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 2013  luglio 26 Venerdì calendario

PROCURA ANTIMAFIA, IL CSM SCEGLIE ROBERTI

La nomina del nuovo procuratore nazionale antimafia — Franco Roberti, 65 anni, una lunga e consolidata esperienza nelle indagini sulla camorra — arriva nel giorno in cui la prima commissione del Consiglio superiore della magistratura propone di lasciare al suo posto il procuratore di Palermo Francesco Messineo, a rischio trasferimento d’ufficio per una presunta «incompatibilità ambientale». Sulla scacchiera delle poltrone giudiziarie più importanti si riempie così una casella libera da sette mesi, mentre un’altra che si doveva liberare resta occupata.
Roberti, fino a ieri capo della Procura di Salerno, l’ha spuntata alla seconda votazione sull’altro candidato Roberto Alfonso, che resta alla guida dei pm di Bologna. Al ballottaggio Roberti ha raccolto 20 voti: tutti i «togati» di Area e di Unicost (il centro e la sinistra delle correnti dei magistrati), più uno di Magistratura indipendente (il gruppo di destra), due indipendenti, i «laici» di centrosinistra e uno di centrodestra, il vicepresidente Vietti, il primo presidente della Cassazione e il procuratore generale. Alfonso s’è fermato a sei: quattro «laici» di centrodestra e due togati di Mi.
Nella sua carriera Roberti ha lavorato in prevalenza alla Procura di Napoli, poi è passato alla Direzione nazionale antimafia come sostituto, quindi è tornato a Napoli come procuratore aggiunto, coordinando sia le inchieste anti-camorra che quelle anti-terrorismo, prima di approdare a Salerno nel 2009. Il suo predecessore Piero Grasso, ora presidente del Senato, ha salutato con «grande soddisfazione» la nomina di «un magistrato unanimemente apprezzato». Roberti prenderà possesso del nuovo incarico nei primi giorni di agosto, consapevole di dover «rilanciare l’azione importante della Dna nel solco già tracciato dai predecessori».
In corsa per la Superprocura ma senza arrivare al ballottaggio (ha raccolto solo sei preferenze alla prima votazione) era anche Guido Lo Forte, procuratore di Messina in predicato di spostarsi a Palermo. Ma su quella poltrona sembra destinato a restare Francesco Messineo, dopo che ieri la prima commissione del Csm s’è rimangiata il voto quasi unanime con il quale, a metà giugno, aveva avviato la procedura di trasferimento sul presupposto che non potesse più «continuare ad esercitare con piena indipendenza e imparzialità le funzioni di procuratore di Palermo». Tra le contestazioni c’era il sospetto che fosse troppo condizionato dall’ex procuratore aggiunto Ingroia, soprattutto nella gestione dell’indagine sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia, e una scarsa circolazione delle notizie all’interno dell’ufficio. Ma la lunga e articolata autodifesa di Messineo, assistito dal procuratore generale di Torino Maddalena, ha convinto la maggioranza della commissione (3 sì e 3 astensioni) a riconsiderare la situazione fino a proporre l’archiviazione della pratica, con la sola trasmissione degli atti ad altra commissione per segnalare alcune «criticità» nella conduzione dell’ufficio. Un successo per il procuratore finito sotto accusa, anche se la decisione finale del plenum arriverà dopo le ferie estive.

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ROBERTI, IL CSM SCEGLIE IL PM CHE COMBATTE I CASALESI -
Il Quirinale aveva chiesto una decisione entro il 30 luglio. E il Csm ha rispettato la tabella di marcia, designando nei tempi previsti il nuovo capo della Direzione nazionale antimafia. La scelta è caduta su Franco Roberti, da quattro anni procuratore a Salerno, già coordinatore del pool anticamorra di Napoli. Sarà dunque il magistrato delle grandi inchieste su Gomorra e Calciopoli a rilevare il posto lasciato vacante a gennaio da Piero Grasso, oggi presidente del Senato.
Palazzo dei Marescialli ha risolto al ballottaggio la corsa entrata nel vivo dopo che la commissione Incarichi direttivi aveva proposto quattro nomi: Roberti e il procuratore di Bologna Roberto Alfonso con due preferenze ciascuno, il procuratore di Tivoli Luigi De Ficchy e quello di Messina, Guido Lo Forte, con una a testa. In plenum, dopo il primo turno, Alfonso aveva ottenuto 9 voti, 8 erano andati a Roberti, 6 a Lo Forte, uno a De Ficchy, con l’astensione del vice presidente Michele Vietti e del pg Gianfranco Ciani. Si è andati così al ballottaggio tra i due candidati più votati, concluso con un’amplissima maggioranza a favore di Roberti, per il quale si sono espressi 20 consiglieri di schieramento bipartisan: oltre a Vietti e Ciani, hanno votato per il procuratore di Salerno il primo presidente della Corte di Cassazione Giorgio Santacroce, i togati di Unicost e di Area, gli indipendenti Aniello Nappi e Paolo Corder, il togato di Magistratura indipendente Alessandro Pepe, i laici di centrosinistra e il laico di centrodestra Bartolomeo Romano.
«È una vittoria di squadra più che un successo personale», ha commentato Roberti. Napoletano, 65 anni, il nuovo procuratore nazionale ritorna in via Giulia dove era stato tra i primi a mettere piede nel 1993, quando vide la luce il nuovo ufficio giudiziario nato da un’intuizione di Giovanni Falcone. Con il giudice ucciso a Capaci, Roberti ha lavorato a metà degli anni ‘80, nelle indagini sul clan camorristico Nuvoletta, referente di Cosa Nostra. Alla Dna è rimasto fino al 2001, con Bruno Siclari, Piero Luigi Vigna e infine Piero Grasso, che ha espresso «grande soddisfazione» per la scelta. E dal «cammino già tracciato» dai suoi predecessori vuole ripartire Roberti, «tenendo conto — spiega — dell’evoluzione registrata dalla criminalità organizzata in questi anni e confrontandoci con le nuove sfide del crimine transnazionale». Tornato a Napoli come procuratore aggiunto, Roberti ha guidato il pool antiterrorismo e poi l’anticamorra negli anni della sfida allo Stato lanciata dal clan dei Casalesi, coordinando inchieste dirompenti come Calciopoli.
«La sua designazione è una buona notizia», commenta Roberto Saviano. Dal 2009 è a Salerno, dove ha messo sotto inchiesta monsignor Nunzio Scarano e ha indagato sul giallo dell’omicidio del sindaco di Pollica-Acciaroli Angelo Vassallo. Al nuovo procuratore nazionale sono arrivate anche le congratulazioni del ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri: «Sono certa che la sua alta figura morale e la professionalità che lo hanno contraddistinto costituiranno preziose risorse che gli permetteranno di interpretare al meglio il delicato compito che lo aspetta. Metto a disposizione del procuratore nazionale la piena collaborazione del ministero della Giustizia».