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 2013  luglio 24 Mercoledì calendario

CASABLANCAS, IL RE SFACCIATO CHE HA FATTO RICCA LA BELLEZZA

Era scandalosamente bel­lo «l’uomo più bello che i miei occhi avessero mai visto» lo battezzò Jeanette Christjansen, che pure era miss Da­nimarca e che per non sbagliare se lo sposò. Sbagliò. John Casa­blancas era bello ma impassibi­le, sempre tirato a lucido come un pescecane, gli piaceva di più vivere di passioni brevi e tumul­tuose, mescolare senza farsi troppi scrupoli affari e piaceri personali, vizi privati e pubbli­che virtù. Si innamorò della figlia di una parrucchiera di San Diego, Stephanie Seymour, che sarebbe diventata una delle cen­to donne più belle del nuovo Millennio, ma ave­va solo 16 anni quando lui ne aveva 41. Non fu la sola minorenne e non era la prima. Ma il matrimonio finì lì. Era circondato di femmi­ne magnifiche, aveva una soli­da fama di playboy, si portava volentieri il lavoro a casa. Vo­leva stare sulla boc­ca di tutti non solo su quella delle sue ra­gazze.
John Casablancas, ultimo dei tre figli di Fernando e Antonia Casablancas, diventati ricchi con il tessile dopo essere fuggiti dalla guerra civile spagnola, pensava che il lavoro dovesse es­sere una costante ricerca di emozioni e che la passione fos­se l’arma più potente. Scandalo­so perchè senza limiti. La sua agenzia di modelle «Elite Mo­del Management» era una lam­pada di Aladino per adulti, un paese delle meraviglie, una li­nea di confine tra ieri e domani: «Prima le modelle era­no solo modelle - si raccontava qualche anno fa all’ Huffington Post­ - Poi siamo arrivati noi e ab­biamo fatto dell’apparenza un mito». In nemmeno dieci anni Elite stravolge per sempre l’industria della bellezza. Dove Jer­ry e Eileen Ford, padri padroni della «Ford Models», avevano portato un senso etico quasi pu­ritano nel mercato delle model­le, fatto di regole severe, paga­menti su misura come un abito e orari di lavoro standardizzati, Casablancas aveva piantato la bandiera della provocazione in­co­raggiando le sue ragazze a go­dere di uno stile di vita fatto di champagne, feste sfrenate e tra­sgressioni senza limiti. Per trent’anni, da quando a Parigi mise al mondo la sua creatura, è stato il re dei sogni probiti e della bellezza senza confini. Dallo scrigno di Casablancas sono uscite Cindy Crawford, Naomi Campbell, Claudia Schiffer Lin­da, Evangelista. E poi Andie MacDowell, Kim Alexis, Pauli­na Porizkova, Iman, Heidi Klum and Gisele Bundchen. Il paradiso in ter­ra. É l’uo­mo che ha glamou­rizzato il business e trasfor­mato le mo­delle in ico­ne pagate non per quello che fanno ma per ciò che rap­presentano.
«Noi non ci sve­gliamo per meno di 10.000 dollari al giorno» sintetizzò a Vogue lo spirito di cor­po di Elite. Un nuovo modo di essere quello che si è. Spiegò: «Le mie ragazze non sono un cata­logo da sfogliare. Fanno moda. Perchè hanno qual­cosa da dire e da esprimere qualcosa». I fatturati decolla­no, i cachet delle sue model di­ventate top si inseguono nelle hit parade dei più pagati del pia­neta.
Con le altre agenzie è guerra senza quartiere fatta di colpi bas­si, cause legali, pettegolezzi. Le «Model Wars» fanno la fortuna anche dei tabloid. Lo portano in tribunale, lo accusano di bracco­naggio, lo bollano come «squalli­do e sleale», ma l’unico risultato è quello di fargli pubblicità. Della reputazione gli importa poco delle critiche ancora meno. «So­no sempre lo stesso ragazzo che amava la sensualità in tutte le co­se. E ho sempre guardato alle mie modelle come donne». Gli è però fatale un documentario choc della Bbc che indaga sugli angoli oscuri della moda. Abusi su minorenni, droga. Anche se non coinvolto nello scandalo, Casablancas se ne va. Crea una scuola di modelle, poi un’agen­zia, Illusion 2K, di «top on line», bellezze virtuali «che non man­giano niente, mantengono le curve, non hanno foruncoli e non chiedono aumenti». Si spo­sa con Aline Wermelinger, cono­sciuta diciassettenne pure lei, ha cinque figli. Viveva a Miami, è morto a Rio de Janeiro dove da tempo combatteva un tumore. Aveva 70 anni. E un solo rim­pianto: «Ho portato le ragazze a vette che nessuno avrebbe potu­to immaginare, ma nessuna mi ha mai ringraziato per questo». Scandalosamente vero.