Emanuele Buzzi, Corriere della Sera 26/7/2013; Andrea Malaguti, La Stampa 26/7/2013, 26 luglio 2013
SFOTTO’ AL DEPUTATO MALATO, L’IRA DI GRILLO
Una di notte passata. A Montecitorio prende la parola Matteo Dall’Osso, deputato Cinque Stelle in lotta da anni con la sclerosi multipla. Durante l’intervento si ferma, incespica su qualche frase. In Aula scattano brusii e qualche frecciatina di troppo, che provocano — come ripetono i deputati pentastellati — «profondo sdegno» tra i banchi del Movimento. Poche ore dopo la notizia rimbalza (con tanto di video) sul blog di Beppe Grillo. «Gli “umani” colleghi dagli scranni di Pd e Scelta civica hanno cominciato a fare battutine sulla sua difficoltà, dicevano “dategli il foglio giusto!”, ripetevano le sue parole balbettando a sfottò, mormoravano, ridevano, lo guardavano divertiti — racconta Giulia Di Vita —. Avvisati poi dello stato di Matteo qualcuno ha chiesto scusa per la palese, vergognosa, indecente, schifosa, indecorosa gaffe. L’arte dell’ipocrisia».
Stesso scenario, qualche ora più tardi. Ancora Dall’Osso prende la parola, l’Aula stavolta lo applaude: «Quando ho scritto la mia storia il titolo che le ho dato è stato: “Vinciamo noi”. E anche qui lo ripeto: vinciamo noi». Il deputato rassicura «i colleghi che sono venuti a conoscenza della mia storia ieri. Tutti i giorni faccio le scale per venire in Aula. Son partito da una condizione in cui non muovevo le gambe, la mano, non vedevo da un occhio e non riuscivo a parlare. Ma oggi la mia storia è diventata una case history internazionale». Lui stesso, sul suo sito, la racconta così: «Quando avevo 19 anni mi diagnosticarono malato di sclerosi multipla. Ho avuto quasi tutti i sintomi fino ad arrivare alla sedia a rotelle. Ho scoperto l’origine della malattia, e ora diplopia (visione sdoppiata), sensibilità di tutte le parti del corpo, tensione alle gambe, difficoltà di coordinazione arti superiori, mancanza di concentrazione, inimmaginabile stanchezza, sensazione improvvisa di fare pipì, impossibilità di movimento arti inferiori sono solo un brutto ricordo». Nessuna rabbia, nessuna polemica per le intemperanze dei deputati. Anzi. «Con tutto quello che ho vissuto nella vita, mi sono messo a ridere — racconta al Corriere —. Nel video si vede che cerco di tranquillizzare i miei colleghi, faccio cenno di stare calmi e un po’ anche per questo perdo il filo». «Un ragazzo d’oro» — come lo descrivono nel Movimento — che cerca anche di scusare chi lo ha aggredito verbalmente: «Lo avranno fatto per stanchezza, vista l’ora tarda, o ignoranza: non conoscevano la mia storia». E ancora: «La gente non ascoltava». E Dall’Osso cambia, vira su un aneddoto, ricorda quando — dopo un suo intervento alla Camera — il ministro Beatrice Lorenzin si alzò dal suo scranno per andare direttamente a complimentarsi con lui. Il parlamentare racconta di aver ricevuto le scuse telefoniche di un eletto di Scelta civica. Ma i centristi, in una nota, precisano: «Nessun deputato del gruppo Scelta civica si è permesso di offendere o anche solo irridere il deputato Matteo Dall’Osso». E affermano: «L’uso denigratorio degli handicap o anche solo delle caratteristiche fisiche di una persona non appartiene, e mai apparterrà, alla cultura di Scelta civica».
Anche le altre forze politiche si sono schierate nel condannare l’episodio. Con qualche spunto polemico. «Nell’esprimere a Matteo tutta la nostra solidarietà non possiamo esimerci dal chiedere che fine ha fatto, in questo caso, la voce della sempre indignata presidente Boldrini», sostiene il leghista Massimo Pini. Il Pd invece si smarca dalle critiche lanciate dal blog di Grillo. «Basta vedere il video, leggere il verbale (che di prassi riporta tutte le voci dell’Aula), osservare il comportamento del vice presidente di turno in quel momento, l’onorevole Di Maio, per accertarsi che non c’è alcun riscontro alle accuse lanciate contro i deputati di maggioranza, come chi, come noi, era in Aula in quel momento e chi assisteva alla seduta ha potuto constatare direttamente», scrive Ettore Rosato.
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IL DEPUTATO DISABILE DERISO: «HANNO OFFESO LE ISTITUZIONI» -
Notte fonda. Alla Camera la seduta sul decreto del Fare va avanti da ore quando, alle due e mezza, prende la parola il parlamentare Cinque Stelle Matteo Dall’Osso. Ha la sclerosi multipla dal 2003. Ma non si è fatto domare. Piuttosto l’ha domata. Parla di donazione d’organi. Un suo pallino. E legge. È stanco e le parole sui fogli sembrano guizzare via come pesci in un acquario. Si impappina. Si ferma. Ricomincia. Si riferma. Così, con la stessa sobrietà di un manicomio in cui gli infermieri si sono dimenticati di distribuire le medicine, una parte degli onorevoli-colleghi si cimenta nell’ennesimo esercizio da asilo d’infanzia. Boati. Sfottò. Battutine. Che arrivano soprattutto dai banchi del Pd e di Scelta Civica. Battibecchi. Giulia Di Vita, seduta di fianco a Dall’Osso, si indigna.
E lo scrive su Facebook. «Avvisato dello stato di Matteo, qualcuno ha chiesto scusa per la palese, vergognosa, indecente, schifosa, indecorosa gaffe. L’arte dell’ipocrisia». Il blog di Grillo la rilancia e la polemica esplode. Il Pd precisa: «Stimiamo il collega. Si è creato senza alcun fondamento un caso per noi del tutto incomprensibile». Lo stesso fa Scelta Civica. «L’uso denigratorio degli handicap o anche solo delle caratteristiche fisiche di una persona non appartiene - e mai apparterrà - alla nostra cultura». Strumentalizzato o meno il caso è imbarazzante. Nel tardo pomeriggio Dall’Osso, bolognese, 35 anni, si accomoda sereno in Transatlantico. Questa storia lo fa sorridere.
È un pezzo che non ha più paura di perdere. Non ha paura e basta. È passato dall’altra parte. Ha imparato a controllare la propria agitazione. A farla lavorare a proprio vantaggio. «Siamo andati lì di notte, come hanno chiesto loro e il mio fisico ha accusato. Ma che cosa dovremmo fare? Dargli anche una fettina di sedere e un set di formaggi?». Parla col humor brutale di chi è stato capace di sopravvivere.
Onorevole Dall’Osso, cosa è successo esattamente in Aula?
«Parlavo di donazioni d’organo. Ero stanco, perché quando facevo l’ingegnere lavoravo dalle otto di mattina alle otto di sera. Non dalle otto di sera alle otto di mattino. Ho perso il filo».
E a quel punto?
«E a quel punto è successo quello che capita sempre: si è scatenato lo stadio».
Lo stadio?
«Ma sì. Fanno così. Come dice un collega, è come se gli mancassero delle vocali. Conoscono bene solo la u di buuuuu».
La prendevano in giro per disabilità?
«Ma no. Non penso che siano così stupidi, credo che siano semplicemente ignoranti. Hanno cominciato alla mia destra, che poi sarebbe la sinistra, che poi è la stessa cosa. Mugugnavano, dicevano cose fastidiose».
Tipo?
«Tipo: dategli il foglio giusto, oppure mi imitavano. I miei colleghi erano molto arrabbiati, io cercavo di tenerli calmi con la mano sinistra. Dicevo: tranquilli, questi me li mangio».
Se li è mangiati?
«Rispondo così: quando ho scritto la mia storia il titolo è stato “Vinciamo noi”. Tutti i giorni faccio le scale per venire in Aula. Sono partito da una condizione in cui non muovevo le gambe, la mano, non vedevo da un occhio e non riuscivo a parlare. Oggi la mia vicenda è diventata un case history internazionale. Così anche qui lo ripeto: vinciamo noi. Figuriamoci se mi preoccupo di certe cose».
Non si è offeso, allora?
«Non per me, per le istituzioni. Malato o no, che motivo c’è di trattare qualcuno così? D’altra parte, quello che cercano di fare con l’articolo 138 della Costituzione spiega molte cose. Eppure, la nostra, è la Carta più bella del mondo».
Bellissima, ma voi volete cambiare l’articolo 67, sul vincolo di mandato. A Grillo non piace.
«Qui ci riempiono di soldi. Io ho restituito quindicimila euro il mese scorso, quello che guadagnavo in circa un anno. E poi abbiamo tutto pagato. Rispondere a chi ci ha eletti mi pare il minimo».
Qualcuno le ha chiesto scusa?
«Sì. Anche in Aula. Un deputato di Scelta Civica mi ha chiamato al telefono. Con la mano davanti alla bocca. Per non farsi vedere».
«Sa qual è l’immagine che ho io di Brunetta?».
No.
«Stavo andando a piedi agli uffici dei gruppi, davanti a Giolitti, uno stradino stretto. A un certo punto un’auto blu mi passa davanti. Una guardia del corpo mi dice: si fermi, devo far passare un onorevole. Io lo so che non era colpa sua, ma gli rispondo: anch’io sono un onorevole. Lui si deve essere sentito molto in imbarazzo».
L’onorevole in auto blu era Brunetta?
«Lui. Ma la gente è con noi. Nemmeno alla buvette sopportano più questi privilegiati della casta. Non sa che fatica fanno a servirli. Ormai ce lo dicono ogni giorno».