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 2013  luglio 24 Mercoledì calendario

LA TUA POLTRONA TI AMMAZZERA’

Andare in palestra ogni giorno non è una scusa sufficiente per rimanere seduti per il resto del tempo. Le ore trascorse a poltrire sul divano, guardando la tv o leggendo un libro, non si possono infatti recuperare neanche con ore di esercizio fisico intenso. Questo semplicemente perché il nostro organismo non è programmato per rimanere inattivo. A dimostrarlo è una rassegna di studi pubblicata sulla rivista «New Scientist».
Un team guidato da Alpa Patel dell’American Cancer Society ha analizzato i dati di uno studio durato 14 anni su 124 mila persone di mezza età. Confrontando i tassi di mortalità di chi passava seduto più di sei ore al giorno rispetto a chi ne passava meno di tre, gli studiosi sono arrivati a risultati sorprendenti: il tempo in più passato sulla sedia era responsabile di una probabilità di morte maggiore del 37% per le donne e del 17% per gli uomini. In un altro studio l’Università del Queensland di Brisbane ha esaminato le abitudini nel guardare la tv di 88 mila australiani, calcolando che ogni ora in più di media trascorsa davanti al televisore taglia 22 minuti di vita ai soggetti sopra i 25 anni. In pratica, chi guarda la tv per sei ore al giorno può aspettarsi di morire in media cinque anni prima di chi non la guarda affatto.
Ci sono molti altri studi sull’argomento e in una loro revisione David Dunstan del Diabete Institute di Melbourne ha concluso che «ci sono prove sufficienti per considerare il tempo passato seduti come una variabile a sé stante nell’equazione della buona salute». Il messaggio è chiaro: stare seduti mette a rischio la salute indipendentemente da cosa si fa nel resto del tempo. Proprio come non si possono cancellare gli effetti di 20 sigarette al giorno, correndo 10 chilometri nel weekend, una serie di esercizi intensi non elimina i rischi dovuti alle ore passate davanti alla tv. Lo studio di Patel ha dimostrato che il rischio di morte prematura aumenta anche se si fa un’ora al giorno di esercizi, se si è cioè quelli che definisce «pigroni attivi».
Per determinare il vero tasso di inattività Michael Jensen della Mayo Clinic hanno dotato di accelerometri e inclinometri centinaia di soggetti: «La verità - spiega il ricercatore - è che su 14-15 ore di veglia dal 55 al 75% del tempo si è inattivi, mentre il vero e proprio esercizio al massimo ne occupa il 5%».
Molte professioni, sottolinea Dunstan, dal cameriere alla parrucchiera, fanno sì che si rimanga inattivi per molto meno tempo, ma sono mestieri che si stanno perdendo, sostituiti da quelli che prevedono di stare immobili davanti a un computer. Questo - sottolinea Audrey Bergougnan dell’Università di Denver - non è lo stile di vita a cui il corpo umano si è adattato. «Da un punto di vista evoluzionistico - sottolinea - il nostro corpo non è fatto per l’inattività. I nostri nonni non andavano in palestra, ma erano comunque molto più attivi». Il lavoro della ricercatrice si è focalizzato soprattutto sugli effetti dell’assenza di gravità sul corpo, ma le conclusioni sono valide per tutti. Un esperimento tipico consiste nel far stare a letto per giorni o mesi dei soggetti sani. «Si sviluppano caratteristiche metaboliche che osserviamo nelle persone obese o nei soggetti con diabete», spiega Bergougnan.
Questi studi rivelano che l’inattività produce una cascata di cambiamenti metabolici. I muscoli non solo si atrofizzano, ma si trasformano da fibre adatte alla resistenza, che possono bruciare i grassi velocemente, in fibre più predisposte agli sforzi immediati, che hanno bisogno di più glucosio. Inoltre i muscoli inattivi perdono i mitocondri, le centrali energetiche, che a loro volta bruciano i grassi. Con le fibre muscolari che hanno bisogno di carboidrati i grassi non utilizzati si accumulano. «Il sangue diventa grasso - spiega la ricercatrice - e i lipidi si accumulano anche nel fegato e nel colon oltre che nei muscoli, tutti punti dove non dovrebbero essere». Altri cambiamenti riguardano la resistenza all’insulina, una condizione simile al diabete, in cui gli zuccheri nel sangue si accumulano anche se c’è una produzione di insulina che dovrebbe «sequestrarli». Il tutto avviene velocemente, con la resistenza all’insulina che si manifesta in appena tre giorni.
Non a caso in uno studio l’Istituto Superiore di Sanità ha stimato che l’inattività fisica sia la causa del 9% delle malattie cardiovascolari, dell’11% dei casi di diabete di tipo 2, del 16% del cancro al seno, del 16% del cancro del colon, del 15% dei casi di morte prematura. Ma questo non significa che occorrono i doppi turni in palestra: basterebbero anche solo cinque minuti di passeggiata intorno a una stanza ogni ora per bruciare fino a 16 calorie.