Francesca Cricelli, Sette 26/7/2013, 26 luglio 2013
LA DONNA CHE LO ILLUMINÒ D’IMMENSO
[Bruna Bianco]
Nel novembre del 1967, Giuseppe Ungaretti si reca a Buenos Aires, su invito della Olivetti argentina che, fra l’altro, promuoveva manifestazioni culturali fra letterati italiani e sudamericani. Lo accompagna Bruna Bianco, conosciuta l’anno prima nella capitale brasiliana. Dopo qualche giorno, da Buenos Aires, la coppia si sposta a Bariloche. Il viaggio è documentato da numerose fotografie, rimaste nel cassetto per circa mezzo secolo. Documentano l’arrivo all’aeroporto e le lunghe passeggiate per l’idilliaca cittadina ai piedi delle Ande. Pare che il console italiano locale abbia suggerito a Ungaretti di comprare un pezzo di terra nella nuova Bariloche. La proposta aveva suscitato un certo interesse nel poeta che aveva pensato di farne un regalo alla donna amata, che, nel fine-settimana, accompagnata dai suoi fratelli, avrebbe potuto raggiungere la «Courmayeur argentina». Il legame di Ungaretti con il Brasile risaliva al suo primo viaggio in America Latina, dove si era recato nel 1936 invitato dal Pen Club argentino. L’università di San Paolo gli aveva offerto la cattedra di Letteratura italiana e il poeta si era trasferito con tutta la famiglia. Sino al 1942, quando rientrò in Italia, con la moglie Jeanne e la figlia Ninon, per non finire in campo di concentramento. Trent’anni dopo il suo primo arrivo in Brasile, l’incontro fra Giuseppe Ungaretti e Bruna Bianco, a San Paolo. Un incontro davvero straordinario. Ma sentiamolo direttamente dalla protagonista.
Quando e dove conobbe Ungaretti?
«Il 26 agosto del 1966, a San Paolo, all’Hôtel Ca’ d’Oro, in centro, allora in rua Basilio da Gama». (...)
Come mai Ungaretti si trovava in Brasile?
«Era venuto a visitare la tomba del figlio Antonietto, morto nel ’39, a nove anni, per un’appendicite curata male. Una sofferenza indicibile che esprimerà nelle poesie de Il dolore».
Che cosa avvenne nei giorni successivi?
«Ungaretti raggiunse Rio per rivedere alcuni amici, fra cui Vinícius de Moraes. Doveva rimanerci una decina di giorni, invece tornò a San Paolo, subito, per stare con me». (...)
Come passavate il tempo?
«Visitammo tutta San Paolo e, più volte, i giardini dell’Agua Branca; e anche il quartiere del Morumbi, che stava nascendo». (...)
San Paolo, ma anche Buenos Aires e Bariloche…
«Nel novembre ’67, Ungaretti ed io ci imbarcammo per l’Argentina – prima a Buenos Aires e poi a Bariloche –, invitati dalla Olivetti».
Conosceva bene la poesia di Ungaretti?
«Quasi tutto quello che aveva pubblicato».
Che differenze trovava fra il poeta e l’uomo?
«Nessuna. La singolarità della poesia di Ungaretti è inscindibile da quella della sua persona. E questo lo si constatava anche dalla sua grazia e dal sorriso, come si può vedere nelle fotografie scattate durante il viaggio argentino». (...)
C’è qualche scritto inedito di Ungaretti che ricorda il vostro viaggio in Argentina?
«Solo l’autografo su una sua fotografia, datato 19 novembre 1967: “Per Bruna: il viaggiare non è ‘un peu mourir’, ma un po’ ‘vivre’ di più ed imparare a vivere. Unga’”». (...)