Elena Dusi, il Venerdì 26/7/2013, 26 luglio 2013
IL VIAGRA ROSA CHE FARÀ MIRACOLI. O FORSE NO…
L’unica certezza è il colore: rosa. Se funzionerà davvero, invece, resta da scoprire. E quanto farà guadagnare ai suoi produttori è un’incognita ancora più grande. La pillola del desiderio al femminile è attesa sul mercato da almeno dieci anni. Ogni volta è stata annunciata con grande fanfara, e ogni volta ha fallito, accompagnata dal commento di rito: la sessualità delle donne è un mistero grande, troppo difficile da decifrare e tentare di manipolarla con l’ausilio di una formula chimica è un’impresa improba. L’ultima azienda farmaceutica a tentare il colpaccio da due miliardi di dollari l’anno (secondo stime di mercato prudenziali) è l’olandese Emotional Brain. Che però, più che alle emozioni del cervello, parla ai corpi cavernosi del clitoride, annunciando l’arrivo per il 2016 di Lybrido, il nuovo Viagra in rosa che insieme alla cugina Lybridos (dalla composizione chimica leggermente variata), se assunta tre ore prima di un incontro sessuale, promette trasporto e orgasmi.
Come in un déjà vu di quello che si è già vissuto per cerotti o spray al testosterone (l’ormone maschile è il motore del piacere anche per le donne), creme agli estrogeni (la loro perdita con la menopausa riduce la lubrificazione), modulatori della dopamina e della serotonina (il primo neurotrasmettitore accende il desiderio, il secondo lo frena) e inibitori della fosfodiesterasi (Viagra, Cialis e fratelli, che agiscono favorendo l’afflusso di sangue), anche Lybrido viene annunciata prima dalla stampa che dalle riviste scientifiche. Ed è accompagnata dai commenti entusiasti dei suoi produttori e dalle accuse posticce dei suoi detrattori, che paventano un sovvertimento dell’ordine sociale qualora la pillola dimostrasse di funzionare ancora meglio del previsto.
Lo schema si è appena ripetuto sul prestigioso New York Times, che alle nuove pillole rosa ha dedicato la copertina del suo Magazine con un lungo articolo di Daniel Bergner, autore di What Do Women Want? Adventures in the Science of Female Desire (ovvero Che cosa vogliono le donne? Avventure nella scienza del desiderio femminile). Bergner intervista una delle volontarie dei trial per testare l’efficacia del nuovo farmaco («Se il sesso è così ridotto all’osso oggi, cosa ci accadrà quando diventeremo più vecchi?» è la sua preoccupazione), registra l’entusiasmo di Adriaan Tuiten, l’inventore delle pillole, e conclude con le ansie di Andrew Goldstein, il ginecologo di Washington che coordina le sperimentazioni: «Cerchiamo una pillola che funzioni, ma non troppo. Non possiamo trasformare donne normali in ninfomani».
I trial di Lybrido e Lybridos, iniziati nel 2011, hanno completato due delle tre fasi necessarie per chiedere l’immissione nel mercato. I risultati dovranno essere pubblicati prima di poter iniziare lo stage finale delle sperimentazioni, ma a oggi restano chiusi nel cassetto della Emotional Brain.
Nei manuali di psichiatria americani la carenza di desiderio sessuale fra le donne viene classificata con la sigla Hsdd (Hypoactive Sexual Desire Disorder). Per quanto riguarda la sua incidenza, sono state suggerite le cifre più varie, tra il 5 e il 40 per cento, con la maggior parte delle stime che si attestano intorno al 10. Le cause sono assai varie, dalla normale menopausa agli interventi chirurgici che rimuovono le ovaie, dall’uso di farmaci antidepressivi alle tensioni all’interno del rapporto.
Ma se tutte queste motivazioni contengono una buona dose di ovvio, Tuiten insinua un dubbio destabilizzante fra le donne che lamentano un desiderio opacizzato: la monogamia. La tesi del farmacologo olandese, che a poco più di vent’anni fu lasciato bruscamente dalla sua amata, è che il calo del desiderio sia fisiologico in ogni coppia, a causa sia dell’abitudine sia del calo degli ormoni che avviene con l’età. Avendo però l’uomo una carica di desiderio normalmente più alta della donna, è quest’ultima a raggiungere per prima il livello di «allarme, sta per finire il carburante». L’unica alternativa per sfuggire al destino della monogamia, secondo Tuiten, è quella di trovare un nuovo partner che ricrei la magia di un rapporto fresco. Oppure, ovviamente, provare Lybrido. Che sui giornali americani è stata non a caso descritta come pillola «salva-matrimoni».
Che Lybrido possa abbattere il tasso dei divorzi, o al contrario lanciare orde di ninfomani per le strade, appare però assai improbabile, nonostante le dichiarazioni ottimistiche di Tuiten. La pillola infatti non contiene nessun principio attivo nuovo rispetto a quelli ampiamente sperimentati negli ultimi dieci anni e tutti, uno dopo l’altro, abbandonati dai produttori. Lybrido e Lybridos hanno l’una un cuore di simil-Viagra, l’altra di buspirone, un principio attivo che viene usato come ansiolitico ma qui funziona come equilibratore della serotonina. Lo strato esterno è per entrambe fatto di testosterone aromatizzato alla menta.
Dal 1998, anno di lancio del Viagra, l’illusione di poter trattare anche il calo del desiderio femminile come un «problema idraulico» si è però scontrata con una lunga serie di fallimenti. «E non c’è assolutamente nulla di cui stupirsi» commenta Andrea Genazzani, professore dell’Università di Pisa e presidente della Società europea di ginecologia. «L’erezione del pene è solo l’ultimo ingranaggio di un meccanismo assai più complesso. Servono prima di tutto gli ormoni che alimentano il desiderio, testosterone in primis, che si dimezzano tra i venti e i quarant’anni. Poi c’è l’innamoramento. Questo è il vero, grande motore del piacere femminile e nessuna pillola ha mai potuto generarlo. Ma anche per l’uomo, per la verità, nessun Viagra potrà mai funzionare di fronte a una donna per la quale non prova nessun trasporto».
Il discorso torna così su somiglianze e differenze del modo di vivere l’eros dei due sessi. «Nell’uomo il desiderio è più compulsivo, mentre nella donna resta legato ai sentimenti amorosi, a quei tratti ideali di cui il partner viene spesso rivestito» spiega Genazzani. «Ma c’è un’altra differenza che viene spesso trascurata, eppure è inscritta nella natura femminile in maniera altrettanto profonda. Ad amare per tempi lunghissimi sono in genere gli uomini, e solo più raramente le donne. In queste ultime infatti, già diversi anni prima della menopausa, la sessualità lascia il posto a un desiderio di accudimento. Si pensa più a fare le torte che non l’amore. Il seno è per i bambini, non per l’uomo. In questa lunga fase che precede la menopausa il corpo conserva ciclo mestruale e sensualità, e l’uomo continua a essere attratto dalla sua compagna. Ma gli ormoni sono entrati in fase calante. Il piacere è ormai come una marea che si sta ritirando dalla spiaggia. Trovare una pillola per contrastare questo fenomeno vuol dire considerare il desiderio sessuale femminile con un meccanicismo che non si è mai dimostrato adeguato».
Elena Dusi