Filippo Facci, Libero 24/7/2013, 24 luglio 2013
GIUSTIZIA, RIFORMA NECESSARIA MA IMPOSSIBILE
I casi Del Turco durano un giorno, ormai: scivolano subito in una noia mediatica che è generazionale. La verità è che l’emergenza giustizia e l’emergenza magistrati (ripetiamo: magistrati) non è mai stata così devastante: solo che a forza di ripeterlo ci siamo sfibrati, e l’accecante faro del caso Berlusconi ha finito per vanificare ogni battaglia. E’ inutile girarci attorno: in nessun paese civile esiste una magistratura così, una casta così, una sacralità e un’intangibilità così. Nel Pd e nel governo Letta non se ne può neppure parlare, oppure, ecco, è ammesso farlo purché a patto che i nodi della giustizia siano prospettati come indipendenti dai magistrati, come se fosse tutta una questione di assetti organizzativi, risorse, riallocazione, carta per le fotocopie: e invece i problemi sono anche e soprattutto loro, i togati, il loro potere incontrollato, la loro impunità, talvolta la loro sciatteria e non ultima - perché è dimostrata - la loro scarsa voglia di lavorare. «È venuto chiaramente alla luce», ha scritto l’avvocato Oreste Dominioni alla Camera Penale di Milano, «che le forze di maggioranza che sostengono l’attuale governo hanno raggiunto un patto politico per non toccare la magistratura. Il fatto è gravissimo, perché condanna la giustizia penale a non essere riformata, e per l’ennesima volta la giunta della Camera Penale di Milano subisce queste sopraffazioni senza opporre nessuna iniziativa».
Il problema è che il parlarne, persino tra gli avvocati, comporta l’immediata iscrizione a uno schema ricattatorio modello «cui prodest», qualcosa che in Italia è addirittura precedente alla discesa di Berlusconi in politica: occuparsi del caso Tortora, ricorderete, significava fare gli interessi della camorra; condannare l’abuso della carcerazione preventiva significava riabilitare Craxi; oggi sei un berlusconiano e stop. Sicché molti magistrati, oggi, non sono soltanto corresponsabili della propria invasività nella vita pubblica, ma sono anche indisposti ad ammettere un benché minimo ruolo nei malfunzionamenti che li coinvolgono: a difenderli, oltretutto, pensano i loro squallidi cani da guardia incatenati nei media, autentici aizzatori di disadattati che ogni santo giorno invocano una condanna purchéssia. Anche questa, nostra, non è una critica magari smaccata: è solo l’azzardo di un fogliaccio d’area berlusconiana. In tal caso potete raccontarvi che è tutto normale, che in Italia occorre cambiare e riformare praticamente tutto fuorché la giustizia, la quale - fatta salva una lagna d’ufficio sulla lunghezza dei processi, anzi sui «tempi della giustizia» - per il resto va bene così, è normale, funziona, soprattutto è giusta. Dunque è normale che tutti i quotidiani, a proposito del caso Del Turco, abbiamo sostenuto che «non c’è uno straccio di prova » e che viceversa il procuratore Nicola Trifuoggi abbia parlato di «valanga di prove schiaccianti ». È normale che in primo grado fiocchino sentenze incredibili (i 9 anni a Del Turco, i 7 anni a Fede e Mora, i 5 alla Minetti, i 7 a Berlusconi, ma poi ci sono i poveracci, i signori nessuno) nella consapevolezza che poi in Appello sarà tutto un altro mondo, sarà come ricominciare daccapo perché in Italia (non) funziona così. È normale che tutti ricorrano in Cassazione che pure dovrebbe esercitare un mero controllo di legittimità, una vidimazione notarile: nei fatti invece è un terzo grado di cui peraltro c’è assoluto bisogno, viste le follie che spesso vengono combinate nei primi due gradi. È normale che di ogni legge, spesso, non resti che l’interpretazione che i magistrati hanno deciso di darle: a costo di rovesciare le velleità originarie del legislatore. E se è normale ciò che succede ai Del Turco, a Berlusconi, alla Minetti, a questi qua, figurarsi quanto può essere normale ciò che succede tutti i giorni a un cittadino comune che finisca nelle maglie della giustizia. Così come sarà normale, normalissimo, che da almeno 25 anni - dal caso Tortora, diciamo - tutti i problemi della giustizia e dei magistrati siano perfettamente stagliati, sì, ma senza che uno solo abbia progredito di un millimetro.