Luca De Biase, Il Sole 24 Ore 25/7/2013, 25 luglio 2013
L’«INTERVALLO» DI APPLE, GOOGLE E MICROSOFT
Fatturato e utili fantasmagorici, crescita stanca, mercati prudenti o vagamente annoiati. Dal punto di vista dei valori assoluti, Microsoft, Google e Apple sono ancora gigantesche macchine da soldi: insieme hanno accumulato circa 15 miliardi di dollari di profitti nel secondo trimestre del 2013, cioè un’enormità anche per chi osserva che nei tre mesi precedenti avevano registrato circa 19 miliardi di utili. Nel mondo delle storie da raccontare per soddisfare la fascinazione gadgettistica e le pretese finanziarie risultano invece un po’ meno coinvolgenti che nel recente passato. Le tre aziende hanno comunicato i loro risultati negli ultimi giorni: i numeri sono stati letti dagli analisti con il rispetto dovuto ai valori assoluti ma anche con una latente insoddisfazione per i valori relativi. Insomma: in mancanza di novità tecnologiche sorprendenti, i critici si sono accontentati di osservare i dettagli.
Apple ha vinto, nel trimestre, la partita degli smartphone, visto che i 31,2 milioni di iPhone venduti hanno superato le previsioni, mentre ha perso quella dei tablet, dato che gli iPad si sono fermati a 14,6 milioni, in diminuzione del 14% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. A quanto pare, Google e Samsung mordono di più nelle tavolette che nei telefoni. Apple si è dimostrata ancora in grado di battere tutti in termini di utili assoluti, mentre per quanto riguarda i margini è terza dietro Google e Microsoft che, del resto, hanno un mix di prodotti che privilegia il software sullo hardware.
Le tre aziende hanno storie diverse ma convergenti. Microsoft ha dominato l’epoca dei personal computer. Google quella del web. Apple, dopo aver fatto la storia dei computer, ha recentemente aperto i nuovi mercati dell’internet in mobilità. Ma le tre aziende tendono ad assomigliarsi in quanto si vanno trasformando in grandi piattaforme di servizi online e tecnologie di fruizione, con forte lock-in sui clienti per via dei loro sistemi operativi e della loro offerta di prodotti da utilizzare in rete. Le tre piattaforme globali, cui si aggiungono Facebook e Amazon, vivono e crescono come ecosistemi controllati, che dipendono dall’innovazione dei loro prodotti e dall’energia degli sviluppatori di programmi o contenuti che creano sempre nuovi motivi per utilizzarli.
Le fasi di accelerazione invece dipendono dall’invenzione di nuove categorie di prodotti. E attualmente non se ne vedono. Per quanto riguarda Apple, le voci si concentrano sulla televisione e il computer da polso. Per Google, l’attenzione è rivolta alla televisione e agli occhiali. Microsoft si appoggia sulla piattaforma dei pc per finanziare la sua paziente azione di accesso ai mercati più moderni della mobilità, esplorando nel contempo le virtù delle interfacce gestuali nelle quali ha una leadership garantita dal Kinect e registrando a perdita acquisizioni mal riuscite come aQuantive e prodotti non decollati come Surface.
Gli analisti, peraltro, sembrano aver imparato a tener conto di variabili che un tempo erano meno importanti nella tecnologia, come le stagioni dei rinnovi di prodotti e il valore della fedeltà ai marchi. Ma le loro aspettative, superate come nel caso di Apple o leggermente insoddisfatte come nel caso di Google, si stanno allineando alla realtà: sicché si può dire che quando gli analisti ci azzeccano il mercato è meno divertente. Per qualche anno, il business dello spettacolo è stato oscurato dallo spettacolo del business tecnologico: di Apple, in primo luogo, ma anche delle altre grandi della tecnologia. Siamo in un intervallo. E il pubblico non applaude durante gli intervalli.