» curata dall’architetto Gianni Gamon­di - che da anni tramuta disegni e richieste di Berlusconi in pro­getti concreti - è pronta per l’uti­lizzo. Il restyling è stato estrema­mente accurato, così come l’incremento delle zone di verde, con un prato all’inglese che la fa somigliare - raccontano - alle meraviglie di Villa Certosa e di cui lo stesso ex premier va mol­to orgoglioso, osservandone gli sviluppi tramite documentazio­ne fotografica. Certo stiamo par­lando di una re­sidenza non fara­onica rispetto agli standard ber­lusconiani ma comunque di gran lusso.
La metratura è di 190 metri quadri coperti commerciali, di circa 140 mq di terrazze più 1.500 metri quadri di giardino. La Villa si trova a Cala Francese, non lontano dall’aeroporto che serve la maggiore delle isole Pe­lagie. Dal giardino con le bou­ganville - ora arricchito con pal­me, oleandri e piante rare coe­renti con i parametri climatici locali - un accesso privato porta direttamente sulla spiaggia bianca affacciata sul mare carai­bico. La casa bianca e blu - com­prata per un milione e mezzo di euro - aveva, al momento del­l’acquisto, una cucina, un salot­to col camino, due stanze da let­to, un bagno e un gazebo nel giardino, più una stanza da let­to grande, un terrazzo e un ba­gno al piano di sopra. È nata per ospitare otto persone, ma col re­styling , a quanto pare, ne potrà ospitare di più.
Il sindaco di Lampedusa, l’ambientalista Giusi Nicolini, parlando con agrigentooggi.it assicura che il restyling della vil­la è auto­rizzato da regolare con­cessione edilizia. Di questa resi­den­za lo stesso Berlusconi ne fe­ce un simbolo: «Sono diventato lampedusano anch’io - disse l’ex premier alla fine del suo di­scorso nell’isola il 30 marzo 2011 in piena emergenza immi­grazione - Mi sono collegato a internet, ho cercato una villa e l’ho comprata (la compravendi­ta avvenne il 28 giugno 2011). Domani i giornali - aggiunse il Cavaliere - scriveranno che c’è un altro conflitto d’interessi e tutto quello che faccio a Lampedusa lo faccio per alzare il valo­re della mia proprietà». Poi scherzò ancora: «Se i lampedu­sani saranno insoddisfatti po­tranno riversare su questa casa il loro scontento. La potranno imbrattare, sono autorizzati».
I lavori di ristrutturazione del­la residenza - che prende il no­me dalle due palme che svetta­no in giardino - sono stati effet­tuati da una ditta bergamasca, la Costruzioni edili Bergamelli di Nembro. La villa, costruita da un aristocratico siciliano, Berlu­sconi la acquistò dietro consi­glio di Ange­lino Alfano come se­gnale di attenzione verso un’iso­la danneggiata nella sua imma­gine turistica dal dramma degli sbarchi. Immobile stile anni ’70, composta da dieci vani con affaccio su una spiaggia pubbli­ca, tetti in cannucciato, conside­rata uno dei gioielli di Lampedu­sa, dopo un periodo di splendo­re con il trascorrere del tempo ha conosciuto una stagione di decadenza. La salsedine del ma­re, infatti, dopo aver eroso il can­cello in legno, aveva iniziato a intaccare i muri perimetrali. Da qui la decisione di Berlusconi di dare il via ai lavori di ristruttura­zione per regalare nuova linfa alla villa e al giardino che la cir­conda.
Una curiosità: i materiali uti­lizzati dall’azienda di Nembro sono soltanto ed esclusivamen­te lampedusani. Una scelta compiuta con un obiettivo pre­ciso: mantenere l’identità stori­ca della magione e ancorarla al territorio circostante.