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 2013  luglio 24 Mercoledì calendario

SULLE ARMI UNA BATTAGLIA DA 14 MILIARDI ALL’ANNO


Le forze armate italiane hanno speso nel 2012 14,3 miliardi di euro in armi ed equipaggiamenti, in gran parte gravando sul bilancio del ministero della Difesa. All’inizio del 2013 dal punto di vista contabile lo Stato italiano aveva circa 47,2 miliardi di euro di patrimonio militare a quelle due voci generiche. Il dato è desumibile dal conto patrimoniale di tutti i ministeri allegato ai dati consuntivi dello Stato italiano nel 2012 e approvato su proposta del titolare dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, dal consiglio dei ministri a fine giugno.
La voce più alta della spesa militare dell’anno scorso è stata quella in mezzi navali da guerra, ammontata a 3,025 miliardi di euro. Di poco inferiore quella per equipaggiamenti militari (3,022 miliardi), seguita dalle armi pesanti (2,7 miliardi), da quella per mezzi terrestri da guerra (2,53 miliardi di euro) e da quella per velivoli militari, in qualche caso impiegati per uso civile (2,38 miliardi di euro). A fronte degli investimenti effettuati non solo dal ministero della Difesa (lo hanno fatto anche ministero Economia, Interno, Giustizia e Infrastrutture), naturalmente molti mezzi militari ed equipaggiamenti sono stati dismessi. Qualche volta venduti, altre volte semplicemente rottamati in qualche caso ceduti gratuitamente a paesi terzi.
Per il conto del patrimonio la loro uscita dal bilancio non fa molta differenza, e quindi nelle tabelle sono semplicemente registrati i valori che vengono a mancare. La somma comunque è rilevante, perchè il costo di puro funzionamento del ministero della Difesa è di poco più alto di quella spesa in conto capitale: nel budget 2013 ammontava a 19,2 miliardi di euro, in gran parte rappresentato dal costo del personale (14,7 miliardi di euro).
Poche le altre voci rilevanti: i costi annuali di gestione della Difesa ammontano infatti a 2,76 miliardi di euro l’anno (1,6 miliardi in acquisto di beni di consumo e poco più di un miliardo di euro per l’acquisto di servizi e utilizzo di beni di terzi).
A molti cifre di questo tipo sembreranno rilevanti, tanto più tenendo presenti le difficoltà di finanza pubblica dell’intero Paese. Non lo sembrano mai ai ministri della Difesa in carica. Non ha fatto quindi eccezione ieri l’attuale titolare, Mario Mauro, che ha fornito un quadro quasi drammatico delle dotazioni delle Forze armate davanti al Parlamento. Secondo il nuovo ministro «se non sarà attuato quanto previsto dalla legge delega approvata la scorsa legislatura si rischia il completo default funzionale delle forze armate nel giro di pochi anni, oltre il venir meno della capacità di partecipare nei fatti alla politica di difesa europea». Mauro era stato sentito nel corso di un’audizione davanti alla commissione difesa della Camera, e ha così continuato: «Il continuo depauperamento delle risorse destinate alla difesa rende ogni giorno più arduo perseguire quegli obiettivi che invece abbiamo accettato di conseguire insieme agli altri paesi europei ».
Il ministro della Difesa non ha utilizzato le cifre di Saccomanni per dirlo,ma ha fatto riferimento a un rapporto internazionale che metteva a confronto la spesa militare di alcuni Paesi. I dati erano quelli del Sipri di Stoccolma, secondo cui la spesa militare italiana è diminuita del 5,2% fra il 2011 e il 2012, taglio poi passato al 19% fra il 2003 e il 2012. «Questa compressione delle risorse - ha concluso Mauro - ha prodotto un forte squilibrio anche il termini di articolazione interna della spesa. Oggi il 70% del totale è dedicato al personale mentre l’operatività dello strumento militare e gli investimenti si dividono il restante 30%». Come si vede i dati di Saccomanni differiscono parecchio da queste proporzioni. In ogni caso il tema sarà uno dei tanti a incendiare presto il dibattito parlamentare.