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 2013  luglio 18 Giovedì calendario

REALI NON SI NASCE (PIÙ)


Lo ha atteso un paese intero questo «not-so-royal baby», marmocchio non troppo regale del principe William e della «commoner» Kate Middleton. Darà il via a una nuova generazione di Windsor, suggellando la pax definitiva della real casa d’Inghilterra con il suo popolo, dopo gli scandali che ne hanno un po’ offuscato il mito. E il pupo mezzosangue, che non immagina quali speranze siano riposte in lui (o in lei), è in buona compagnia. L’anno venturo nascerà il primogenito di un’altra nipote della regina Elisabetta II, Zara Phillips, figlia amazzone della principessa Anna e del capitano Mark andata in sposa al non proprio principesco campione di rugby Mike Tindall. Al di qua della Manica, poi, se Andrea Casiraghi, secondo nella linea di successione al Principato di Monaco dopo mamma Carolina, ha appena avuto Sasha dalla futura sposa Tatiana Santo Domingo, erede di una ricchissima famiglia colombiana, è atteso per l’inverno il bebè della sorella Charlotte e dell’attore Gad Elmaleh, 42enne marocchino naturalizzato canadese. Che sarà stato pure eletto «persona più divertente di Francia» nel 2007, ma di sangue blu non ha una goccia.
Che succede? Succede che di coppie di sangue tutto blu nelle monarchie non ce n’è più (e perdonate la rima). Perché, se una volta sposare un borghese era più raro, o il colpo di testa di un erede un po’ ribelle (vedi l’irrequieta Stéphanie di Monaco con il guardaspalle Daniel Ducruet e l’artista circense Adans Lopez Peres, o la stessa Carolina col banchiere playboy Philippe Junot), o prima ancora amore travolgente che porta a rinunciare al trono (Edoardo VIII e Wallis Simpson, senza i quali non ci sarebbe alcuna Queen Elizabeth), oggi è la norma, sistematica e strategica. Dopo le coppie aperte, le corti aperte, insomma.
Il motivo è presto detto: marketing. Una megaoperazione simpatia, sapientemente orchestrata dai gran ciambellani delle corti d’Europa (ma non solo). Obiettivo: rifare il maquillage alle case reali, piagate da scandali, vuoi di letto vuoi finanziari (uno per tutti: Juan Carlos, re di Spagna), che con i tempi che corrono sono sempre meno tollerati. Salvare la monarchia, insomma. Che certo porta in dote gioielli favolosi, ma non è più fiabesca come un tempo. Come ben sa la regina Elisabetta II, parsimoniosa al punto da riscaldarsi con la stufetta elettrica, che però non l’ha salvata dal finire sotto la lente del Public accounts committee, severissimo revisore dei conti pubblici britannici: ha avviato un’indagine sulle spese della Royal family, passandone in rassegna tutti i privilegi al fine di suggerire (leggi, imporre) alla corona nuovi tagli.
Via libera quindi alla ricerca, fra i borghesi, di nuovi testimonial, meglio ancora se campioncini dello sport, in grado di assicurare alla corona sanissimi e fotogenici marmocchi, per svecchiare quel vecchio arnese altrimenti destinato all’estinzione. «Perché il sangue è come il vino» scherza Carlo Rossella, che ogni giorno riporta sul Foglio i pettegolezzi dell’alta società: «Per essere migliore va tagliato. Come il Cabernet Sauvignon, che mescolato al Merlot crea il Bordeaux». Viva Kate, quindi, figlia di ex assistenti di volo diventati milionari con la vendita online di articoli per party, che giorni dopo il matrimonio veniva paparazzata al supermercato come una normale mogliettina. Per la serie: dalla carrozza al carrello della spesa. E viva Andrea Casiraghi e Tatiana Santo Domingo che come una qualsiasi coppia di neogenitori portano Sasha dal pediatra, e lei, la mamma, indossa scarpe da ginnastica e pantaloni della tuta.
È un’ex bancaria anche la nuova regina d’Olanda, 41enne moglie di re Guglielmo, figlio di Beatrice. Argentina, Maxima Zorreguieta ha conquistato i Paesi Bassi gettandosi per beneficenza nelle gelide acque del Mare del Nord. Gli olandesi le hanno perdonato perfino l’essere figlia di un ministro della giunta militare del dittatore Rafael Videla. Era già accaduto, e non molto lontano. In Norvegia, dove tanti anni fa re Harald minacciò di rinunciare al trono per sposare Sonja, figlia di un commerciante di tessuti, il popolo adora Mette-Marit, moglie dal passato burrascoso del principe ereditario Haakon: prima d’incontrarlo aveva avuto un figlio da uno spacciatore e si drogava pure. In Svezia, poi, dove sul trono accanto a re Carlo Gustavo siede un’ex hostess, Silvia, la principessa ereditaria Victoria ha sposato il suo personal trainer, e la sorella Maddalena, giusto un mese fa, il banchiere di Wall Street Christopher O’Neill (perché vuoi mettere un principe, che al massimo scala le scalinate di palazzo, con uno che scala società?). E borghesissima è anche Rania di Giordania, ex dipendente Apple, da più di vent’anni moglie di re Abdullah.
Certo, non sempre la strategia di vendita ha il successo sperato. In Spagna, dove il bell’erede al trono (Felipe) ha sposato la rampantissima telegiornalista Letizia Ortiz, l’ex giocatore di pallamano Inaki Urdangarin, marito dell’infanta Cristina, è a processo per corruzione e truffa ai danni dello stato ed è stato escluso da ogni cerimonia pubblica. E a Monte-Carlo, due anni fa, le lacrime tutt’altro che di gioia con cui è andata all’altare Charlène Wittstock, ex nuotatrice nata nello Zimbabwe da un imprenditore tessile, ricordavano lo sguardo di Masako Owada, «la principessa triste», che lasciò una brillante carriera diplomatica per sposare il principe ereditario del Giappone Naruhito, precipitando in depressione.
E un momento di crisi, poi superato, ha avuto anche Ortiz, fra spese pazze, anoressia e troppi interventi di chirurgia estetica. Perché sopravvivere a corte non è facile. In Cenerentola ’80, dimenticabile lascito di un’epoca con Bonnie Bianco e Pierre Cosso, lui è fichissimo in versione new James Dean, jeans, camicia bianca e broncio, ma quando appare sulla scalinata in abiti da principe, con velluti e piume, sembra un pagliaccio (e lei non a caso fugge).
Ma, al di là di qualche sfortunato esempio, l’unione tra principi e borghesi per le corone di ogni dove è un toccasana. Da Kate a Maxima, queste ragazze approdate a corte non per mera ascendenza sono amate e ammirate dai sudditi come e più del consorte aristocratico. E il cinema prende nota. Nel 2004, lo stesso anno in cui il principe ereditario di Danimarca, Federico, ha sposato la borghesissima australiana Mary Donaldson, Hollywood ha sfornato la saga a loro ispirata Un principe tutto mio: storia di una ragazza del Midwest che diventa principessa e rivoluziona la corte danese (nella finzione, come nella realtà, lei non sa inizialmente che lui è un principe).
Insomma, se Hollywood nei film di principesse s’ispira alla realtà, significa che sposare un principe oggi è un sogno possibile e vicino. E, in barba alle conquiste femministe, ancora molto accarezzato, visto che al cinquecentesimo passaggio alla tv, nei giorni scorsi, la trilogia di film su Sissi (1955-57) ha sbaragliato la concorrenza del prime time a colpi di share del 20 per cento.
L’offerta di teste coronate è ampia: da Harry d’Inghilterra a Venceslao del Liechtenstein, passando per Beatrice di York e la piccola, ma già paparazzatissima, Alexandra di Hannover, figlia di Carolina di Monaco ed Ernst. Insomma, «quella (o quel) gran c**o di Cenerentola» per dirla alla Pretty Woman, potreste essere voi.