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 2013  luglio 25 Giovedì calendario

TRIBUNALI ITALIANI CONDANNATI 948 VOLTE


Quando nel 2002 la Corte di Giustizia delle Comunità Europee resi noti i dati dei suoi primi cinquanta anni di funzionamento, con una certa diplomazia il capo della sua divisione stampa e informazione Dominique-Georges Marro spiegò che se l’Italia era stato il Paese più condannato, 257 volte in mezzo secolo contro le 138 del Belgio, le 129 della Francia e le 84 dellaGermania84, la cosa «non andava letta solo in chiave negativa», dal momento che derivava «anche dalla maggiore propensione dimostrata da giudici e avvocati italiani rispetto ai colleghi di altri paesi Ue a guardare alla normativa europea per tutelare gli interessi dei cittadini». Ma questa è la storia dell’uovo e della gallina: semplice esterofilia, o non piuttosto convinzione che, date le notorie condizioni e prassi dei nostri tribunali, a fare ricorso a livello europeo la probabilità di spuntarla è statisticamente altissima?
Come che sia, da allora un altro decennio è passato, e la situazione non sembra affatto migliorata, e anzi peggiora, se si pensa che tra il 1999 e il 2007 la Corte europea ha condannato l’Italia 948 volte per non aver rispettato i tempi di un giusto processo. D’altra parte anche la Banca Mondiale ha giudicato nel 2007 che l’Italia occupava il 155esimo posto su178 Paesi esaminati per l’efficienza della giustizia. Mentre quest’anno la Commissione Ue ha confermato che i giudizi civili in Italia durano più a lungo che in ogni altro Paese europeo, con le sole eccezioni di Cipro e Malta, con oltre 500 giorni solo per arrivare alla Sentenza di primo grado. Mai 7 giudizipendentiogni100 abitanti costituiscono invece un record assoluto: sette volte in più della Germania e tre volte in più della Francia.
È vero: queste sono solo statistiche, sia pure poco lusinghiere. Ma che i processi italiani siano troppo lenti ha costituito anche l’oggetto di una sentenza del 2010 della Corte Europea di Strasburgo (differente dalla Corte di Giustizia delle Comunità Europee di Lussemburgo perché non dipende dall’Ue ma dal Consiglio d’Europa), relativa non solo all’esecuzione delle sentenze giudiziarie ma anche agli eccessivi ritardi nel pagamento degli indennizzi. Nei 475 casi considerati i beneficiari coinvolti avevano dovuto attendere dai 9 mesi ai 4 anni per ricevere il riconoscimento concesso sulla base di quella legge Pinto secondo cui il risarcimento «non dovrebbe in generale superare i 6 mesi a partire dal momento in cui la decisione dell’indennizzo diventa esecutiva ». Invece i ritardi sono stati di almeno 19 mesi nel 65% dei casi, per somme tra i 200 ai 13.700 euro. Tra le cause ipotizzate, soprattutto l’incapacità e l’insicurezza nel prendere decisioni giudiziarie chiare e definitive. Peraltro, anche quando le sentenze arrivano non è che i problemi per l’Italia siano finiti. Sempre la Corte di Strasburgo quest’anno, ad esempio, ha intimato all’Italia di porre rimedio entro un anno al sovraffollamento delle carceri.